venerdì 29 febbraio 2008

Il Mystico Giudizio no. 7


Un caro saluto a tutti gli amici del Blog. Sono felice di annunciarvi che dopo qualche settimana d’attesa ritorna la nostra amata rubrica di critica cinematografica “Il Mystico Giudizio”. Il nostro MysteXX ci parlerà quest'oggi di “Hot Rod”, una divertente pellicola americana in bilico tra azione e commedia. Prima di lasciarvi nelle esperte mani del nostro critico di fiducia, mi permetto di rivelarvi una piccola curiosità: il titolo di questo film nasconde un simpatico gioco di parole. Infatti, “Hot Rod” non si riferisce unicamente al caldo temperamento del protagonista (Rod Kimble), questo termine negli USA indica la tecnica con cui degli esperti meccanici riuscivano a modificare delle vecchie automobili per trasformarle in potenti bolidi.

Detto questo, non mi rimane altro da fare se non presentarvi la settima edizione de “Il Mystico Giudizio”!


Hot Rod
by MysteXX

Finalmente un film demenziale a cui affezionarsi! Non solo risate, in questa pellicola di Akiva Schaffer, ma anche azione e sentimenti!

L’effetto sul pubblico (o almeno su di me…) è un po’ quello che suscitano le macchiette interpretate da attori come Sacha Baron Cohen o Jack Black: inizialmente si fanno prendere in giro con la loro irrompente demenzialità, ma poi nel corso del film, pur continuando a fare ridere, riescono a conquistare la nostra simpatia e a volte persino il nostro affetto.

E’ successo con il protagonista di “Hot Rod”, Rod Kimble, un ragazzotto di provincia che sogna di essere uno stuntman. O meglio: crede di essere uno stuntman ma è troppo naif per rendersi conto che farebbe bene a cambiare occupazione: ogni volta che si esibisce in qualche acrobazia riesce solo a farsi male e collezionare delle gran figuracce. Prova a fare dei salti in motorino (non in moto, cosa pensate?) e si schianta regolarmente dopo il primo metro di volo, contro il primo ostacolo! Si lancia a tutta birra lungo una ripida discesa ma appena inizia a prendere velocità si spaventa e vorrebbe non essere mai partito! Piagnucola, si offende quando lo invitano a riflettere, non riesce a gestire le emozioni… ma mai a poi mai che gli venga in mente di rinunciare a questo mondo di acrobazie che palesemente non gli appartiene!

Eppure quelle di Rod non sono brutte figure agli occhi dei suoi fedeli amici: un gruppo di strampalati outsider che credono ciecamente nelle sue qualità e che interpretano ogni suo fallimento come un colpo di sfortuna e non come la conseguenza logica dell’incapacità di Rod. Credono, semplicemente che, per il loro amico, non sia ancora arrivato il momento giusto per sfondare! E avanti allora!

A un certo punto della storia Rod e la sua banda, sulle note alquanto grottesche dell’heavy metal patinato e sdolcinato degli Europe, decidono di imbastire un grande show acrobatico. L’entusiasmo è alle stelle. La missione è proibitiva, praticamente un suicidio. Ma la causa è buona: raccogliere i fondi necessari per un’operazione al cuore che salverebbe la vita del patrigno di Rod.

Il personaggio di Rod Kimble è interpretato da Andy Samberg, una stella sottratta da Hollywood al firmamento televisivo del “Saturday Night Live”, come già era successo per Billy Crystal, Robert Downey Jr., Ben Stiller, Eddie Murphy, i Blues Brothers (John Belushi e Dan Aykroyd) e molti altri grandi comici… Sicuramente rivedremo Andy Samberg al cinema, visto il successo riscontrato da questa brillante commedia. Personalmente mi auguro di rivederlo ancora nei panni di Rod Kimble: un personaggio ben sviluppato, divertente e a suo modo amabile, che merita di continuare a vivere sul grande schermo!

Il Mystico Giudizio: lasciatevi incuriosire dal grande show acrobatico che Rod mette in piedi per salvare il suo patrigno, divertitevi e provate a indovinare: ce la farà o non ce la farà a compiere il lungo salto con la sua due-ruote?

MysteXX


Spero che abbiate apprezzato anche questa edizione de “Il Mystico Giudizio”. Come sempre vi do appuntamento a domani per un nuovo post.

Con affetto, GuruKonK.



Nell’immagine una locandina di “Hot Rod”.

giovedì 28 febbraio 2008

Il futuro della Russia


Oggi parleremo di una nazione che, grazie al mercato delle materie prime, sta tornando allo status che le competeva prima del crollo del muro di Berlino: quello di superpotenza mondiale. Ovviamente sto parlando della Russia, che tra pochi giorni sarà chiamata a scegliere il successore di Vladimir Putin, il quale non ha facoltà di candidarsi nuovamente. La scelta del Cremlino di presentare un liberal democratico, Dmitri Medvedev, alle elezioni presidenziali russe del 2 marzo, non preoccupa i cosiddetti “siloviki”, gli uomini forti dell’entourage di Vladimir Putin, che si stanno sistemando da mesi nelle ultime poltrone disponibili, a volte non disdegnando il ricorso a conflitti interni tanto duri quanto silenti.

I dizionari enciclopedici on-line che ho consultato definiscono il “silovik” come “un politico russo proveniente dagli ex servizi segreti (o dai ranghi militari) salito al potere all’epoca di Boris Eltsin o di Vladimir Putin”. Ma nella parola, che evoca il vocabolo russo “sila”, “forza”, c’è molto di più: in generale, la stampa russa tende a etichettare la categoria come “falchi”, contrapposti alle rare “colombe” liberal democratiche ed ai cosiddetti “tecnocrati”.

Per la maggior parte, i “siloviki” provengono dalle file dell’ex KGB, rampa di lancio per la fulminante carriera di Putin. Molti osservatori, soprattutto in occidente, si interrogano se sia il presidente l’incarnazione del potere, o se non sia piuttosto il portavoce di una nuova classe dirigente dominata dagli ex 007. L’analista Olga Krishtanovskaia, responsabile del Centro studi sulle élite dell’Accademia delle scienze russa, sostiene che “il 77,3% dell’entourage presidenziale è formato da ex esponenti dei servizi segreti o militari”.

Il “silovik” è un sostenitore della Grande Russia (intesa sia come superpotenza che come pilastro della politica internazionale) ma non è un ultranazionalista o uno xenofobo nel rincorrere questo obiettivo, piuttosto lo definirei un pragmatico. Considera che il paese abbia tutto il potenziale per un ruolo da “peso massimo” e crede in una gestione puramente statale di quelle che considera risorse strategiche. Tra queste bisogna includere: il petrolio, il gas, i giornali, le radio, le TV, le industrie d’alta tecnologia e i principali portali d’accesso ad internet. Come è apparso chiaro negli ultimi anni il Cremlino non esita certo ad utilizzare questi mezzi strategici come leve politiche per ottenere vantaggi rilevanti nelle controversie con i vicini. A questo proposito ricordo la minaccia di triplicare il prezzo del gas fornito all’Ucraina se quest’ultima avesse lasciato l’orbita di Mosca per avvicinarsi all’UE.

In Rete ho trovato vari documenti interessanti legati a questo argomento. In particolare uno scritto ha attirato la mia attenzione per la sua semplicità di linguaggio e per l’interessante analisi della situazione politica e economica della Russia. L’autore si fa chiamare MarcDoe, e mi permetto di pubblicare il suo lavoro.


La Russia del dopo Putin
di MarcDoe

Con la gestione di Putin erano stati in molti a parlare di un “Back in the USSR” individuando, nelle svolte illiberali di un Cremlino blindato, una Russia che andava sempre più staccandosi dalle democrazie europee scegliendo modelli di stampo cinese. Ma ora, con l'arrivo di Medvedev, molte analisi vengono riviste.

Si cerca di prevedere l'attività della nuova presidenza tenendo conto delle caratteristiche del nuovo inquilino che dovrà barcamenarsi tra genuini consensi ed autoritarie forzature. Si sostiene, in ambienti della dirigenza economica dell'intero paese, che sono necessari un processo di controllo dei mercati e un intervento stabilizzatore della spesa pubblica. Tutto questo perché dietro una certa anarchia del mercato si profila l'ombra di conflitti che non possono essere ignorati.

E così l'attenzione della “business community” internazionale torna a concentrarsi sul Medvedev conosciuto nel febbraio del 2007 al vertice di Davos. In quella occasione il giovane presidente del colosso energetico “Gazprom” visse un suo periodo di grazia. Fu accolto con un sincero benvenuto grazie alle dichiarazioni a favore dell'economia di mercato e degli investimenti stranieri in Russia.

Il mondo del capitalismo individuò in lui non soltanto garanzie di autorevolezza, ma anche di qualità. E furono in molti, allora, a gettare uno sguardo di benevolenza sul futuro della Russia vedendo nell'esponente venuto da Mosca un economista di tendenze relativamente moderniste, un moderato con forti venature pro-occidentali.

E fu proprio Medvedev a ricordare ai capitalisti (che lo ascoltavano attoniti) che il “capitalismo di stato” non era una scelta strategica della nuova Russia. In particolare egli disse che “pratiche del genere hanno caratterizzato la storia dell'economia nazionale. Ma ora l'obiettivo consiste nel ridurre il ruolo dello stato nell'economia, appena i settori più statalizzati dimostreranno di potersi reggere sulle loro gambe. Allora creeremo le condizioni necessarie per consentirgli di lavorare solo sulla base delle regole di mercato”.

In quella seduta nella cittadina svizzera tra i potenti della terra, Medvedev rivelò anche un aspetto poco studiato della economia post-sovietica e cioè che si andava registrando sempre più un benessere senza sviluppo. Una strada pericolosa - disse allora - con una economia dipendente dall'export di materie prime e quindi dai prezzi del mercato del petrolio e del gas.

Ma le carte con l'andare del tempo e con l'arrivo di nuove situazioni economiche si sono rapidamente rimescolate. E pur se dare un senso a queste accozzaglie di eventi nebulosi è quasi impossibile, bisogna pur tentare una serie di prime analisi e previsioni. Si scopre, ad esempio, che Dmitri Medvedev (preoccupato del dominio delle multinazionali) sta cercando di apportare una serie di correzioni ai piani economici della Russia di questi anni avviando una sorta di “sistema armonico” tra mercato libero e mercato statale. Ed è per questo che le aree di sviluppo previste si focalizzano su istituzioni, infrastrutture, innovazioni e investimenti.

In questo contesto di revisione generale si staglia subito il gigante “Gazprom”, sistema-piovra che domina la vita della Russia, dettando le sue leggi in tutti i settori della vita locale. Qui si è in presenza della più grande compagnia russa che raggiunge vette da 40 miliardi di dollari quanto a cifra d’affari. Nei suoi sistemi produttivi e distributivi passa il 93% della produzione russa di gas naturale, mentre le riserve ammontano a quasi 30’000 km³. “Gazprom” controlla così il 16% delle riserve mondiali di gas.

La società, dopo l'acquisizione della compagnia petrolifera “Sibneft”, si pone subito dopo l'Arabia Saudita, con 263 miliardi di barili, come il maggior possessore mondiale di petrolio e petrolio equivalente in gas naturale. Ma “Gazprom” non è solo un colosso energetico. Poiché oltre alle sue riserve di gas ed alla rete di condutture più lunga al mondo (con i suoi 150.000 km.) controlla anche società bancarie, di assicurazioni, vari mass media e aziende di costruzioni e agricole.

Alla guida di questa piovra ci sono stati personaggi come Cernomyrdin, Vyakhirev, Medvedev ed ora Aleksei Borisovic Miller, un economista che a San Pietroburgo (ai tempi dell'attività di Putin) si occupava del business turistico. Poi, dopo aver occupato posti di direzione in varie istituzioni, è stato nominato vice ministro dell'energia e nel 2001 è divenuto presidente di “Gazprom”.

Oggi nel piano generale di Dmitri Medvedev entrano anche altre “piovre minori” che dovrebbero contribuire ad affermare la linea di una nuova supremazia dei settori di controllo statale. In questo campo si evidenzia l'ente chiamato “Rostechnology”. Si tratta di un grande complesso produttivo diretto da un personaggio che si staglia nell'orizzonte della vita economica della nuova Russia. E' Sergej Viktorovic Chemezov, che operò a Dresda come esperto in alcuni settori strategici dell'import-export russo proprio nel periodo in cui Putin svolgeva, nella città tedesca, la sua attività di agente del KGB (ma guarda la casualità, n.d.k.).

Chemezov, in particolare, segue ora quattro colossi come la “Rosoboronoexport” che è l'agenzia per il commercio degli armamenti; la società automobilistica “Avtovaz”; il colosso dell'industria del titanio “Avisma” e la “Rosspetstal” che riunisce il settore delle acciaierie.

Altro manager di spicco dell'era Medvedev dovrebbe essere Sergej Vladilenovic Kirienko. Un nome già noto: occupò per un breve periodo di tempo il posto di primo ministro. Ora è alla testa del “Rosatom”, il complesso produttivo di riferimento delle industrie del settore dell'energia nucleare.

Ruolo di rilievo anche quello riservato a Leonid Borisovic Melamed, un economista che si è impegnato nei settori energetici e che oggi si trova a dirigere un complesso di istituti di ricerca sulle nano-tecnologie. L'industria cantieristica del futuro è poi affidata a Yurij Fedorovic Yarov un ingegnere chimico che, nel passato, fu strettamente collegato alla cordata di Boris Eltsin.

E' con queste forze e con questi quadri che Medvedev si affaccia ora sulla scena del paese.

MarcDoe

Spero che l’analisi di MarcDoe vi sia stata utile per comprendere la direzione che il gigante russo sta per intraprendere. E’ più che evidente che le influenza di Mosca sui Paesi occidentali è destinata a crescere a medio termine, per questa ragione ritengo sia utile ampliare le nostre conoscenze su questa nazione in costante mutamento.

Dallo scritto di MarcDoe appare palese come la Russia sia oramai nelle mani di un’oligarchia ben organizzata, che affonda le proprie radici nell’ex KGB ed allnga delle forti ramificazione nel cuore dell’economia di stato.

Vi ringrazio molto per l’attenzione che avete riservato a questo tema. Da parte mia non mi resta che darvi appuntamento a domani per un nuovo post.

Con affetto, GuruKonK.



Nell’immagine una caricatura di Vladimir Putin

mercoledì 27 febbraio 2008

Cosa bolle in Rete? Ed. 8/08


Fotografo cerca modelli e modelle di età compresa tra i 18 e i 28 anni. Indispensabili fotogenia e personalità. Inviare una foto formato tessera, un lavoro recente oppure anche solo una buona foto che mostri il viso”, questo è uno street casting. Non è richiesta alcuna esperienza e in annunci del genere in Rete non è poi così raro. Perché in questi ultimi tempi produttori televisivi, pubblicitari, fotografi, stilisti tendono a “reclutare” dal Web nuovi volti come comparse in qualche produzione cinematografica o televisiva, come modelli e indossatrici oppure come personaggi pubblicitari. E con grande successo, a quanto pare. Potere dello street casting, ossia la ricerca in Rete di nuovi volti da lanciare in qualche campagna pubblicitaria, in qualche show televisivo, su qualche passerella o defilè di moda direttamente tra gli internauti, ossia tra la gente comune. Del resto lo street casting è un casting un po' speciale: non è la tradizionale “operazione di preproduzione finalizzata alla scelta degli attori o dei figuranti da utilizzare in un video”, bensì è una ricerca che avviene tra la gente della strada, tra i “non professionisti”.

Tutto ciò per la gioia di tanti aspiranti attori, modelle, indossatrici. Infatti, un tempo, questo delicato lavoro di reclutamento e di cernita di persone da far diventare “personaggi” era affidato solo ad agenzie specializzate: andavano a cercare tra gente con un certo minimo curriculum alle spalle e con determinate credenziali professionali. Adesso, come detto, le cose sono cambiate e il tutto si svolge in Rete: chi si sente adatto, portato e sufficientemente quotato per il ruolo che viene richiesto, non deve far altro che proporre la propria candidatura online e presentarsi.

Non si ha certo la sicurezza di venire scelti. Tuttavia, chi avesse qualche velleità artistica può comunque facilmente tentare. Sono tante le persone che, per esempio, si sono autocandidate come testimonial delle collezioni primavera-estate 2008 di Costume National.

I link della settimana: street casting

La mente a Hollywood
L'industria cinematografica di Hollywood è sicuramente la destinazione può agognata da chi ha qualche velleità artistica, magari non di primo piano, anche solo come comparsa. Ecco quindi l'indirizzo per chi sogna di ritagliarsi una “particina” come figurante oppure ha qualche proposta da fare in qualità di produttore.
Casting Network (Los Angeles)

Pubblico televisivo
La voglia di apparire e di uscire dalla quotidianità è così impellente che spesso la gente comune si accontenta anche di partecipare ai casting per fare da pubblico nelle trasmissioni televisive. Basta iscriversi a questa newsletter e controllare i programmi televisivi che richiedono la partecipazione di pubblico dal vivo.
Home Page di Pubblico TV (in italiano)

Casting internazionali
Sito che raccoglie le proposte di tanti diversi casting, anche a livello internazionale, per spot pubblicitari, programmi televisivi, reality, teatro, balletto, cortometraggi e comparse. In più, in tempo reale, la situazione dei casting ancora in corso, provini e audizioni. Servizio a pagamento attraverso cui si viene comunque informati quotidianamente circa le varie opportunità. Quando si arriva sulla Home Page una voce (per dire il vero un po' metallica) informa il visitatore sulle varie possibilità offerte dal sito.
Casting News Professional (sito in italiano)


A domani per un nuovo post.

Un abbraccio, GuruKonK.



Grazie a S.Finozzi per la preziosa ispirazione.

martedì 26 febbraio 2008

L'occhio sul male (no. 1)


Un caro saluto a tutti gli amici del Blog. Da qualche giorno stavo riflettendo su una nuova rubrica da introdurre su queste pagine, anche perché i “Delitti esemplari” stanno per concludersi. Vi devo confessare che tra i miei interessi ce n’è uno un po’ fuori dal comune: i serial killer. Da oramai diversi anni seguo l’evolversi delle discipline che studiano e catalogano gli assassini seriali. Lo so che tutto questo vi può sembrare perlomeno macabro come interesse, ma vi posso assicurare che non sono assolutamente attratto dal lato “sanguinoso” di questo tema. Piuttosto sono interessato alle modalità psicologiche e psichiatriche che spingono un essere umano a superare ogni limite, diventando un vero e proprio “mostro”. Ho cercato di rendere la documentazione raccolta la meno cruda possibile, tuttavia non escludo che alcune persone possano comunque venire impressionate da questo argomento. Ad ogni modo vi garantisco di aver cancellato ogni inutile riferimento o racconto della sanguinosa attività dei serial killer.

Come si riconosce un assassino seriale ed in cosa si differenzia dall'omicida comune? L'F.B.I. lo definisce come “qualcuno che ha ucciso in almeno tre occasioni, in tre luoghi diversi, e che tra un delitto e l’altro ha un periodo di raffreddamento emotivo, quello che possiamo chiamare un periodo di pausa” (dossier Ressler, 1970).

La definizione è molto ampia e presenta una lunga serie di distinzioni e di specificazioni. Steven Egger (1990) aggiunge una nota molto importante “Il movente non è materiale o monetario ma si crede che sia la soddisfazione dei desideri dell'assassino di avere il controllo totale sulle sue vittime”.

Entriamo nello specifico. La distinzione più autorevole dalla quale iniziare è senz'altro quella di Vincenzo Mastronardi e George B. Palermo, due psicologi e criminologi statunitensi, i quali scindono il fenomeno fra serial, mass e spree murder.

Il serial killer è colui che uccide in almeno tre occasioni con un periodo di “cooling off”, di “raffreddamento” emotivo nel mezzo. E' sottolineata l'importanza del periodo intermedio, il fatto che ogni evento omicida sia vissuto come distinto e separato dal punto di vista emotivo. Inoltre i delitti finiscono per avere una ciclicità temporale.

Lo spree killer (assassino compulsivo) commette omicidio di due o più persone in un lasso di tempo molto breve, in luoghi differenti seppur contigui, in modo che gli omicidi conferiscano in un unico evento, come se fosse stato colto da un raptus omicida.

Il mass murderer (assassino di massa) uccide quattro o più persone all'interno dello stesso luogo e dello stesso episodio criminoso.

A livello macroscopico, si può affermare che, dal punto di vista dell'assassino, un “serial killer” pensa di farcela a non essere mai catturato e molto spesso prende tutte le precauzioni per farla franca, mentre un “mass murderer” non crede neppure di uscire vivo dall'episodio. Infine uno “spree killer” vede così poco lontano dal proprio naso da non averci probabilmente neanche pensato.

Semplificando molto, l'assassino di massa è il tipico “esaltato” che entra in una scuola ed apre il fuoco su chiunque gli capiti davanti; oppure è l'impiegato che fa strage nel suo posto di lavoro. Molto spesso c'è un “messaggio” che questo assassino deve inoltrare alla società e per farlo è disposto a sacrificarsi.

Frequentemente un “mass murder” si considera come qualcuno che in ogni caso non ha nulla da perdere. C'è stato un episodio perfettamente rappresentativo di questa categoria: in Svizzera, più unico che raro per questo Paese, un ex-impiegato del Comune ha fatto strage di parlamentari con il suo fucile di ordinanza, eredità del servizio militare.

Gli “spree killers” storici e più esemplari a noi tutti conosciuti sono Bonnie e Clyde, una coppia omicida, come anche lo sono stati Charles Starkweather e Caril Fugate, lanciati in una follia assassina in viaggio attraverso l'America. Sono il tipo che meno si preoccupa del futuro e che forse non si pone neppure il problema.

Sempre Mastronardi e Palermo (in un loro rapporto del 1995) dividono i serial killers, la categoria più diffusa e preoccupante, in altre cinque tipologie:

a) Il tipo visionario comprende quei serial killer che eseguono i loro omicidi in conseguenza di ordini ricevuti da voci allucinate o in funzione di particolari visioni avute. Si tratta di vere e proprie allucinazioni di comando e la voce udita è generalmente di origine mistica: Satana, Dio, un padre morto ed onnipotente, una figura religiosa.

Un “demone” impone loro di uccidere, di distruggere; la loro azione sterminatrice corrisponde ad una missione perentoria, eseguita con fedeltà e convinzione. La maggior parte di questi assassini è affetta da schizofrenia di tipo paranoide oppure da disturbi allucinatori (sempre legati alla paranoia). Nel primo caso l'omicidio è sempre condotto in modo bizzarro e disordinato, mentre nel secondo caso può essere molto ben pianificato.

b) Il tipo missionario, come dice la parola stessa, deve compiere una missione, che generalmente consiste nella ferma convinzione di dover ripulire il mondo da persone considerate sporche e indesiderabili, come prostitute, vagabondi, tossicodipendenti o spacciatori di droga.

Questo serial killer, pur non soffrendo di una psicosi, è spesso condizionato da personali convinzioni, sostenute da alcune false percezioni di tipo paranoide. Infatti, non prova nessun rimorso poiché agisce “per il supremo benessere della società”.

Un esempio emblematico è quello di Pedro Alfonso Lopez, venditore ambulante colombiano accusato di 310 omicidi. 100 bambine seviziate e strangolate in colombia, altrettante in Perù, 110 in Ecuador dove, colto sul fatto, fu arrestato. Lo strangolatore delle Ande (come veniva chiamato Lopez) si definiva un liberatore. “Le ho soppresse per liberarle dalle sofferenze che subivano nella vita terrena” ha riferito, calmo, durante una dettagliata confessione.

c) Il tipo edonista si distingue per il piacere che prova nell'uccidere. E' l'atto omicida che di per sé gli fornisce una sensazione del tutto simile a quella forma di orgasmo emotivo provato dal cosiddetto “forte giocatore”, quando scommette grandi somme e aspetta i risultati. Può essere considerato una variante del “risk taking”, classico delle persone che hanno bisogno di rischio e di forti emozioni, che ritroviamo non solo nei malati del gioco delle carte o dei casinò ma anche in chi pratica la famosa roulette russa.

d) Power Control. In questo caso lo scopo principale è quello di esercitare il totale controllo su un'altra persona, fino al potere definitivo di deciderne il destino. In questi casi lo stupro, la sodomia e la distruzione degli attributi sessuali hanno una motivazione erotica soltanto superficiale (il sesso è solo uno strumento, un veicolo) mentre in realtà rappresentano il desiderio più profondo di esercitare il proprio potere ed il totale controllo psicofisico sulla vittima.

In questo caso, Jeffrey Dahmer (il tristemente famoso “cannibale di Milwaukee”) è un esempio tipico. Dahmer adescava giovani omosessuali e li portava nella sua abitazione, dove li teneva in uno stato di incoscienza per un periodo di tempo nel quale li torturava e seviziava, per poi inevitabilmente ucciderli. Per ottenere un controllo totale sulle sue vittime era andato così in là da tentare assurdi esperimenti: attraverso fori nel cranio tentava di creare degli “zombie”, degli schiavi sessuali ai suoi comandi.

e) Il tipo lussurioso o “lust killer” ha per obiettivo quello di ottenere una soddisfazione di natura sessuale dalle vittime. Diverso dallo stupratore e dal tipo “Power Control”, questo omicida è completamente assorbito dal suo egoismo e considera le persone solo come dei mezzi, come degli strumenti attraverso i quali raggiungere la soddisfazione. Non è l'atto sessuale in sé che adempie la motivazione del killer, anzi, spesso il medesimo passa assolutamente in secondo piano rispetto alle ritualità che il criminale esprime in presenza della vittima. E' guidato da fantasie dove sesso e morte sono insieme i protagonisti assoluti. La sua compulsione è realizzare queste fantasie.

Come dice John Douglas, figura chiave dell'FBI nella lotta agli assassini seriali, le parole chiave sono: manipolazione, dominio, controllo. E' questo il tipo di serial killer più difficile da assicurare alla giustizia, nonostante sia il tipo che è stato più studiato, attraverso interviste, attraverso l'esperienza di coloro che hanno indagato e che si sono messi, sempre come è solito definire Douglas, “nei panni dell'assassino”.

A tutto ciò credo sia necessario aggiungere un'informazione conclusiva. Molti studi hanno rivelato che parecchi serial killer, nella loro fanciullezza, avevano mostrato uno o più segnali di avvertimento, che gli esperti chiamano “La Triade di McDonald”. Questi sono:

a) Piromania: in molti casi l’appiccare fuoco alle proprietà altrui (senza motivo apparente), ha rappresentato un campanello d’allarme nell’infanzia di vari serial killer

b) Zoosadismo: un buon numero di assasini seriali durante la fanciullezza ha commesso varie crudeltà verso gli animali. La maggior parte di loro si accaniva su animali di piccole dimensioni, tuttavia ci sono stati casi ben più eclatanti. In particolare alcuni futuri “lust killer” uccidevano delle pecore mentre compivano atti sessuali su di loro.

c) Bagnare il letto: può sembrare una cosa banale, però molti serial killer hanno bagnato il letto fino alla tarda adolescenza. Questo ha creato un senso di inadeguatezza che, unito a altri fattori, ha contribuito alla nascita di un omicida seriale.

Come avrete capito quella di oggi è solo una piccola (ma necessaria) introduzione per accedere al mondo deviato dei “serial killer”. Nelle prossime edizioni ho intenzione di entrare nello specifico e raccontare la vita e la storia personale di singoli assassini seriali. La mia intenzione è riuscire ad entrare, anche solo per un momento, nella psiche di questi efferati criminali, in modo comprendere quali siano i meccanismi mentali che trasformano un “normale essere umano” in una spietata macchina per uccidere.

In questo momento non sono ancora in grado di stabilire dove potrà portarci questo viaggio tra le forme del male più puro, tuttavia sono certo che grazie a questa rubrica potremo capire qualcosa di più sulla natura umana e, di riflesso, anche su noi stessi.

Vi ringrazio di cuore per l’attenzione che avete dedicato a questa nuova rubrica. Naturalmente vi do appuntamento a domani per un nuovo post della serie “Cosa bolle in Rete?”.

Un abbraccio, GuruKonK.

lunedì 25 febbraio 2008

Lavori in corso...

Un caro saluto a tutti. Vi chiedo scusa, ma oggi non ho la possibilità di pubblicare il solito post giornaliero al quale siete abituati. Da oramai qualche tempo sto raccogliendo materiale per una nuova rubrica che vi presenterò domani. Spero che mi perdonerete per la mancanza di oggi, come spero che domani potrete apprezzare la nuova rubrica alla quale sto lavorando.

Colgo l'occasione per ringraziarvi di cuore per lo straordinario affetto che mi avete dimostrato in questi mesi.

A domani, un grande abbraccio.

GuruKonK

domenica 24 febbraio 2008

Monnezza Day


Come molti di voi sapranno, ieri a Napoli si è tenuto il “Monnezza Day”. L’evento è stato organizzato in grande stile dal “Meetup” napoletano di Beppe Grillo, da numerose associazioni ambientaliste e da gruppi di cittadini esasperati dalla situazione rifiuti che da 15 anni sta tormentando Napoli e provincia. Sul palco si sono susseguiti personaggi come Beppe Grillo, Franca Rame, Edoardo Bennato, padre Alex Zanotelli e molti altri. Naturalmente la parte del leone l’ha fatta il comico genovese che, grazie alla simpatia e ad una consolidata arte oratoria, ha lasciato il palco in un tripudio generale.

Un piccolo blog come questo non è in grado di raccontarvi tutti i dettagli di questa, peraltro lodevole, manifestazione popolare. A questo proposito vi consiglio di visitare dei siti di condivisione video (come YouTube o Google Video) in modo da potervi rivedere l’intera protesta che, grazie agli artisti intervenuti, si è presto trasformata in un grande spettacolo popolare.

Da parte mia mi permetto di pubblicare una parte significativa del discorso tenuto da Beppe Grillo sul palco di Napoli. Spero sinceramente che saprete apprezzare l’importante messaggio di riscatto civile e sociale che Grillo riesce a trasmettere e a valorizzare nel mezzo delle sue tipiche provocazioni satiriche.


L’Italia si scusa con Napoli (23 febbraio 2008)
di Beppe Grillo

Scusa. Sono qui per chiedervi scusa a nome di tutti gli italiani.

Nel 1861 siete stati annessi dai piemontesi con una guerra di occupazione, quando Napoli era una delle più belle capitali d’Europa. Con Vittorio Emanuele II è diventata la capitale dell’emigrazione. I Savoia si sono portati via la cassa del Regno e vi hanno mandato il generale Cialdini. Decine di migliaia di campani sono stati massacrati. Prima dei piemontesi erano sudditi del Regno delle Due Sicilie. La mattina dopo erano briganti. La tecnica è sempre la stessa: prima ti infangano, poi ti ammazzano o ti manganellano. Napoli è la capitale mondiale della spazzatura. Sporca, schifosa. E’ su Newsweek, su TimeMagazine, su Le Monde. Siete dei benefattori. Smaltite i rifiuti tossici da tutto il mondo, e soprattutto, dalle imprese del Nord Italia. Avvelenare la Campania gli costa meno che smaltire le scorie nocive. Chi ci guadagna? Il prodotto interno lordo, naturalmente.

Dopo l’unificazione con l’Italia non siete più un popolo, siete lazzaroni, camorristi, feccia, cafoni. Voi che avete avuto Cuma e Capua migliaia di anni fa. La civiltà greca, quella etrusca, quella romana. Oggi siete prigionieri in casa vostra. Non sapete neppure più chi siete. Vi chiedo scusa per la Camorra, per Bassolino, per Veltroni, per Berlusconi, per la Iervolino, per Cirino Pomicino. Vi chiedo scusa per Mussolini, per il fascismo, per due guerre mondiali, per le leggi razziali, per le navi piene di emigranti e per i vostri migliori giovani tramutati in carne da macello. Scusa per aver ridotto una delle più belle città del mondo a uno spot pubblicitario della monnezza.

Tenímmoce accussí: ánema e core...nun ce lassammo cchiù, manco pe' n'ora...stu desiderio 'e te mme fa paura...

Dall’altra parte dell’Adriatico un piccolo Stato è appena diventato indipendente. E’ il Kosovo, ha due milioni di abitanti. Voi siete sei milioni in Campania e chissà quanti milioni in giro per il mondo. Avete una storia millenaria. Lo Stato Italiano vi ha ridotto a un letamaio. Diventate kosovari. Fate un referendum per diventare indipendenti. Io appoggerò la vostra campagna. Proponete un plebiscito per il ritorno dei Borboni. Peggio di così non potete essere governati. Vi hanno tolto anche la parola. La lingua napoletana è stata riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ma non dalle scuole italiane, che l’hanno tolta persino dai libri di storia. La mozzarella di bufala non la mangia più nessuno. Hanno paura che sia radioattiva. La vostra agricoltura è in ginocchio. Dovete esportare i pomodori di nascosto. Stampare sulle scatole di conserva: “Made in China” per contrabbandarle in Europa. Il Governatore del Veneto ha lanciato una campagna pubblicitaria in Germania. Per spiegare a tutti i tedeschi che il Veneto è diverso dalla Campania. Caorle è meglio di Ischia e di Capri. La civiltà si ferma sul Piave: dove una volta si mormorava, adesso vomita il sindaco Gentilini.

La Campania è un laboratorio politico. Quello che succede qui succederà in tutta Italia. La distanza tra i cittadini e le istituzioni da voi non c’è più, e hanno introdotto il manganello consapevole. Quello che colpisce a ragion veduta le donne e i vecchi con le braccia alzate a Pianura e a Savignano Irpino. Il manganello quasi consapevole del G8 di Genova, della Val di Susa, da voi si è evoluto, ha trovato una rappresentazione matura, più democratica…

Tenímmoce accussí: ánema e core...nun ce lassammo cchiù, manco pe' n'ora...stu desiderio 'e te mme fa paura…

Scusa. Voglio chiedervi scusa per l’inceneritore di Acerra. Per la società Impregilo. Per i vostri politici scelti dai partiti nazionali. Per Veronesi che è capolista di Veltroni in Lombardia e ha tre anni in più di De Mita (Veronesi ha 84 anni, n.d.k.). Per Prodi e Berlusconi che vogliono regalarvi tre nuovi inceneritori. In Lombardia ci sono decine di inceneritori, le strade sono pulite, ma c’è una diffusione di tumori da far paura. Vi chiedo scusa per le malattie dovute ai rifiuti radioattivi sepolti nelle vostre terre senza che nessuna autorità abbia mosso un dito in 20 anni. Vi chiedo scusa per la diossina e le nanoparticelle da incenerimento che respirerete e vi chiedo scusa per tutti i tumori che si svilupperanno. Quante autorità avete pagato con le vostre tasse? Magistrati, ASL, amministratori pubblici, Regione, Province, Comuni, Comunità Montane, Polizia, Carabinieri, Guardie Forestali, Vigili del Fuoco, Polizia Municipale, Nettezza Urbana, deputati, senatori. Tutti nostri dipendenti. Quante migliaia di persone sono state stipendiate per salvarvi da questo disastro? Perché ci fosse Giustizia, per evitare questa Chernobyl della spazzatura? A cosa servono? Perché sono lì?

Il mondo guarda Napoli. Siete a un punto di non ritorno. Napoli è all’anno zero. Come Berlino nel 1945 dopo i bombardamenti. E’ un’occasione storica, un’occasione unica per ripartire. Per una Rinascita Campana. Riprendete in mano il vostro passato, la vostra lingua e la vita dei vostri figli. Il vostro territorio. Se volete potete cambiare le cose. Nulla è impossibile per chi è nato qui. Quello che viene deciso a Roma non è importante, voi siete importanti. L’Italia di Beppe Grillo vi chiede scusa, l’altra Italia vi giudica e vi manganella. La Storia è passata di qui e ci tornerà presto. Però, dategli una mano.

Per un Nuovo Rinascimento.

Tenímmoce accussí: ánema e core...nun ce lassammo cchiù, manco pe' n'ora...stu desiderio 'e te mme fa paura...


A domani per un altro post.

GuruKonK



Nell'immagine Beppe Grillo sul palco di Napoli

sabato 23 febbraio 2008

Thyssen: inchiesta chiusa


La procura di Torino ha chiuso ufficialmente, nel primo pomeriggio di oggi, l'indagine sul rogo del dicembre scorso alle acciaierie ThyssenKrupp in cui morirono sette operai. Lo hanno riferito fonti giudiziarie, precisando che in tutto risultano sei indagati. Nell’elenco degli inquisiti emerge la figura dell'amministratore delegato della società in Italia, accusato (per la prima volta in un caso di “morti bianche”) di omicidio volontario. Naturalmente, anche l'azienda risulta indagata come persona giuridica.

L'avviso di chiusura indagini ha raggiunto: Harald Espenhahn, amministratore delegato della Thyssen Italia, Marco Pucci, Gerald Pregnitz e Giuseppe Salerno, responsabili a vario titolo dello stabilimento torinese. L’elenco degli inquisiti comprende inoltre Daniele Moroni, dirigente di Terni, e Cosimo Cafueri, responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi. Come detto in entrata, anche la Thyssen risulta indagata come persona giuridica, nella figura del legale rappresentante Jurgen Hermann Fechter, come raccontano le agenzie stampa che ho consultato in Rete.

I reati contestati sono per tutti l'omissione dolosa aggravata di cautele anti-infortunistiche, mentre al solo Espenhahn è stato contestato l'omicidio e l'incendio (il tutto con dolo eventuale, qualunque cosa questo significhi...). Si tratta in breve della contestazione di omicidio volontario, che risulta essere usato per la prima volta nell'ambito di un'inchiesta per morti sul lavoro. Agli altri cinque viene invece contestato il reato di omicidio colposo e incendio colposo, entrambi con colpa cosciente.

Dobbiamo valutare attentamente le gravi affermazioni di colpa presentate dal Pubblico Ministero” ha dichiarato all’agenzia AGI un portavoce della ThyssenKrupp, che ha sempre difeso i propri sistemi di sicurezza in fabbrica.

L'inchiesta, coordinata dal procuratore Raffaele Guariniello, è stata chiusa nel tempo record di 2 mesi e 19 giorni, dopo aver ascoltato decine e decine di testimoni e consulenti. Tutto il lavoro è contenuto in 170 casse, che corrispondono a più di 200.000 pagine. “E' una giusta risposta a un'istanza di giustizia che ci è stata fatta dal paese”, ha detto oggi Guariniello, ringraziando l'apporto di tutte le persone che hanno collaborato “all’immane lavoro” e sottolineando come il risultato sia stato ottenuto in tempi così brevi grazie “alla grande organizzazione del lavoro che esiste nella nostra Procura”. Le migliaia di cittadini che attendono da anni procedimenti giudiziari impantanati in qualche ufficio della Procura, avranno accolto le parole di Guariniello con evidente disappunto. D’altronde si sa, quando i riflettori della cronaca sono puntati su un’inchiesta i cosiddetti “tempi tecnici” vengono miracolosamente snelliti…

Torniamo a noi. Come ricorderete, nella notte tra il 5 e 6 dicembre scorso, un incendio divampato nella linea 5 dello stabilimento della Thyssen a Torino (che doveva essere spostata a Terni nel 2009) provocò la morte di sette operai, scatenando dubbi e feroci polemiche sui sistemi di sicurezza in via di dismissione.

La contestazione dell'omicidio volontario per Espenhahn, spiegano le fonti, è stata decisa perché secondo i magistrati “il rischio mortale al quale erano sottoposti gli operai è stato accertato e accettato da parte dell'amministratore delegato, che si trovava in una posizione di vertice e aveva i massimi poteri decisionali in fatto di spesa”.

In particolare, sono due le decisioni citate nell'avviso di chiusura indagini che avrebbero portato alla configurazione del reato. La prima è stata quella di posticipare dal 2006 al 2008 gli investimenti per le misure anti-incendio per lo stabilimento di Torino, la seconda fu quella di posticipare ulteriormente gli investimenti per la linea 5 ad un'epoca successiva al trasferimento della stessa da Torino a Terni, nonostante fosse in piena attività in uno stabilimento che era però “in condizioni di crescente abbandono”.

Come qualcuno di voi ricorderà, su questo Blog mi ero già occupato di questa triste vicenda che, lo devo ammettere, mi toccò davvero molto. Il fatto che in Italia, nel terzo millennio, degli operai fossero costretti a turni giornalieri di 12-15 ore in deprecabili condizioni di sicurezza, mi sembrava assolutamente inaccettabile.

Purtroppo ho il sospetto che il caso della ThysseKrupp di Torino non sia l’unico del genere. Credo infatti che in altre aziende, in altre regioni del Paese, vi siano situazioni simili, con operai costretti a sopportare condizioni lavorative illegali ed estremamente pericolose. C’è da sperare le entità preposte, in questo caso ispettori del lavoro e sindacati, non attendano una nuova tragedia per intervenire.

Malauguratamente le statistiche sulle cosiddette “morti bianche” (1'300 decessi all’anno) costringono a pensare che queste sciagure si verifichino ogni giorno, in piccoli cantieri come in grandi industrie, nell’indifferenza generale dei mass media che, evidentemente, hanno ben altro di cui occuparsi.


GuruKonK



Altri post dedicati a questo argomento:
- La silenziosa mattanza
- Manager senza scrupoli

venerdì 22 febbraio 2008

Un errore storico


Mezzo milione di serbi in rivolta nella sola Belgrado. L’ambasciata americana messa a ferro e fuoco dai facinorosi, con tanto di vittima carbonizzata. Il governo serbo ritira gli ambasciatori dai Paesi che hanno riconosciuto l’indipendenza unilaterale del Kosovo (tra i quali l’Italia). La Russia di Putin, storico alleato della Serbia, che minaccia l’uso della forza per bocca del diplomatico Dmitry Rogozin: “Se l'Europa lavora al di fuori di una posizione comune, o se la Nato infrange il proprio mandato nel Kosovo, si troveranno in conflitto con le Nazioni Unite. A quel punto saremo costretti a procedere con la forza bruta, in altre parole: la forza armata”. Insomma, se la nascita di un Kosovo indipendente doveva rappresentare una necessità indispensabile per la stabilità dei Balcani bisogna ammettere che l’intero progetto è partito nel peggior modo possibile.

Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite quello che è accaduto a Belgrado davanti all’ambasciata americana nella notte, parecchi diplomatici l’avevano previsto il giorno prima. Ma gli Stati Uniti, e anche i governi dei paesi principali dell’UE (compresa l’Italia che pure sul Kosovo si era già divisa) avevano sottovalutato il rischio di incidenti gravi. “Il riconoscimento del Kosovo” – aveva assicurato da Roma il Presidente del Consiglio Prodi, ricordando che le relazioni italiane con la Serbia rimangono eccellenti – “sarà solo il primo passo per l’impegno dell’Europa a costruire nel nuovo stato una struttura amministrativa e civile di 1700-1900 funzionari internazionali, con il fine ultimo di arrivare all’adesione europea di tutti i Paesi dei Balcani”.

L’Italia, come la Francia, la Gran Bretagna e la Germania, decidendo di riconoscere senz’altro il nuovo micro-stato emerso, con un atto unilaterale, dalla disintegrazione jugoslava, si era così schierata nettamente sulle posizioni americane di pieno sostegno della secessione kosovara, che dalla lontana Africa il presidente Bush aveva espresso con una frase molto chiara: “Da oggi il Kosovo è una nazione libera”.

All’Onu, invece, il rappresentante permanente della Russia Vitaly Churkin aveva immediatamente replicato che le cose non stavano così. “La dichiarazione del 17 febbraio fatta dall’assemblea locale della provincia serba del Kosovo” – dice la nota di Churkin che chiede la convocazione immediata del Consiglio di Sicurezza – “è una palese violazione del diritto internazionale e in primo luogo della Carta delle Nazioni Unite”. E il diplomatico di Mosca ribadisce che “questo atto illegale è un’aperta violazione della sovranità della Serbia, degli accordi ad alto livello del Gruppo di Contatto, del progetto costituzionale del Kosovo e della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza, che degli accordi sul Kosovo rappresenta il documento base”.

La spaccatura dell’Unione Europea, dove la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo si scontra con l’opposizione di Spagna, Grecia, Romania, Bulgaria, Cipro e Slovacchia, si riproduce quindi, e con effetti potenziali anche più gravi, su questo lato dell’Atlantico in sede di Consiglio di Sicurezza, dove la Russia com'è noto può esercitare il veto risolutivo.

Ma con quali conseguenze per la Serbia? Mentre in tutto il mondo chiunque può vedere le immagini dell’ambasciata americana di Belgrado in fiamme, l’obiettivo più immediato della comunità internazionale, più che quello di spedire ambasciatori nel nuovo micro-stato del Kosovo, deve essere di circoscrivere l’incendio che minaccia di rovesciarsi da Belgrado all’intera regione. La verità è che ancora una volta (come già era accaduto quando si era consumata la rottura fra la Croazia del generale Tudjman e la Serbia-Montenegro, pilotata verso l’autodistruzione da Milosevic) gli Stati Uniti e l’Europa non hanno capito, o non hanno voluto capire, il pericolo di scherzare con il fuoco nei Balcani!

A Belgrado anche se il poco che rimane dell’esercito (uscito devastato dai bombardamenti della Nato del 1999) non può intervenire con le armi, il pericolo è che le “contromisure” già adottate dalla Serbia, come il richiamo degli ambasciatori da Washington e da Roma, facciano da detonatore ad una protesta ultranazionalista molto più forte del previsto. Nella Serbia, che per più di 700 anni ha sempre riconosciuto nel Kosovo il “sacro ed inviolabile cuore della nazione serba”, quella che molti dei 10 milioni di serbi sentono come un’amputazione nazionale ingiusta, rischia di mettere in crisi il già debole governo filoeuropeista di Belgrado, spalancando le porte un’altra volta al nazionalismo più estremista. In quella insanabile polveriera che rimangono i Balcani tutto questo è già accaduto e la storia, disastrosamente, si ripete troppo spesso.

So bene che i temi di politica internazionale possono risultare indigesti ai più, tuttavia la questione del Kosovo va affrontata e dibattuta al meglio, anche su piccoli Blog come questo. Il pericolo di destabilizzazione di questa area è più che concreto e si prospetta un futuro assai grigio, in un'area dell'Europa che (a medio termine) vorrebbe addirittura entrare a fare parte della Comunità Europea.

Riconoscere un nuovo Stato non può essere una decisione presa alla leggera, senza aspettarsi conseguenze. In molti Stati europei ci sono problemi di questo genere: che tipo di reazione ci aspetteremmo se si riconoscessero come stati autonomi il Sud-Tirolo, i Paesi Baschi o l’Irlanda del Nord? Oppure cosa accadrebbe se tutto ciò spingesse alla divisione del Belgio, dove la questione tra fiamminghi e valloni diventa sempre più spinosa e insanabile?

Bisogna fare molta attenzione alle conseguenze che possono scaturire da queste scelte politiche, che sembrano proprio, lasciatemelo dire “poco pensate”. Tenuto conto, tra le altre cose, che i Balcani non sono ancora moralmente usciti dal conflitto più sanguinoso che si sia mai visto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Insomma, tutto ciò lascia presagire un futuro ricco di tensioni e violenze e credo che le minacce russe sull’uso della forza militare vadano prese molto sul serio.

La questione balcanica rischia di essere, ancora una volta, una miccia pericolosa per l’intera Europa!

Ringrazio di cuore tutti gli utenti del Blog che anche oggi mi hanno regalato la loro preziosa attenzione, e do a tutti appuntamento a domani per un altro post.

Un caro saluto, GuruKonK.


Nell'immagine: l'incursione all'ambasciata USA di Belgrado

giovedì 21 febbraio 2008

Ordinarie follie (ediz. 5.08)


Un caro saluto a tutti gli amici del Blog. Come avrete notato, da qualche giorno a questa parte mi è capitato di trattare temi impegnativi, naturalmente escludendo le rubriche monotematiche. Per tale ragione oggi non posso fare a meno di pubblicare qualche “ordinaria follia” curiosa o bizzarra. In fondo di questo tipo di materiale la Rete non rimane mai a secco. Anzi, se devo essere sincero, sono proprio le notizie di questo genere a trovare maggiore eco sul web. Insomma, almeno per oggi ci possiamo rilassare, godendoci le conseguenze della follia altrui… Sapete, ogni tanto bisogna anche saper stemperare un po’ la tensione, soprattutto in un periodo così teso dal punto di vista politico. O sbaglio?

Niente cibo per gli obesi
Il deputato dello stato del Mississippi John Read ha presentato una proposta di legge per vietare ai ristoranti di servire cibo ai clienti obesi. L’idea è soprattutto quella di porre l’attenzione al problema dell’obesità, infatti il 30% degli abitanti dello stato (compreso il proponente della legge, bisogna dirlo…) sono obesi secondo le ultime statistiche.

Nonostante le buone intenzioni del deputato, però, le polemiche non sono mancate: i detrattori sottolineano che la legge non definisce chiaramente l’obesità, ma soprattutto considerano vessatorio che un privato cittadino (il ristoratore) abbia di fatto poteri di polizia su altri cittadini. “Non si può trattare gli adulti come bambini e dirgli cosa possono o non possono mangiare”, così ha dichiarato il rappresentante della “lobby” dei ristoratori, preoccupato di perdere non solo una fetta di business ma, probabilmente, proprio alcuni dei suoi migliori clienti…

Avete visto le miei chiavi?
Un 18enne studente inglese si è svegliato a casa di un amico dopo una festa a cui aveva alzato un po’ troppo il gomito. Quando ha chiesto come mai non fosse stato riaccompagnato a casa sua, gli è stato spiegato che aveva perso le chiavi per cui avevano dovuto farlo dormire lì. Poco dopo, al giovane è venuto un forte mal di stomaco, e gli amici lo hanno accompagnato in ospedale. Ma quando i medici lo hanno visitato, hanno avuto una sorpresa: i dolori non erano dovuti al troppo alcool ingerito dal giovane, se non indirettamente.

Infatti il ragazzo, mentre era ubriaco, ha ingoiato le chiavi di casa, individuate inequivocabilmente ai raggi X! Sembra che il giovane per evitare di tornare a casa come gli consigliavano i suoi amici (facendogli notare come avesse bevuto troppo) ha pensato bene di ingerire le chiavi per non essere allontanato dalla festa…

Una mozione antifantasma
Il consiglio comunale di Easington, nella contea di Durham (Inghilterra), ha ufficialmente incaricato un medium per eliminare un presunto “poltergeist” da un appartamento di proprietà del comune. La decisione è stata presa per accontentare gli occupanti (che hanno contribuito pagando metà della tariffa del sensitivo, 120 sterline) che minacciavano altrimenti di abbandonare l’appartamento e di diventare senzatetto.

La famiglia, i signori Fallom, ha dichiarato di aver più volte sentito rumori dalla soffitta e di aver visto degli oggetti volare e delle porte chiudersi da sole. Dopo aver chiamato più volte la polizia, che però non ha mai trovato nulla, la famiglia Fallom ha pensato di tentare un altro approccio. Hanno perciò deciso di rivolgersi ad un medium, ma hanno chiesto al consiglio comunale di contribuire alla spesa. “È la prima volta che ci capita un caso del genere, ma la famiglia era decisamente angosciata, e abbiamo pensato fosse la cosa migliore”, ha spiegato un portavoce del consiglio comunale.

Una difesa disperata
Durante il processo per l’omicidio di una giovane modella, Sally Anne Bowman, stuprata ed uccisa da un maniaco nel 2005, l’unico imputato ha avanzato una linea di difesa degna del blog “Le peggiori scuse”, anche se decisamente macabra. Infatti, Mark Dixie (l’imputato) ha dichiarato di non aver ucciso la ragazza, ma di avere “unicamente” trovato il suo cadavere nudo e di averlo usato per fare sesso. Peccato che oltre al DNA dello sperma trovato su Sally Anne, anche le impronte dei morsi sul cadavere della ragazza incastrino Dixie. Il procuratore liquida le argomentazioni di Dixie senza dargli troppo peso: “E’ una difesa disperata”. Da parte nostra non possiamo che augurarci una pena esemplare.

Buonanotte al ladro
Una famiglia malese è tornata a casa dopo una giornata passata a fare spese, ed ha trovato la casa messa sottosopra da un ladro. Sono cose che purtroppo capitano, ma più raro è trovare anche il ladro che fa un sonnellino dopo il furto. Il furfante è stato trovato dal figlio della coppia, che è entrato in camera è ha trovato l’uomo. Nonostante il bambino sia corso fuori dalla stanza urlando per lo spavento, il ladro (che dormiva abbracciato ad una delle borse che aveva rubato) non si è neppure svegliato. Il ladro, prima della pennichella, ha anche fatto uno spuntino con i dolci che aveva preparato la signora la mattina. Quando la polizia è intervenuta per arrestare il ladro (che però potrebbe cavarsela con una denuncia per violazione di domicilio anziché per furto) è emerso che l’uomo aveva fatto uso di droghe. Gia…


Un caro saluto a tutti gli amici del Blog. Vi do appuntamento a domani con un altro post.

Un abbraccio, GuruKonK.



Nell'immagine: “Monna Lisa a 12 anni” di Fernando Botero.

mercoledì 20 febbraio 2008

Cosa bolle in Rete? Ed. 7/08


Come ogni mercoledì torna il consueto appuntamento con “Cosa bolle in Rete?”. Oggi affronteremo un argomento che un tempo rimaneva relegato nelle singole cucine. Negli ultimi anni la richiesta di materiale multimediale a sfondo gastronomico ha registrato un sensibile incremento; naturalmente la Rete ha prontamente recepito questa esigenza. Non importa se non si è Chef rinomati oppure se si è addirittura negati tra pentole e tegami: ora la cucina non ha più segreti per nessuno perché il Web è entrato tra i fornelli!

Una miriadi di nuovi siti e portali, è nata con lo scopo di permettere a tutti (attraverso riprese video, blog e forum) di apprendere i rudimenti della gastronomia. Ora tutti avranno la possibilità di scoprire trucchi e segreti, ma anche di migliorare le proprie capacità culinarie, per coloro che si sentono già a loro agio in cucina. Sicuramente uno dei fenomeni più recenti è l'impiego dei video (e delle riprese via webcam) per condividere con esperti e appassionati la cultura del cibo e della buona tavola. Insomma, mangiar bene sarà sempre più alla portata di tutti, grazie alla Rete.


Sono cotto!
Un buon esempio di queste nuove tendenze culinarie sul web è il sito “I am cooked” (ovvero “Sono cotto”) dove l'imperativo per tutti gli internauti, con qualche capacità ai fornelli, è quello di cucinare, filmare e poi condividere con gli altri. Ed è un sito alla portata di tutti perché le varie preparazioni sono casalinghe, semplici e pratiche. Proprio come le classiche “ricette della nonna”.
http://imcooked.com/ (in inglese)

Cuochi si diventa
Io Cuoco” è il sito che raccoglie tutte le “video ricette” più interessanti del web. Oltre alle ricette filmate direttamente da creatori, su “Io Cuoco” potrete trovare anche i video caricati dagli utenti stessi. Per caricare le ricette è sufficiente seguire le istruzioni che troverete sul sito. In pochi minuti le vostre “video ricette” saranno disponibili su “Io Cuoco”!
http://www.iocuoco.it/ (in italiano)

La TV in cucina
Questo sito condivide tantissime ricette e per la maggior parte di queste mette a disposizione dei filmati che mostrano le varie tappe della preparazione. Si tratta di uno strumento indispensabile quando di fornelli, ingredienti e pentole non si sa un bel niente… Le ricette sono divise per genere, mentre le icone laterali permettono di identificare la difficoltà della preparazione e la stagione in cui, tipicamente, sarebbe consigliabile preparare la ricetta.
In Cucina TV: ricette in mostra (in italiano)

FoodTube
Cosa centra “YouTube” con gli argomenti gastronomici? Semplicemente “YouTube” è alla base di un nuovo sito, chiamato “FoodTube”. Si tratta di un portale esclusivamente basato su video di cucina: qui si possono cercare le ricette desiderate, sempre e comunque proposte sotto forma di filmato, oppure è possibile aggiungere il video delle proprie riprese in cucina. A mio parere “FoodTube” è divertente da visitare, quindi vi consiglio di farci anche solo un breve tour.
http://foodtube.net/ (in inglese)


A domani per un nuovo post.

Un abbraccio, GuruKonK.

martedì 19 febbraio 2008

Wiki Democracy


Sei stanco e deluso della politica lontana dalla gente? Vorresti poter scrivere tu il programma del tuo partito favorito? Sei nel posto giusto!”. Si chiama Wiki Democracy e si presenta così: “E’ un ambiente collaborativo e democratico per la stesura e revisione di programmi politici, con partecipazione dal basso, non governato né controllato dai partiti, il cui obiettivo è riportare ai partiti un contenuto generato dai loro elettori con proposte e iniziative di programma politico” Detto in parole povere, far sapere ai partiti cosa pensano i loro elettori che abitano la Rete, senza intromissione da parte di terzi.

L’idea è di Stefano Quintarelli, imprenditore delle telecomunicazioni e famoso blogger, ma trova la sua origine in un lungo dibattito svoltosi nei blog nei giorni scorsi, non appena si è diffusa la notizia che ci sarebbero state le elezioni politiche. Vi si esprimeva il desiderio di essere liberi, di non venire assordati da urli e insulti tra candidati. Lo scopo principale è di poter incidere realmente sull’agenda dei partiti, di poter articolare confronti seri sui dati; nonché di introdurre competenza e partecipazione degli elettori dentro un dibattito, che altrimenti si indurisce nel solito scontro tra i vertici.

Ma cos’è un wiki? Il mattone costitutivo (tra gli altri progetti) di Wikipedia, è definito così nella presentazione dell’iniziativa: “un sito web che può essere modificato dai suoi utilizzatori e i cui contenuti sono sviluppati in collaborazione da tutti coloro che ne hanno accesso, come in un forum. La modifica dei contenuti è aperta e libera, ma viene registrata in una cronologia permettendo in caso di necessità di riportare la parte interessata alla versione precedente; lo scopo è quello di condividere, scambiare immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo collaborativo. Il termine wiki indica anche il software utilizzato per creare il sito web” .

Riassumendo: se Wiki Democracy raggiungesse il suo obiettivo, i partiti dovrebbero trovarsi a disposizione una notevole quantità di informazione “non mediata dai media” (scusate l’orrore linguistico, ma è questo che intendono i promotori di W.D.). Insomma, l’idea è di formare una massa critica democratica che dovrebbe incidere sui modi e i contenuti dell’agenda elettorale partitica. Per sostenere questo sforzo, i partecipanti al progetto possono linkare, in una pagina apposita, documenti e studi sulle questioni che ritengono di maggior rilievo e priorità.

L’esperienza dell’utente sarà quindi di fondamentale importanza. Quando si va sul sito di Wiki Democracy, si viene subito colpiti dall’impatto fortemente normativo che lo caratterizza. Non si vedono i contenuti, si vedono le regole d’ingaggio. Chi ha scritto il progetto, sembra molto preoccupato che chi vi si avvicina per prima cosa capisca bene le regole di comportamento, ciò che si può fare, ciò che non si può fare. Ad esempio, non potete mettervi a fare comizi, non è questo il posto dove catechizzare gli altri. Semmai potete provare a catechizzare i responsabili del vostro partito, ai quali potete sottoporre ogni genere di proposta. Un’altra cosa da tenere ben presente è che degli altri partiti (che quindi non siano il vostro) potete solo leggere i programmi e le proposte inserite dagli utenti iscritti a quel partito.

A questo punto, se mi permettete, nasce dentro di me una perplessità, relativa a questa impostazione “partitocratica” e alla cosiddetta “metafora di interazione” che viene proposta. Appena vi registrate a Wiki Democracy, infatti, non basta che diate il nome e il cognome, allo scopo di sottoporvi ad un processo di registrazione giustamente severo, ma leggermente macchinoso. Funziona così: riempimento di un modulo dettagliato, invio dei dati, conferma dell’iscrizione tramite sms (o indirizzo e-mail autentificato), quindi attesa del perfezionamento dell’iscrizione. Chiaramente è un processo lungo, ma va bene così. In Italia si imbroglia e si urla troppo, quindi la selezione (seppur noiosa) è a mio avviso giusta e comprensibile.

Il problema, invece, sta nell’obbligo di iscrizione. Quando ci si registra, infatti, si deve scegliere il partito alla cui vita si desidera partecipare, il tutto da un menù a tendina che altri hanno predeterminato. Si capisce il motivo anche di questa regola: garantire l’efficienza dei lavori in un progetto che non ha moderatori, né full time né part time. Tuttavia questa costrizione forza la partecipazione dentro uno schema, a mio parere, troppo rigido. Uno dei problemi italiani è l’abitudine di sproloquiare quando si parla di politica, rischiando di trasformare un sano dibattito in uno scontro verbale tra ultrà. Tuttavia ritengo che anche le persone non schierate dal punto di vista partitico possano avere buone idee da condividere. E’ vero che si può sempre “cambiare iscrizione” (e partecipare così alla vita di altri partiti rispetto a quello originario) ma mi pare comunque un vero peccato non poter discutere per temi, se non all’interno delle aree di partito.

Insomma, era proprio necessario obbligare le persone a doversi dichiarare? Forse sì, ma doversi “iscrivere”, anche se solo da un punto di vista virtuale, ad un partito solo per partecipare al progetto rimane una limitazione non sempre gradita.

Wiki Democracy ha comunque il grande merito di raccogliere una lunga coda di conversazioni politiche avvenute nei blog, che rappresentano la base “morale” dell’intero progetto. In tutto ciò c’era un meraviglioso desiderio di libertà e di cambiamento. Migliaia di persone, provenienti dalle più svariate esperienze personali e di diversa estrazione politica, che si impegnano per “accorciare la catena” democratica che separa i cittadini dai partiti non possono certo venire ignorate.

Forse grazie a Wiki Democracy (e a progetti simili che nasceranno presto) il rapporto tra i cittadini volenterosi di farsi ascoltare e le segreterie dei partiti diventerà più diretto, e un bel giorno non avrà più bisogno della mediazione interessata di giornali e televisioni. Questi Mass Media hanno purtroppo ampiamente dimostrato la loro inaffidabilità in questo ruolo ed è giusto (e inevitabile) che vengano sostituiti da progetti basati sulle nuove tecnologie. Come ben sappiamo, solo un messaggio che viaggia in modo diretto dal mittente al destinatario, senza intermediari, potrà arrivare immacolato e senza modifiche di parte.

Insomma, nonostante qualche trascurabile difetto, Wiki Democracy è un progetto assolutamente lodevole, e merita di crescere sempre di più. Da parte mia non posso fare altro che indirizzare un sentito “in bocca al lupo” ai suoi ideatori e promotori!

Ringrazio di cuore tutti gli utenti del Blog che anche oggi mi hanno regalato la loro attenzione, e do a tutti appuntamento a domani per un altro post.

Un abbraccio, GuruKonK.



Grazie a V.Zambardino per l'ennesima preziosa ispirazione!


Nell'immagine il logo di Wiki Democracy

lunedì 18 febbraio 2008

La macelleria dal Vale Tudo


Si chiama “Vale Tudo”, che tradotto in italiano vuol dire “vale tutto”, ed è la lotta brasiliana che sta facendo letteralmente impazzire gli scommettitori di mezzo mondo. Come suggerisce il nome, in un incontro di “Vale Tudo” si può colpire l’avversario in qualunque modo. L’unica limitazione riguarda le dita negli occhi e i colpi diretti alla carotide. In teoria la versione brasiliana di questo concentrato di arti marziali risulta vietata dalla legge, perché i combattenti non usano guanti e perché non c’è nessun limite di tempo. In pratica però, il “Vale Tudo” verde-oro va avanti sino a quando uno dei due contendenti non stramazza al suolo, spesso in un lago di sangue, ignorando ogni legge.

Come vi stavo dicendo, il “Vale Tudo” dovrebbe essere vietato, ma in realtà i match proibiti vengono trasmessi in televisione e su Internet, fino ad arrivare a movimentare un giro di scommesse milionarie, da Las Vegas a Londra.

È successo, infatti, che a dare il via al business, anni fa, siano stati i manager dell’impresa Rio Heroes che ad Osasco, avevano aperto una vera e propria “gabbia di combattimento”. Poi, per evitare grane con la giustizia e visto che l’impresa appariva più redditizia del previsto, hanno finito con il mantenere i combattimenti in Brasile, spostando però tutta l’organizzazione a Miami, in Florida. Qui infatti veniva gestita tutta la diretta via web, la produzione di DVD e perfino la selezione e diffusione dei migliori match su YouTube (provare per credere…). Dopo anni di indagini a inizio febbraio la “macelleria” di Osasco è stata chiusa dalla polizia federale. Il “Vale Tudo”, però, continua. Nel corso degli anni si sono infatti moltiplicati i ring clandestini che, in Brasile, vedono sfidarsi all’ultimo sangue uomini e, a volte, perfino le donne.

Lo scenario è sempre lo stesso. Gli atleti combattono in una gabbia con tanto di grate che servono per mantenere le distanze con il pubblico che, come nelle arene dell’antica Roma, ha un duplice obiettivo: scommettere sul più forte e vedere scorrere il sangue. Ogni lottatore, che vinca o che perda, riceve comunque un gettone equivalente a 300 euro, che da quelle parti è quanto guadagna in un mese la maggioranza delle persone. Chi scommette tramite Internet, invece, lo fa a partire da un minimo di 50 dollari.

In Rete, per attirare del nuovo pubblico, circolano incontri che gli estimatori definiscono leggendari. Come quelli di Helio Gracie, grande campione della specialità, che al Maracanazinho di San Paolo riusciva a catalizzare l’entusiasmo di ben 30'000 spettatori! Insomma, si tratta di una disciplina sanguinaria e terribile, che le autorità federali del Brasile dicono di voler combattere con ogni mezzo. In realtà, gli organizzatori e i lottatori, fino ad ora, non si sono neppure dovuti nascondere troppo, il che mi costringe a sospettare corruzioni a vari livelli.

Non dovete però pensare che questo tipo di lotta estrema sia una prerogativa del Brasile o degli Stati in via di sviluppo. Infatti il “Vale Tudo” esiste (con nomi diversi) un po’ ovunque, anche in Italia. Negli anni ’90 la Guardia di Finanza e i Carabinieri smantellarono un’organizzazione calabrese che gestiva un lucroso giro di lotta estrema. In questo caso i lottatori erano professionisti, provenienti dalle più svariate discipline da combattimento, che erano disposti a rischiare la vita (o danni permanenti) in incontri sostanzialmente privi di regole.

Rimanendo in Italia, ho trovato in Rete alcune scuole di arti marziali che insegnano, tra le varie discipline, anche il “Vale Tudo”, il Submission Wrestling e il terribile Brasilian Jiu-jitsu. Il tutto avviene di solito nella totale trasparenza e legalità, come nel caso di RobyCamp, la palestra di Roberto Olivieri. Quest’ultimo afferma: “L’obiettivo del Club è in generale quello che ha mosso (e muove ancora) me a praticare sport: stare in forma, rimanere magro con forza e con una buona mobilità articolare. Trovo il Brasilian Jiu-jitsu più motivante e divertente del praticare altre attività o correre sul lungomare della mia città. Curiamo e perseguiamo uno stile di vita sano”.

A questo punto mi voglio fermare. Voi come la pensate? E’ immorale insegnare un’arte marziale potenzialmente letale e che ha solo scopi offensivi? Oppure l’unica cosa sbagliata è usare dei giovani con poche prospettive e usarli come moderni gladiatori, in sfide spesso all’ultimo sangue?

Gli interrogativi sono davvero molti. Per questo motivo rimango in attesa dei vostri commenti e delle vostre riflessioni in merito al “Vale Tudo” e a tutto ciò che ci sta attorno. A domani.

Un abbraccio, GuruKonK.


Link correlati al tema di oggi:
- servizio di Globo Video sul fenomeno del “Vale Tudo”
- raccolta video davvero eloquente su questo tipo di lotta
- Roby Camp, la palestra di arti marziali di Roberto Olivieri
- Martial Arts, elenco delle discipline



Nell’immagine: un scontro di “Vale Tudo” nella tradizionale gabbia metallica

domenica 17 febbraio 2008

Delitti esemplari (10.a parte)



Come ogni domenica torna la rubrica “Delitti esemplari”. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno l’hanno apprezzata nelle edizioni precedenti. Come già sapete, questi racconti di omicidi sono completamente disarmanti nella loro semplicità. Quando ci rendiamo conto che le motivazioni che spingono un essere umano a spegnere la vita di un suo simile, sono così ferocemente insignificanti, le nostre certezze vacillano inevitabilmente.

Vi ricordo ancora che “Delitti esemplari” è il titolo di un libricino (uso il diminutivo poiché si tratta di sole 70 pagine) scritto nel 1956 da uno scrittore spagnolo, poco conosciuto alle nostre latitudini: Max Aub. Si tratta di un ricco assortimento di “confessioni” di assassini, raccolte dall’autore nelle carceri che ha avuto occasione di visitare in più di venti anni, in Francia, Spagna e Messico.

E’ necessario ricordarvi che solo 2 confessioni (delle circa 90 raccolte) provengono da malati di mente diagnosticati. Come specifica Aub nella sua prefazione, “gli alienati mentali si rivelarono subito piuttosto deludenti. Da loro mi aspettavo i racconti più interessanti ma non fu così. Forse perché è proprio dietro la cosiddetta ‘normalità’ che si nasconde la più atroce delle follie .”.

Come già vi avevo detto nelle precedenti edizioni di “Delitti esemplari”, credo di aver trovato un comune denominatore che lega tra loro questi racconti di morte. Infatti, tutti gli assassini sembrano aspettarsi che l’interlocutore capisca (e approvi) il loro macabro punto di vista. In altre parole, sono tutti convinti che il crimine commesso sia stato un atto comprensibile e, in qualche modo, persino inevitabile.

La mia speranza è ancora la stessa da quando ho iniziato a pubblicare questa rubrica: forse, la comprensione di un omicidio, ci potrà aiutare a capire meglio l’oscura banalità del mondo in cui viviamo. In questa ottica, vi invito ancora una volta ad acquistare questa opera letteraria.

Ecco la decima serie di “Delitti esemplari”.

Delitto no. 46
Se non dormo otto ore sono un uomo finito, e dovevo alzarmi alle sette… Erano le due e non se ne andavano, sprofondati nelle poltrone, felici e beati. E Iddio sa che non avevo potuto fare a meno di invitarli a cena. E parlavano, e straparlavano, a ruota libera, a cascata; scambiandosi battute, parlando a vanvera, confondendo i discorsi, blaterando su cose di nessun interesse: e gradisca un altro bicchiere, e un’altra tazzina di caffè. D’un tratto a lei saltò in mente che, un po’ più tardi, avremmo potuto farci una zuppa all’aglio (la mia cuoca è famosa proprio per questo). Io non ce la facevo più. Li avevo invitati a cena perché non potevo farne a meno, perché sono una persona beneducata. Erano arrivati, più o meno puntuali, alle nove e mezzo; ed erano le due di notte, e non davano il minimo segno di volersene andare. Io non riuscivo a staccare la mente dall’orologio, dato che non potevo guardarlo direttamente: la buona educazione, innanzitutto. Dovevo alzarmi alle sette, e se non dormo otto ore sono uno straccio per tutta la giornata; inoltre di quello che dicevano non mi importava niente, un bel niente. Certo, avrei potuto comportarmi da villano e dir loro in qualche modo di andarsene. Ma non è nel mio stile. Mia madre, rimasta vedova da giovane, mi ha inculcato i migliori principi. Avevo solo una gran voglia di dormire. Il resto mi importava poco. Non che avessi molto sonno, ma pensavo a quello che avrei avuto il giorno dopo… La mia educazione mi impediva di fingere qualche sbadiglio, che è il modo più corrente tra persone volgari.

E lei qui, e lei qua… e questo qui e quello là. Il gin rommy, gli scacchi, il poker… Ginger Rogers, Lana Turner, Dolores del Rio (odio il cinema); il sabato a Cuernavaca (odio Cuernavaca). Oh, il casinò di Acapulco! In quel momento odiavo anche Acapulco… E Tizio che aveva perso tanto e tanto, a lei che gliene pare? A lei, a lei e a lei… E il Presidente, e il Ministro, e l’Opera (odio l’Opera). E il cashemere inglese, e Don Pedro, e gli acquisti di Natale, e i cavoli loro.

E quel veleno, dal colore così simile al cognac…

Delitto no. 47
Uccise la sua sorellina la notte di Natale per tenere tutti i giocattoli per sé.

Delitto no. 48
Sono maestro. Da dieci anni insegno nella scuola elementare di Tenancingo. Sui banchi della mia classe sono passati tanti bambini. Credo di essere un buon maestro. Lo credetti finché non spuntò fuori quel Panchito Contreras. Non mi prestava alcuna attenzione e non imparava assolutamente nulla: perché non lo voleva. Nessuna punizione, né morale né corporale, gli faceva affetto. Mi guardava insolente. Lo supplicai, lo sgridai, lo picchiai, ma non ci fu verso. Gli altri bambini cominciavano a prendermi in giro. Persi ogni autorità, il sonno, l’appetito, finché un giorno non ne potei più! Perché servisse da esempio lo impiccai all’albero del cortile.

Delitto no. 49
Gli chiesi “L’Excelsior” e mi portò “El Popular”. Gli chiesi le “Delicados” e mi portò le “Chesterfield”. Gli chiesi una birra chiara e me la portò scura. Il sangue e la birra mescolate per terra non fanno un effetto gradevole..

Delitto no.50
Non posso cambiare casa. Non ho i soldi, e poi lì è morta mia madre, ed io sono un sentimentale. Ma voi non sapete cos’è un juke-box. Un mostro che attraversa i muri dalle sette di mattina alle tre di notte. Voi non sapete cos’è. Sempre lo stesso ritmo, lo stesso motivo, per ore e ore senza darti modo di dormire, di mangiare, senza mollarti mai. Mangiare ritmo, bere canzonette, e non dormire. Avere il sonno interrotto, attraversato, impastoiato da uno stupido juke-box. Oh, quel mostro verde, giallo e rosso… Protestai, scrissi, inoltrai reclami a tutte le autorità possibili ed immaginabili. Non mi risposero nemmeno. Da un amico militare comprai una bomba a mano. Mi dispiace per il barista, soprattutto dopo che ho saputo che era orfano di padre e madre, come me. Spero proprio che la mia mammetta mi perdoni. L’ho fatto per lei: non posso cambiare casa.


A domani. Un abbraccio, GuruKonK.




Libri, idee regalo: Edizioni Sellerio (novità del mese)

sabato 16 febbraio 2008

200 orgasmi al giorno


Duecento orgasmi al giorno, scatenati da qualunque tipo di vibrazione percepita: dal passaggio di un treno al soffio dell’asciugacapelli, fino al monotono ronzio della fotocopiatrice. Questo il destino di Sarah Carmen, una bella 24enne londinese, affetta da “Permanent Sexual Arousal Syndrome” (PSAS). Si tratta di un disagio che aumenta il flusso sanguigno agli organi sessuali, rendendo difficoltoso e imbarazzante anche il gesto più banale. Dopo aver inutilmente cercato aiuto dalla medicina, Sarah Carmen ha deciso di raccontare la sua storia al tabloid “News of the World”.

A volte faccio così tanto sesso che mi annoio” ha raccontato la ragazza in un’intervista di 40 minuti, durante la quale ha avuto ben cinque orgasmi “ma direi che gli uomini con i quali dormo non devono fare grandi sforzi con me, perché raggiungo il piacere molto facilmente”. Sarah ha cominciato a soffrire di questa sindrome a 19 anni, dopo che le sono stati prescritti degli antidepressivi. Ed è convinta che quelle pastiglie abbiano in qualche modo contribuito a scatenarle il problema: “Nel giro di un paio di settimane dopo averle prese ho iniziato a sentirmi sempre più eccitata e ad avere orgasmi senza fine. Ricordo che ero a letto con il mio fidanzato, stavamo facendo sesso da ore e lui rimase sconvolto quando si rese conto di quante volte raggiungevo l’orgasmo. Poi, però, successe anche dopo il sesso. Stavo pensando a quello che avevamo fatto a letto e ho cominciato a sentirmi sempre più eccitata, fino a quando sono arrivata al culmine! Per sei mesi ho avuto 150 orgasmi al giorno e adesso sono almeno 200!”.

La ragazza lavora come estetista in un salone dove le vibrazioni degli asciugacapelli e di altri apparecchi simili acutizzano i suoi sintomi. “Ogni cosa mi può scatenare delle pulsioni incontrollate, visto soprattutto gli strumenti che adopero per la mia attività. Alcune delle mie clienti abituali sono a conoscenza del mio problema, ma spiegarlo a quelle nuove non è affatto semplice. Magari sono nel bel mezzo di un trattamento e mi sento arrivare l’orgasmo e, credetemi, è davvero imbarazzante. Ricordo che una volta stavo facendo una ceretta inguinale e non potevo andarmene, così ho fatto finta di avere un crampo al piede per soffocare i sospiri, fino a quando il momento è passato. Ormai le mie colleghe lo sanno: se faccio un colpo di tosse e corro in bagno, portano alla cliente una rivista e una tazza di tè…”.

Per le sue amiche, Sarah è fortunatissima poiché “pensano che sia una gran cosa e probabilmente ho più orgasmi io in un solo giorno che loro in un anno” ma con la sua famiglia la ragazza non ha avuto il coraggio di affrontare la questione. “Mamma e papà pensano che certi miei comportamenti siano un po’ strambi, ma credono che io sia solo un po’ iperattiva”. La storia con il ragazzo con cui stava quando scoprì di soffrire di questa sindrome finì dopo qualche mese, ma i successivi partner di Sarah hanno faticato molto a stare dietro alle sue voglie sessuali. “A volte vorrei avere una vita normale, come tutti. La cosa più imbarazzante che mi è successa è stato avere un orgasmo mentre rispondevo a una ricerca di marketing: mi sono dovuta alzare e scappare via”. Una volta la ragazza ha partecipato anche a una riunione dei “Sex Addicts’ Anonymous”, perché convinta di essere diventata dipendente dal sesso: “Ma quando sono entrata in quella stanza, ho visto quella gente e ascoltato le loro storie, ho capito che non era davvero il mio caso. Ora sono arrivata alla conclusione che si possa convivere con questa sindrome e sono fortunata, perché tutte le persone sono molto gentili con me e si rendono conto del mio problema”.

Sarah Carmen, parlando coraggiosamente del suo disturbo, ha permesso a donne con la stessa sindrome di uscire dalla solitudine per affrontare il problema. Purtroppo dalla PSAS non si può guarire, tuttavia ogni donna può trovare un particolare “modus vivendi” che meglio si adatti al suo stile di vita.

E’ il caso, ad esempio, di Ellie Allen, che non solo riesce a convivere con la PSAS, ma non ha neppure perso un certo senso dell'umorismo. Dice: “E’ molto difficile trovare un uomo che segua il mio ritmo, ma almeno li faccio tutti contenti: mi fanno raggiungere l'apice nei primi minuti e ne guadagna la loro autostima. Dopo avere fatto l'amore con me si sentono tutti dei superuomini!”.

Che dire? Non le si può dare tutti i torti, vero?

Attendo come sempre i vostri sagaci commenti e vi do appuntamento a domani per un nuovo post.

Un abbraccio, GuruKonK.



Nell’immagine: un’opera senza titolo di Guido Venturini.

venerdì 15 febbraio 2008

Il lato oscuro di San Valentino


Nella prima stesura del post di ieri, quello intitolato “Chi odia San Valentino?”, era presente una parte che avevo preferito eliminare dalla versione finale; poichè parlava del lato più tragico e potenzialmente violento di questa ricorrenza. Infatti durante il 14 febbraio, proprio come succede con l’arrivo del Natale, molte persone si sentono schiacciate dalla solitudine. Non è certo un caso se con l’arrivo di tali giornate si registrano ogni anno delle rapide impennate di omicidi e suicidi. Come detto, dal post di ieri avevo preferito cancellare ogni riferimento diretto a questo lato brutale ed efferato della festa degli innamorati. Purtroppo ci ha pensato la cronaca nera a tracciare questo doloroso parallelo.

Come avrete già saputo, negli USA c’è stata l’ennesima strage in un campus scolastico. Questa volta è toccato alla “Northern Illinois University” balzare agli “onori” della cronaca per un orribile fatto di sangue. Un ex studente ha fatto irruzione in un’aula, armato di due pistole e un fucile, aprendo il fuoco sugli studenti, prima di suicidarsi. Il bilancio parla di sette vittime (compreso l’aggressore) e di sedici feriti, molti dei quali versano tuttora in gravi condizioni. Vi risparmio l’esatta cronaca di quegli istanti di terrore, anche perché giornali e TV non si lasciano mai sfuggire i racconti dettagliati di simili bagni di sangue…

Come vi avevo lasciato intendere in entrata, oggi vi voglio parlare del cosiddetto “lato oscuro” del giorno di San Valentino. Infatti nel XX secolo (ma non solo) il 14 febbraio si è fatto ricordare per alcune circostanze tragiche. Sono certo che alcuni di voi non ricorderanno molti degli eventi che vi voglio presentare, e proprio per questa ragione ritengo interessante affrontare questo tema.

1929 – Giorno infausto per gli Stati Uniti, ricordato come la “Strage di San Valentino”. Il famoso boss Al Capone, mandò i propri uomini a uccidere quelli di un boss rivale, noto come Bugs Moran. Ambedue le bande erano ansiose di controllare la città di Chicago. Gli uomini di Al Capone si presentarono vestiti da poliziotti e sterminarono Moran e i suoi scagnozzi, dopo averli fatti mettere al muro per quello che sembrava essere un normale controllo delle forze dell'ordine.

1942 – Altro massacro celebre, che questa volta si consuma in Malesia, a rendere infelice la festa degli innamorati. È noto come “Il massacro dell'Alexandra Hospital”: in piena seconda guerra mondiale le truppe giapponesi fanno strage di malati in un ospedale, nonostante la bandiera bianca fatta sventolare dal primario: 500 le vittime inermi.

1942 – Nello stesso anno, e nel solito giorno, il generale statunitense Dewitt mandò un memorandum in cui si dava inizio alla detenzione dei giapponesi nei campi di concentramento americani. Un capitolo poco conosciuto della Seconda Guerra Mondiale, che ha visto i cittadini americani di origine nipponica subire una sorte simile a quella degli ebrei tedeschi. In quegli anni negli USA bastava avere gli occhi a mandorla per vedersi confiscare ogni bene dall’esercito e venire deportati nei campi di lavoro.

1945 – Inghilterra e Stati Uniti regalano un San Valentino di sangue agli abitanti di Dresda: la città tedesca viene bombardata a tappeto. Il numero delle vittime è rimasto imprecisato, gli storici parlano di un minimo di 100’000 ed un massimo di 200'000 morti.

1965Malcolm X, l’eroico attivista per i diritti civili degli afroamericani, trascorse un giorno di San Valentino piuttosto insolito. Infatti, lui e la sua famiglia sopravvissero ad un attentato dinamitardo contro la loro abitazione. Purtroppo Malcolm X morì pochi giorni dopo, ucciso da tre colpi di arma da fuoco.

1989 – Pessima giornata per Salman Rushdie, l'autore del romanzo “I versi satanici”, preso di mira da Khomeini e dichiarato blasfemo (con tanto di condanna a morte) esattamente nel giorno degli innamorati.

2003 – Un 14 febbraio di repressione nello Zimbawe, dove un centinaio di donne sono sparite nel nulla, dopo essere state arrestate per aver protestato contro le disuguaglianze economiche e sociali in atto nel Paese africano. Nei giorni seguenti il loro movimento politico (Woza) è stato dichiarato illegale.

2004 – San Valentino gelido per alcuni cittadini moscoviti. E non solo perché da quelle parti fa spesso freddo. Un parco acquatico è crollato a causa di difetti di costruzione, lasciando al freddo i visitatori ma soprattutto condannando a morte 48 di essi.

2006 – Anche nel 2006 il 14 febbraio non è stato fortunato. Circa 400 anziane donne, a Washington, sono state arrestate con la colpa di aver protestato contro la guerra in Iraq, offrendosi loro stesse come combattenti. Il loro slogan “se proprio qualcuno in Iraq deve morire, che almeno siano i vecchi”, non è servito ad evitare loro un’accusa di favoreggiamento del terrorismo islamico.

2007 – Il 14 febbraio dell'anno scorso, nella provincia sudanese del Darfur, un commando di Janjaweed fece irruzione in un villaggio poco lontano da Nyala, uccidendo quasi 1'000 persone.

2008 – Come ben sapete un dottorando della Northern Illinois University, ha fatto irruzione in un’aula ed ha aperto il fuoco sugli studenti, prima di togliersi la vita. Il bilancio provvisorio parla di 7 vittime (compreso l’aggressore) e di 16 feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni.

Giunto a questo punto non saprei proprio come concludere il post. Non voglio dire che il giorno di San Valentino sia “maledetto” e che attiri la violenza più di altri momenti dell’anno. In fondo potremmo scegliere una data qualsiasi, e in pochi minuti di ricerca scopriremmo che in quel giorno si sono consumate atrocità simili (se non peggiori) a quelle legate al 14 febbraio. Ciò significa quello che in molti hanno sempre affermato: in fondo San Valentino è solo un giorno come gli altri…

Vi ringrazio di cuore per avermi gentilmente prestato la vostra attenzione anche oggi. Vi do appuntamento a domani per un altro post.

Un abbraccio, GuruKonK.



Nell’immagine: Al Capone, mandante della “Strage di San Valentino” del 1929