giovedì 28 agosto 2008

"Gli alieni esistono!"


Gli extraterrestri non solo esistono, ma somigliano anche a E.T: l’affermazione riportata dal tabloid The Sun proviene tuttavia da una fonte presumibilmente affidabile, quella dell’ex astronauta della Nasa Edgar Mitchell, sesto uomo a mettere piede sulla Luna. Gli alieni sono “amichevoli, piccoli e dai grandi occhi”, ha spiegato il 77enne Mitchell, sottolineando con logica inappuntabile come “se fossero ostili, non saremmo più qui”. “Avrete visto qualche disegno di queste piccole creature che ci paiono strane: da quel che so dalle mie fonti che sono state in contatto, sono abbastanza fedeli”.

Il fenomeno degli Ufo è reale, continua Mitchell, anche se “è stato tenuto segreto da tutti i nostri governi per gli ultimi 60 anni, ma poco a poco le notizie sono filtrate e alcuni di noi hanno avuto il privilegio di essere informati”. L’ex astronauta ha spiegato infatti di essere venuto a conoscenza della questione nel corso della sua carriera alla Nasa.

La Nasa da parte sua si è limitata a osservare di “non condividere le opinioni” in materia del suo ex dipendente, definito tuttavia come “un uomo dotato di una notevole intelligenza e di un'anima da grande patriota americano”. Mitchell condusse inoltre degli esperimenti (a quanto pare del tutto personalmente) di telecinesi e comunicazioni psichiche durante il volo dell’Apollo 14. I risultati di tali test non sono noti.

La missione dell’Apollo 14 (la terza a raggiungere il nostro satellite) è l’unica dell’intero programma ad aver annoverato nell’equipaggio un membro dei sette primi astronauti scelti per il “Mercury”: Alan Shepard (che la Marina provvide a promuovere ad ammiraglio) è anche il più anziano dei dodici ad aver messo piede sulla Luna.

Per concludere, come disse il buon David Duchovny nei panni dell’agente dell’FBI Fox Mulder: I want to believe…

GuruKonK



Fonte: sito web del quotidiano “La Stampa



Nell’immagine: E.T., l’adorabile (o detestabile) extraterrestre portato sugli schermi dal genio di Steven Spielberg.

domenica 24 agosto 2008

Cellulari pericolosi


Notizie allarmanti per i maniaci del cellulare arrivano dall’Università di Pittsburgh: i telefonini andrebbero sempre utilizzati con parsimonia e con gli auricolari. Una precauzione da adottare soprattutto dai giovani, i cui organi sono ancora in crescita e di sviluppo. Le conclusioni risultano completamente diverse rispetto ad altri studi, ma se i ricercatori della Pennsylvania dovessero avere ragione tra qualche decennio potremmo pentirci amaramente di aver guardato con indifferenza all’80% di under 18 che non si stacca mai dal cellulare (nemmeno a scuola e quando dorme).

Continuano a alternarsi gli esiti di approfonditi studi sui rischi per il cervello derivanti dall’uso dei telefoni cellulari: la versione stavolta è in chiave allarmistica e proviene da uno dei più importanti centri mondiali per la ricerca sul cancro: l’Università di Pittsburgh. Qui i ricercatori hanno paragonato i cellulari a una vera e propria roulette russa per la salute: proprio per evitare l’aumento di rischi di tumori al cervello i telefonini, in pratica, andrebbero sempre utilizzati con parsimonia e possibilmente con gli auricolari. I suggerimenti si spingono verso situazioni sinora mai considerate, come quella di non usare i cellulari in luoghi pubblici ristretti, come gli autobus, per non mettere a rischio le persone vicine. Questo mi da un po’ di brividi…

Ma la raccomandazione più importante riguarda ancora una volta i più giovani: “i primi a dover diminuire l'uso dei telefonini” fanno sapere gli studiosi della Pennsylvania “dovrebbero essere i bambini, il cui cervello è ancora in fase di crescita”. Una conclusione, che se confermata nel tempo da altre analoghe ricerche, potrebbe cambiare i costumi di vita degli under 20 di mezzo mondo. Lo scorso 9 luglio il noto mass-mediologo Derrick de Kerckhove ha affermato, durante una conferenza sui “Nativi digitali” (i giovani nati dal 1993 in poi), che durante un’ampia ricerca svolta in Canada per Motorola è emerso come l’80% dei ragazzi con meno di 18 anni non si stacchi mai dal telefonino, lasciandolo acceso e pochi centimetri anche mentre dorme.

Ed anche in Italia le cose non vanno molto meglio: una recente indagine, chiamata “Minori e telefonia mobile”, condotta dal “Centro studi minori e media” di Firenze, in scuole elementari, medie e superiori di 20 città e di 10 regioni italiane, su un campione di 2’264 studenti e 1’541 genitori, è emerso che già alle elementari 8 alunni su 10 possiedono almeno un telefonino; ma la cosa forse più sconvolgente è che alle superiori l'80% lo tiene sempre acceso in classe anche durante le lezioni (anche a dispetto della “Direttiva n. 104 del ministero della Pubblica Istruzione” del 30 novembre scorso).

Statistiche che dovrebbero far riflettere ancora di più, alla luce dell'allarme lanciato dal direttore dell'istituto oncologico dell'università statunitense: Ronald B. Herberman. Costui, in una lettera ai membri dell'ateneo, ha riportato alcuni studi preliminari (e tuttavia non ancora pubblicati) che dimostrerebbero la pericolosità dei telefonini. Herberman ha spiegato che anche se la scienza impiegherà anni prima di dimostrare la connessione tra la malattia e l'uso dei cellulari, gli utenti dovrebbero cominciare da subito a prendere delle contromisure.

Le considerazioni del centro di ricerca vanno prese sul serio non solo per la sua comprovata serietà scientifica, ma anche perché formulate in una città, Pittsburgh, che dopo essere stata considerata per anni una “la città dell’acciaio” per la forte presenza di industrie di questo genere, viene oggi definita come “il cuore pulsante delle telecomunicazioni in Pennsylvania”.

Lo studio in esame sconfessa quelli pubblicati finora, che hanno escluso qualunque rischio concreto derivante dall'uso dei cellulari. L'università dello Utah aveva ad esempio concluso all'inizio del 2006, dopo aver analizzato vari studi sull'argomento, che non è dimostrabile nessun incremento nel numero di tumori al cervello dovuto all'uso di cellulari. Alla stessa conclusione sono arrivati anche altri studi condotti al di fuori degli Stati Uniti, come in Francia e Norvegia.

Per i ricercatori dell’Università di Pittsburgh sia i dati scientifici che le caricature su internet non cambierebbero lo stato delle cose: “Anche se controversi” ha detto il direttore del centro di ricerca universitario “siamo convinti che ci siano dati sufficienti per prendere delle precauzioni nell'uso dei cellulari”.

Io mi separo con difficoltà dal mio cellulare, lo ammetto. Però mi rendo conto che alcune piccole cautele (come l'uso degli auricolari e tenere il telefono lontano dal letto quando si dorme) sono semplici da applicare e potrebbero ridurre i rischi da radiazioni. Forse tra qualche anno scopriremo che tutti questi allarmi erano ingiustificati, oppure i pericoli derivanti dall'uso intensivo del cellulare troveranno una triste conferma. Tuttavia, come spesso si dice, prevenire è meglio che curare…

GuruKonK



Fonte: “Tecnica della scuola



Nell’immagine: un sistema moderno per avere il cellulare sempre a portata di mano.

martedì 19 agosto 2008

Un uomo tutto d'oro


Dopo aver vinto ben 8 medaglie d’oro a Pechino 2008 (che lo rende l’atleta olimpico di maggior successo di tutti i tempi) Michael Phelps deve fare i conti con la gigantesca macchina di marketing che si è messa in moto alle sue spalle. Gli strateghi della pubblicità che circondano lo sportivo hanno infatti già pronto un piano tattico per capitalizzare la sua rinnovata fama. Tuttavia Michael Phelps (23 anni) non è parso per nulla turbato dalla popolarità acquisita. Anzi.

Non è una questione di soldi. Faccio quello che faccio perché amo il nuoto ed è per questo che sono qui”, ha detto il campione in un'intervista all’agenzia Reuters organizzata da uno dei suoi sponsor, la società erogatrice di carte di credito Visa. “Mi vedo come una persona normale, e lo stesso ragazzo che ero quattro anni fa, e sto vivendo un sogno”.

Visa, che sponsorizza lo sportivo dal 2002, ha detto che il successo di Phelps alle Olimpiadi di Pechino ha aumentato la sua visibilità e consentirà una campagna mondiale con il suo nome. “Michael Phelps lascia Pechino come un'icona mondiale dello sport. Ora è alla pari di personaggi come Michael Jordan, Tiger Woods e Roger Federer e si è meritato ogni briciolo del suo successo”, ha detto Michael Lynch, che gestisce la sponsorizzazione di Visa.

Gli occhi del marketing sono puntati su Michael Phelps da quando ha vinse 6 medaglie d'oro ai Giochi di Atene nel 2004, ma il successo del 2008 lo ha elevato ad una categoria più alta (con un record di ben 14 medaglie d’oro olimpiche in 4 anni!) e Phelps sembra ben avviato a diventare il nuotatore olimpico più ricco di tutti i tempi.

Prima di Pechino, è stato stimato che gli accordi di sponsorship di Phelps gli fruttassero circa 5 milioni di dollari all'anno, anche se il consulente finanziario dell'atleta non ha confermato questa cifra. Alcuni esperti di marketing pronosticano che il valore del nuotatore potrebbe aumentare in futuro fino a 30 milioni di dollari all'anno. Buon per lui, no?

GuruKonK



Fonte: sito web dell’agenzia stampa Reuters.



Nell’immagine: Michael Phelps, il nuovo fenomeno dello sport in azione.

lunedì 11 agosto 2008

Il Mystico Giudizio no. 19


Mi piace pensare a questo film, The Matador, come a un’opportunità reclamata da Pierce Brosnan per avvicinarsi a chi non ha mai avuto particolare simpatia nei suoi confronti: con questa interessante commedia probabilmente riscatta una fetta di pubblico che fino ad ora non lo aveva mai acclamato. Si dice che un grande attore coroni il proprio successo, in un determinato momento della carriera, interpretando il ruolo di un cattivo. Ma vi è un’altra fase significativa nella carriera di una stella del cinema; una situazione che funge da giro di boa, segnando il raggiungimento di una meta e l’imminente nuovo, coraggioso inizio: è quando il duro di turno, divenuto celebre per aver interpretato per anni il ruolo di un eroe severo e imperturbabile - come James Bond o John Rambo tanto per fare due esempi - esorcizza l’ampio successo riscosso in quei panni, buttandosi in una commedia.


Ci sono passate praticamente tutte le stelle del cinema: da Robert De Niro (vedi ad es. “Terapia e Pallottole – Un boss sotto stress”) a Jack Nicholson (“Terapia d’urto”). Bruce Willis dopo la trilogia di “Die Hard” e del suo inossidabile John McClane si è preso in giro con “F.B.I. Protezione Testimoni”; anche Vin Diesel, diventato uno dei duri di Hollywood per eccellenza dopo una serie di film di successo, pochi anni fa ha giocato la carta della commedia (purtroppo quella che aveva in mano non era una gran carta, vista la mediocre recitazione che ha fornito nello stucchevole “Missione tata” … concedetemelo…).

Poi è arrivato il turno di Pierce Brosnan. L’ex 007 sdrammatizza la tutto sommato ingombrante figura di James Bond con una commedia certamente meritevole di nota: The Matador, realizzata nel 2005 da Richard Shepard, uscita quest’anno in dvd, in sordina, praticamente senza pubblicità. Brosnan è co-protagonista con Greg Kinnear. Una bella coppia, una bella rivelazione. Grazie, non da ultimo, ad un copione vincente e ad una trama accattivante che Shepard ha portato sul grande schermo in modo ottimale.

E’ la storia di un killer (Brosnan), molto apprezzato nell’ambiente grazie al suo perfezionismo, che dopo anni e anni di impeccabile servizio inizia a perdere colpi. Complice una vita dissoluta fatta di notti insonni a base di alcol e sesso a go-go, questo assassino professionista inizia a non essere più impeccabile: nel suo lavoro è un gravissimo problema che può causare terribili conseguenze! E quando inizia a perdere colpi, o poco prima, la sua strada si incrocia con quella di un’aspirante uomo d’affari mansueto e conformista (Kinnear). Il killer attraversa un periodo alquanto difficile ma nemmeno il business man se la passa tanto bene… Si incontrano casualmente. L’impatto tra i due è disastroso: il primo è sgarbato, sopra le righe, poco sensibile; il secondo è innocuo, naif e ben educato. Ma col passare del tempo, l’intesa tra i due migliora, tanto che a un certo punto sembrano entrare in simbiosi.

Il film mostra le influenze che uno ha sulla vita dell’altro e come queste condizionano le rispettive storie.

Il Mystico Giudizio: in un’ora e mezza di film si sorride tanto, a volte si ride pure, ma non solo. The Matador è una commedia piacevole; un film apprezzabile.

MysteXX


Nell’immagine: i protagonisti in una sequenza del film.

lunedì 4 agosto 2008

Un mesto presagio


L'attentato di oggi nello Xinjiang non lascia molti dubbi sull'identità degli esecutori. A spingere un camion imbottito di esplosivo contro una caserma di Kashgar, uccidendo 16 poliziotti e ferendone altrettanti, è stato quasi certamente il Movimento Islamico dell'East Turkestan (Etim). Quest'ultima è la formazione terroristica degli “Uiguri”, la popolazione locale di etnia turcomanna, che da anni si batte per l'indipendenza dello Xinjiang e per la proclamazione di uno stato musulmano fondato sulla Shaaria (l’antica legge islamica, spesso spietata verso i peccatori).

Lo Xinjiang, al pari del Tibet, rappresenta il ventre molle dell'Impero Cinese. Questa immensa regione del selvaggio ovest è ricchissima di risorse naturali ed energetiche. Fu questa la ragione per cui, dopo la Rivoluzione del 1949, Mao Zedong pensò bene di inviare l'Esercito di Liberazione Popolare a liberarla, chiudendo così definitivamente la partita a risiko ingaggiata da Russia e Inghilterra oltre mezzo secolo prima per aggiudicarsi il controllo dell'Asia Centrale.

Ma la liberazione si è trasformata molto presto in una vera e propria colonizzazione da parte dei “cinesi Han”. Duecento anni fa, quando misero le mani sullo Xinjiang, gli Imperatori Qing lo chiamarono “La Nuova Frontiera”. Con la motivazione di difendere quella nuova frontiera (sterminata, labile e pericolosa) fin dalla metà degli anni '50, Pechino ha inviato nella turbolenta Provincia dell'Ovest centinaia di migliaia di militari.

Dopo l'esercito in armi è arrivato anche quello composto dai civili che ha completato l'operazione di ripopolamento e sviluppo industriale di intere zone dello Xinjiang. Risultato: mezzo secolo fa, quando si impadronirono della provincia, gli Han erano solo il 6% degli abitanti; oggi sono oltre il 40% di una popolazione che ha raggiunto i 20 milioni di persone.

Il luogo dove gli effetti della colonizzazione sono più evidenti è la capitale Urumqi. Qui ogni traccia dell'antico nomadismo uiguro è stato spazzato via per fare spazio alla modernizzazione cinese.

Tradizioni, lingua e cultura delle popolazioni nomadi turcofone e musulmane che hanno sempre vissuto in questo sconfinato lembo di sabbia compreso tra i Monti Altai, il bacino del Tarim e l'altopiano tibetano, sono invece sopravvissute a Kashgar e a Hotan, le due città periferiche che sono rimaste il cuore pulsante delle Terre dei Turchi Orientali (East Turkestan, appunto come il nome di battaglia scelto dall'organizzazione terroristica).

Qui il risentimento nei confronti dei cinesi, da sempre considerati invasori, cova da decenni sotto le ceneri di un'apparente normalità. Ma, grazie anche a una situazione di profondo sottosviluppo favorito da un'evidente ed esecrabile sperequazione economico-sociale (gli Han sono benestanti mentre gli Uiguri sono rimasti in condizioni di povertà), è sempre pronto a scoppiare. E a trasformarsi in odio omicida.

L'attentato di oggi, uno dei più gravi tra i numerosi compiuti negli ultimi 20 anni dai terroristi dell'East Turkestan, lo dimostra. La tempistica, ovviamente, non è casuale. I separatisti islamici dello Xinjiang legati ad Al Qaeda (lo stretto e impervio corridoio montuoso che collega l'Afghanistan alla Provincia cinese è il canale di collegamento tra il braccio armato uiguro e il terrorismo islamico internazionale) ha colpito a soli quattro giorni dall'inizio delle Olimpiadi di Pechino.

In tutto ciò, mentre gli esperti mettono in guardia sulla possibilità di nuovi attentati da qui al 24 agosto, c'è una circostanza inquietante: solo un paio di settimane fa, i terroristi Uiguri avevano messo a segno un altro attentato a Kunming, nella provincia di Yunnan. Che sia un avvertimento a Pechino che l'Etim è in grado di colpire anche lontano dal cortile di casa? Forse. L’unica cosa certa è che un mesto presagio sta avvolgendo la vigilia dei tanto attesi giochi olimpici.

Con affetto, GuruKonK.



Fonti: sito web di “La Repubblica” e di “Il sole 24 ore



Nell’immagine: la fiaccola sorvegliata a vista.