giovedì 31 gennaio 2008

Cosa bolle in Rete? Ed. 4/08


Ultimamente ho un po’ stravolto il programma del blog, rimandando alcune rubriche. Alcuni di voi si saranno chiesti, ad esempio, perché non ho pubblicato la 4.a edizione di “Cosa bolle in Rete?”. Devo confessarvi che non c’è un vero e proprio motivo. A volte, semplicemente, l’ispirazione del momento mi costringere a scrivere e pubblicare un determinato post in un giorno che, originariamente, sarebbe dedicato ad un Rubrica. Tuttavia, credetemi, non è mia intenzione cancellare degli appuntamenti quasi “storici” che mi hanno accompagnato e portato fortuna fin dalla nascita di questo Blog. Per tali ragioni, e bando alle ciance, vi presento la nuova edizione di “Cosa bolle in Rete”.

I tempi sono proprio cambiati: una volta ci si chiudeva tra le mura di casa per cercare di abbozzare qualche pagina e riuscire finalmente a trovare la giusta ispirazione per la scrittura di un racconto o addirittura di un romanzo. Ora gli artisti moderni, rifuggono le pareti di casa propria, l'appartamento condiviso magari con altri coinquilini troppo chiassosi, le tentazioni domestiche quali possono essere il televisore, Internet, la cucina, il telefono, la musica e preferiscono andare a scrivere nelle stanze della scrittura o “writer's room”. Il web, da questo punto di vista, offre interessanti occasioni di scambio tra scrittori e lettori.

I link della settimana

Definire le regole
Esempio di stanza della scrittura virtuale (in inglese) con tanti suggerimenti per chi si accinge a questo mestiere e ha bisogno di essere orientato in un mondo pieno di insidie. Ecco le regole basilari su quello che è bene fare e quello che invece è meglio evitare.
http://lightandshadeblog.blogspot.com/

Book Web TV
Si tratta di una Web TV (in italiano!) dedicata esclusivamente ai libri fatta dai lettori e dagli scrittori stessi perché gli autori non solo scrivono ma anche parlano. Si possono scegliere tra 6 diversi canali, su quello principale troverete, ad esempio, Flavio Oreglio. In più approfondimenti, premi letterari, interviste, classifiche, segnalazioni, recensioni...
http://www.booksweb.tv/

Anobii
Anobii sta creando le community di appassionati di lettura più complete e gustose”: ciascuno può realizzare la propria libreria virtuale inserendo i titoli dei libri preferiti e può poi decidere se rendere il tutto pubblico o meno. In questo modo c'è l'opportunità di entrare in contatto con persone che hanno gli stessi gusti letterari. Insomma, su Anobii potete trovare non solo libri, ma anche interessanti opinioni sui vostri temi preferiti. Il tutto è disponibile in varie lingue, tra cui l’italiano.
http://www.anobii.com/

Modi di dire
Raddrizzare le gambe ai cani; mangiare il grano in erba; ridere verde; portar nottole ad Atene: che cosa significano? La lingua italiana è ricca di modi di dire a proposito di personaggi, miti, animali, piante, fiori, colori, ma non sempre se ne conosce il significato preciso. Questo sito potrà svelare gli “arcani” segreti nascosti nei modi di dire e vi riserverà anche qualche interessante sorpresa. A mio parere però, il lavoro grafico lascia decisamente a desiderare.
http://digilander.libero.it/Lucadia


Spero davvero che abbiate apprezzato l’edizione di questa settimana di “Cosa bolle in Rete”. Naturalmente, se qualcuno di voi fosse a conoscenza di siti, blog o portali interessanti e volesse divulgarli, mi può contattare tramite questo blog ed inserirò volentieri la segnalazione nella prossima edizione.

Un abbraccio, GuruKonk.



Immagine: “Calamaio e Penna” (1978), olio su tela di Giuseppe Scalich

mercoledì 30 gennaio 2008

Il deserto blu


Il blu è il colore del deserto, dove né alghe né pesci trovano cibo per nutrirsi, l'acqua è un brodo caldo e insipido, tutto ciò che è vita preferisce restare alla larga. Questo tipo di vuoto si trova sempre più spesso negli oceani, in aree che diventano più vaste con il progredire del riscaldamento climatico. Il satellite della Nasa “SeaWiFs” ha calcolato che dal 1996 ad oggi le superfici marine prive di vita sono aumentate del 15%: l'equivalente di 6,6 milioni di chilometri quadri in più. Tra acque e terre emerse, i deserti coprono ora il 40% della superficie del pianeta. “Abbiamo osservato questo fenomeno in tutti i grandi oceani” spiega Jeffrey Polovina del NMFS (il servizio governativo americano sugli oceani), autore di uno studio sulla salute del mare pubblicato dalla rivista “Geophysical Research Letters”.

Visto dallo spazio, il mare senza vita assume un colore blu cupo, in contrasto al verde-clorofilla delle aree nelle quali la catena alimentare può prosperare in tranquillità. Al paradosso del deserto in mezzo all'acqua, si aggiunge quello del pianeta diventato troppo azzurro, privo di quel verde da cui traggono nutrimento molti pesci e cetacei. Il fenomeno del riscaldamento delle acque superficiali, che blocca la circolazione delle correnti e lo scambio di sostanze nutritive tra gli strati dell'oceano, non è certo una scoperta recente. “Ma nessuno dei nostri calcoli aveva previsto un progresso così rapido” dice Jeff Polovina. “Negli ultimi 9 anni i deserti si sono estesi con una rapidità 10 volte superiore al previsto”. Nei mari italiani la situazione è ancora più grave: “L'estensione delle aree desertiche nel Tirreno e nell'Adriatico si aggira intorno al 20 per cento” spiega Silvio Greco, ricercatore dell'Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare). “L'interruzione della circolazione dell'acqua agisce su un ecosistema già compromesso da pesca eccessiva ed inquinamento”.

La mancanza di inverni rigidi impedisce all'acqua di superficie di raffreddarsi e quindi di sprofondare verso gli strati bassi degli oceani. Dagli abissi, normalmente, è l'acqua tiepida a risalire, portando in superficie i nutrienti di cui è ricca. La decomposizione degli organismi marini riempie infatti i fondali di sostanze nutritive che negli abissi sono destinate a rimanere inutilizzate, mentre in superficie, unite al calore e alla luce del sole, permettono alla fotosintesi clorofilliana di innescarsi all'interno di alcune minuscole alghe unicellulari. Ed è proprio con la trasformazione di sostanze inorganiche come i sali in elementi organici che ha inizio il magico fenomeno della vita.

Ciò che accade sulla terra con la catena di erba, animali erbivori e carnivori predatori, si ripete (o almeno dovrebbe) negli oceani. Nelle aree che appaiono verdi agli occhi del satellite, le alghe unicellulari nutrono esseri viventi sempre più grandi e complessi, fino alle enormi balene. Ma al centro dei grandi oceani, lontano dalle foci dei fiumi che rilasciano comunque una qualche forma di sostanza nutriente (anche se drogata dall'inquinamento) il satellite della Nasa di anno in anno ha trovato zone verdi sempre più esili. L'assenza di clorofilla ha tranciato di netto la catena alimentare, allontanando una dopo l'altra tutte le specie viventi dalle “zone blu”. “L'estensione dei deserti negli oceani” afferma Jeffrey Polovina “è correlata all'aumento della temperatura superficiale. Il fenomeno si sta espandendo rapidamente, soprattutto nell'Atlantico settentrionale. Ma nessun bacino si salva, a eccezione dell'Oceano Indiano meridionale. Per ora.”.

Ogni anno, in media, l'area dei “deserti blu” si amplia di 800mila chilometri quadrati. E dire che una delle strategie escogitate per combattere l'effetto serra consiste proprio nell'aumentare la popolazione delle alghe unicellulari, gettando ferro e altri sali nutrienti nell'oceano. Accelerando la fotosintesi clorofilliana, infatti, gli scienziati sperano di aumentare l'assorbimento di anidride carbonica da parte delle alghe, ripulendo l'atmosfera dal gas serra che rimane l'indiziato numero uno per il fenomeno del riscaldamento climatico.

Sempre più convinti che i cambiamenti in atto siano opera dell'uomo e delle sue attività industriali sono anche gli scienziati della G.S.A. (Geological Society of America). Negli ultimi due secoli, tanto profonde sono state le cicatrici inferte alla Terra e alla sua atmosfera dalla nostra specie, che i geologi statunitensi hanno proposto di ribattezzare l'era attuale “Antropocene”: l’età dell'uomo. Caratterizzata da alte concentrazioni di piombo nell'aria e nell'acqua, un'inondazione di anidride carbonica e altri gas serra nell'atmosfera, dighe che imbrigliano i fiumi e impediscono ai sedimenti fertilizzanti di riversarsi nel mare, oceani più poveri di vita e di un blu sempre più intenso.

Da questi punti di vista, l’impatto che l’homo sapiens sapiens ha avuto sul pianeta non è minimamente paragonabile a quello di nessuna altra specie, nella pur lunga storia della Terra. Tuttavia sono certo che la nostra civiltà possegga tutti i mezzi tecnologici necessari per cambiare rotta e “riparare” i danni prodotti dalle nostra attività. Forse quello che manca è la volontà di farlo. Ho come l'impressione che i nostri leader non abbiano ancora l'esatta percezione dei cambiamenti, potenzialmente epocali, che si sono innescati sul nostro pianeta.

Sono perfettamente cosciente che non è cosa facile attirare l’attenzione su temi del genere. Per questo motivo ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto fino in fondo questo post. Ora non mi resta che sperare di ricevere un buon numero di commenti, in dimostrazione che questo argomento abbia suscitato un po’ d’interesse.

Un caro saluto a tutti, GuruKonk.





Notizie e dati liberamente tratti da “L’oceano deserto” di E.Dusi

martedì 29 gennaio 2008

Carta igienica truffaldina

Per la serie “I grandi problemi del mondo” oggi parliamo di carta igienica. Arriva dagli USA la notizia del pensionato Leonard Hill che, evidentemente in preda alla noia, ha ben deciso di iniziare ad investigare sulla reale lunghezza dei rotoli di carta igienica. Tutto è nato quando sua moglie, un brutto un giorno, si è lamentata che un pacco da 12 rotoli fosse durato solo 3 giorni, mentre un altro pacco da 4 fosse durato 4 giorni. Dodici rotoli in tre giorni? I coniugi Hill dovrebbero riconsiderare la loro dieta…

Mr. Hill ha così deciso di andare in fondo a questa storia e di scoprire come questo fosse potuto accadere. Da quel giorno ha iniziato a contare tutti i fogli che compongono i vari rotoli per scoprire se il numero di strappi riportato sulla confezione trova riscontro nel rotolo. Hill è così giunto ad una scoperta incredibile, rinchiuso nel bagno del seminterrato ha iniziato la sua indagine su un primo pacco da 12 e dopo una settimana è emerso che la media di fogli per ogni rotolo era di 156 fogli contro i 198 pubblicizzati.

Preoccupato, l'uomo, ha immediatamente chiamato il numero verde della casa produttrice del pacco da lui esaminato. L'azienda gli ha così spedito un coupon gratuito a casa. Hill ha provato a ricontare gli strappi di un pacco da 12 e ancora una volta il numero è risultato inferiore alle aspettative con una variazione di due, tre strappi massimo per rotolo.

Un giornalista del “Denver Post” (giornale che riporta la notizia) anche lui preoccupato per il serio problema di Mr. Hill, ha deciso di mettersi a contare i fogli di 9 rotoli di 5 diverse marche, constatando però che in nessuno di questi il numero di strappi era inferiore a quello pubblicizzato sulla confezione.

Il signor Hill si è detto contento dei risultati ottenuti dal “Denver Post”, convinto che finalmente le case produttrici di carta igienica abbiano ricalibrato i contatori dei macchinari avvolgenti. Una volta risolto il problema carta igienica Leo Hill ha affermato di aver provato a contare anche gli stuzzicadenti. Risultato? 200 bastoncini contro i 250 riportati sulla confezione. Ma questa volta Hill si è arreso, asserendo che il conteggio degli stuzzicadenti risulta troppo lungo e che lui non ha tempo da perdere!

Cari amici, sono certo che da oggi dormirete sonni tranquilli sapendo che al mondo ci sono uomini come Leonard Hill e giornali come il “Denver Post” che vegliano sulla nostra carta igienica!

E noi che ci lamentiamo delle notizie trash pubblicate dai nostri “media”…

Un caro saluto, GuruKonk.



Nell’immagine: il signor Leonard Hill, il contatore umano.

lunedì 28 gennaio 2008

Il Mystico Giudizio no. 5


Un vero godimento per noi sfegatati amanti dei Simpson! Ben un’ora e mezza in compagnia della buffa comunità di Springfield… che pacchia! “The Simpsons Movie” ci è piaciuto senza riserve, dai contenuti alla realizzazione tecnica. Quando il film è uscito al cinema per GuruKonk e il sottoscritto si è posto un dilemma: che fare? Corriamo a vederlo sul grande schermo oppure attendiamo il dvd per gustarcelo intimamente, gelosamente, tra le pareti di casa? Ci abbiamo pensato a lungo, poi abbiamo deciso di aspettare.

Infatti al cinema avremmo corso un rischio per noi inaccettabile, che spiego: partendo dal presupposto che il film sarebbe stato all’altezza delle aspettative, c’era da aspettarsi un susseguirsi di gag esilaranti, una dietro l’altra, senza tregua. Ebbene, decine di persone che ridono simultaneamente all’interno della sala cinematografica per una battuta finiscono col coprire la battuta successiva. Tragedia! L’ipotesi di perderci anche solo un secondo del film non era nemmeno da prendere in considerazione.

Trovate che siamo un po’ eccessivi? Può darsi. Comunque abbiamo deciso di aspettare l’uscita del dvd e quando finalmente l’abbiamo guardato, l’altra sera, ci siamo presi la libertà di interromperlo a piacimento per concederci il tempo di ridere o commentare le situazioni e di “tirarlo indietro” di qualche secondo per rivedere le scene migliori ogni volta che ci andava. Insomma, ce lo siamo gustato alla grande. I momenti clou sono così tanti che la nostra personalissima proiezione ha superato le due ore, nonostante la durata del film sia di 87 minuti…

Come tutti coloro che in questi anni si sono guardati e riguardati ogni singola puntata trasmessa in tv, siamo stati abituati da Matt Groening e collaboratori a farci raccontare storie da 20 minuti ed eravamo curiosi di sapere come i realizzatori del mitico cartone animato avrebbero impostato la trama su un tempo quattro o cinque volte più dilatato. L’hanno fatto alla grande, a nostro avviso. La trasformazione dei Simpson da mini-puntata in lungometraggio è avvenuta in modo naturale, senza forzare la natura del cartone animato, rispettando le regole artistiche che hanno sempre contraddistinto le puntate trasmesse in tv: le citazioni cinematografiche, la partecipazione di ospiti famosi che si prestano al gioco (nel film è Tom Hanks a dare la voce che interpreta la sua stessa caricatura), i tormentoni, gli “spunti di riflessione”, la critica sociale, l’irriverenza, il continuo alternarsi di situazioni sceme, genialità e momenti commoventi.

Inoltre c’è da dire che i contenuti extra del dvd propongono, tra le altre cose, alcune scene eliminate (che abbiamo pure simpaticamente apprezzato) e i numerosi “trailer” del film che ne anticipato l’uscita e che hanno reso l’attesa della visione quasi insopportabile per i veri fans.

Beh, che aggiungere… siamo ancora un po’ sballati dall’esperienza inebriante… Un suggerimento: non abbiate troppa fretta di fermare il dvd una volta iniziati i titoli di coda. Mi fermo qui. Solo un ultimo commento al film: “eccellente”, per dirla con Mr. Burns.

Un caro saluto dal vostro MysteXX.


Nota finale
Oggi non ho voluto scrivere nessuna introduzione al post di MysteXX, in fondo è perfettamente in grado di camminare con le proprie gambe, non trovate? Mi permetto di intervenire in chiusura solo per una segnalazione. Il sito ufficiale (in italiano!) del film dei Simpson dovete proprio visitarlo! Potete fare un fantastico tour virtuale della città Springfield, potete entrare (per esempio) nella taverna di Boe e interagire con i tipici avventori. Potete creare un vostro personale avatar ed usarlo per scoprire i segreti della città e dei suoi abitanti. Oppure potete saggiare la vostra abilità con uno dei divertentissimi mini-giochi nascosti un po’ ovunque. Insomma, basta perdere tempo sul mio blog (però tornateci, per favore…) e correte subito a Springfield!

Ci vediamo davanti al negozio di Apu, GuruKonk.


PS: nel gioco della “Sfera Della Morte” sono un fenomeno!

domenica 27 gennaio 2008

Il giorno della memoria


Domenica 27 gennaio. Oggi è il “Giorno della memoria”, celebrato per ricordare, in tutto il mondo, gli orrori della Shoa. In una giornata simile non posso scrivere di nessun altro argomento, credo che sarete d’accordo con me. Tuttavia non voglio cadere in facili retoriche o in irrilevanti luoghi comuni. L’Olocausto fu, con tutta probabilità, la peggior atrocità ideata, pianificata e realizzata dal genere umano. Ogni altra considerazione da parte mia sarebbe di certo inutile.

In una giornata così particolare, ho pensato di selezionare per voi due testimonianze di chi, in quegli anni, s’era trovato ad un passo dalla morte e si è salvato, strisciando tra i fanghi dell’orrore.


Lavorando ad Auschwitz
testimonianza di Goti Bauer

Dicevano che eravamo diretti ad un campo di lavoro; come avremmo potuto credere che dei bimbetti, dei neonati, dei malati servissero a questo scopo? Alle nostre domande non venivano date risposte plausibili; non era importante convincerci, era importante tenerci tranquilli perché non esplodesse il panico (…).

Eravamo stretti come sardine, più di cinquanta per vagone, ogni giorno più disperati, più rassegnati. Ricordo il ribrezzo per i primi pidocchi che ci trovammo addosso, le cimici intorno. Lo sferragliare del treno copriva i singhiozzi sommessi delle madri, non i pianti disperati dei bimbi. Avevano fame, avevano tanta sete, non avevano il minimo spazio per muoversi. Ricordo la folle tentazione di fuggire che mi prese ad Ora, prima del Brennero, dove ci fecero scendere per qualche momento. Non osai. Cosa sarebbe successo agli altri, ammesso che vi fossi riuscita? Sì, perché secondo il codice nazista per ogni infrazione non pagava solo il colpevole ma quanti gli stavano intorno (…).

Il viaggio durò una settimana, la sera del 22 maggio arrivammo a Birkenau (…).

C’erano (…) anche le guardie SS con i cani lupo a controllare che tutto funzionasse e che la disciplina fosse rispettata. Quei cani erano addestrati apposta per azzannare e sbranare i trasgressori. La mia squadra fu per un certo tempo adibita alla bonifica di terreni paludosi sulle rive della Vistola. Il luogo era a parecchi chilometri da Birkenau: vi andavamo a piedi, in fila per cinque e guai a chi non teneva il passo. Dovevamo prosciugare la zona acquitrinosa, svuotandola a palate dalla melma e riempiendola di ghiaia che altre prigioniere ricavavano macinando pietre in grosse trituratici azionate a mano.

Qualche settimana dopo ci mandarono più lontano, a molti chilometri di distanza da Birkenau. Ci portavano nei camion, dovevamo approntare strutture difensive per l’esercito del “grande Reich”, in vista del fronte russo che si stava avvicinando. Eravamo nell’agosto del 1944 ed era già in atto la ritirata tedesca. Scavavamo trincee, un lavoro pesantissimo che diventava di giorno in giorno più tremendo via via che le condizioni climatiche peggioravano. In Polonia l’autunno e poi l’inverno arrivano molto prima che da noi, per cui al freddo, sotto l’acqua, vestite di stracci, con le SS sul bordo della fossa a controllare che la pala fosse abbastanza piena, era un indescrivibile supplizio. Non ci pensavano due volte ad aizzarti contro il cane e quando succedeva, la malcapitata veniva riportata al campo a braccia e quasi mai sopravviveva. In lontananza vedevamo una bianca casetta di contadini. Sembrava un miraggio, gente vi entrava, gente ne usciva: era la vita. Dal camino saliva un lieve filo di fumo: immaginavi la pentola sulla stufa, la famiglia riunita intorno al desco. Ricordo quella casa come il più grande desiderio che io abbia mai avuto: potervi arrivare, nascondermi, scaldarmi al tepore di quella stufa, passarvi il resto dei miei giorni.

A mezzogiorno c’era una sosta e ci veniva dato un mestolo di zuppa di rape. C’è chi sorseggiava quella brodaglia lentamente per farla durare più a lungo e chi invece la trangugiava in fretta perché non resisteva un minuto di più. Chissà cosa avremmo fatto per averne un altro mezzo mestolo, tanta era la nostra insaziabile fame. (…)

La signora Bauer fu liberata nei pressi Theresienstadt il 9 maggio 1945 dall’esercito sovietico che avanzava verso ovest. Suo padre, suo fratello e altri membri della sua famiglia morirono nel campo di Auschwitz.GuruKonk


Strisciando verso la Svizzera
testimonianza di Fabio Levi

Sono arrivato in Svizzera di notte, al buio. Scivolando giù dalla discesa sono rotolato con la valigia cadendo su un prato. In quel momento sono stato abbagliato da una luce, come fosse quella di un faro dell'automobile, e una voce ha detto: “chi va là, chi va là”. I soldati svizzeri parlavano italiano e mi hanno chiesto: “chi sei?”. Ho spiegato loro che ero scappato dall'Italia.

Mentre mi accompagnavano al Comando, in fondo al paese vedevo le luci, le automobili che circolavano coi fari accesi, e mi pareva d'impazzire. In Italia da ormai quattro anni, per paura dei bombardamenti, per le strade non c'era nessuna luce. Chi si ricordava più com'era il mondo quattro anni prima? Il giorno successivo al mio arrivo in Svizzera ho visto un soldato che mangiava una banana. Per noi era impensabile perché le banane stavano in Africa e da noi, in Italia, non arrivava più niente. Non c'era più neppure il pane bianco. Gustarlo nuovamente mi sembrava impossibile. Forse ero arrivato in Paradiso?

Prima di smistarmi gli svizzeri m'interrogarono. Un sergente mi chiese per quale ragioni fossi fuggito laggiù. Gli risposi che ero ebreo e lui pretese il certificato. Che follia! In Italia se avessi dimostrato di essere ebreo sarei finito male, in Svizzera invece mi chiedevano un certificato. Ho sorriso, ero finito in un Paese “normale” e in quegli anni non era certo cosa da poco. In quel momento capii di essere in salvo.



Nell'immagine: le stemma usato per “marchiare” gli ebrei.

sabato 26 gennaio 2008

Vedere il mostro da vicino


Che l’animo umano spesso rincorra la bruttezza e non la bellezza è cosa nota. Tuttavia, scoprire che oggi la bruttezza è stata persino sorpassata dalla vergogna e dalla brutalità è una cosa che intristisce parecchio. Qualcosa è insomma cambiato. Cosa spinge l’uomo a ricercare orrore e mostruosità? E una volta raggiunte queste ultime, cosa si aspetta trovare? Indignazione? O forse una sensazione di sicurezza nella propria “banale” quotidianità? Sono queste le domande che oggi mi sono posto, senza trovare una risposta soddisfacente ed appagante.

Lo spunto è dato dall’udienza che si sta per celebrare in questi giorni, per la strage di Erba, a seguito della quale persero la vita un bambino, sua madre, una vicina di casa e la nonna. A distanza di un anno le motivazioni di tanta barbarie non sono ancora del tutto chiare. Rancore per screzi di vicinato? Invidia e risentimento? E poi ancora: fu un raptus o ci fu premeditazione?

Il processo che sta per prendere il via sembra quasi un prodotto “hollywoodiano”. Ci sono giornalisti d’assalto, disposti a tutto per un’intervista esclusiva. Fotografi e cameraman sono perennemente in assetto da caccia. E, purtroppo, non manca il pubblico in morbosa e trepidante attesa di poter anche solo intravedere i personaggi principali di questa storia.

Olindo Romano e Rosa Bazzi saranno alla sbarra per rispondere delle accuse che vengono loro mosse. Fuori, invece, una folla attratta da questa disumana efferatezza, cercherà in tutti modi di potersi godere lo “spettacolo” del giorno, magari seduta in aula, con la speranza di vedere le spalle, o anche solo un ciuffo di capelli, dei due imputati.

Forse queste persone sperano di avere il “privilegio” d’ascoltare dalla viva voce dei familiari delle vittime tutto l’infinito dolore e la straziante sofferenza di chi ha perso una parte insostituibile della propria esistenza. Poter toccare con mano, anche solo per un attimo, la miseria e il tormento di chi ha perso tutto in pochi minuti. Oppure, per poter provare l’ebbrezza di respirare la stessa aria che hanno respirato i presunti mostri.

Proprio in questi giorni, si dice che per accaparrarsi uno dei sessanta posti a sedere a disposizione del pubblico, ci sia chi è disposto a versare al tribunale fino a 200 euro ad udienza. Si paga un biglietto come se si fosse al cinema. Come se il sangue versato ad Erba sia come il liquido colorato che si usa per i film “splatter”. No, questa non è fiction. Questa è una delle peggiori stragi famigliari della storia d’Italia. Il corpo del bambino trucidato non era un bambolotto. Le lame usate dai carnefici per sgozzare le vittime non erano di plastica. E il dolore delle famiglie che quel giorno furono spezzate non potrà svanire con i titoli di coda.

Davanti a questi fatti mi sembra di essere ritornato alla Rivoluzione Francese, quando le popolane sferruzzavano e filavano la lana nelle piazze, per poter assistere al ghigliottinamento degli antirivoluzionari. Un hobby come un altro, di sicuro, ma senza ombra di dubbio di altri tempi.

Non ho idea del perché la gente abbia bisogno di soddisfare questi bisogni morbosi. Mi è passato per la mente che forse i “buoni” vogliano confrontarsi con i “cattivi” per potersi distinguere. Oppure che vi sia la necessità di comprendere l’incomprensibile, come abbiamo tentato di fare su questo Blog con la rubrica “Delitti esemplari”. Qualcuno dice semplicemente che dietro a tutto ciò ci sia solo un esecrabile voyeurismo, malamente alimentato dai mezzi d’informazione.

Non lo so, davvero non lo so. Ho pensato, forse ingenuamente, che affrontando l’orrore si possa avere una rassicurante, quanto falsa, sensazione di poterlo governare. Sarà alla fine questa la motivazione di chi è disposto a sacrifici pur di poter assistere al processo ai coniugi Romano?

Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate voi. Sono sicuro che i vostri commenti sapranno anche oggi arricchire e valorizzare il dibattito attorno a questo tema. Vi auguro una buona serata.

Un abbraccio, GuruKonk.




Nell’immagine: i coniugi Romano, gli unici indagati per la strage di Erba.

venerdì 25 gennaio 2008

Ordinarie follie (ediz. 3.08)


Ciao a tutti. Negli scorsi giorni su questo blog abbiamo affrontato alcuni argomenti politici e scientifici. Per spezzare un po’ la routine, oggi ho deciso di pubblicare la nuova edizione di “Ordinarie follie”. Parleremo di un crudele giudice olandese che voleva impedire l’amore tra un uomo ed una pecora. Andremo poi in Corea, dove (a quanto pare) un uomo sarebbe stato ucciso dall’improvvisa esplosione del proprio cellulare e, per concludere, vedremo una bizzarra illusione della mente. Spero che, come avete sempre fatto in passato, apprezzerete anche oggi questa rubrica.


La pecora non testimonia

Di leggi strane al mondo ne esistono una quantità pressoché infinita. In Olanda, per fare un esempio, è vietato per qualsiasi uomo fare sesso con un animale che non abbia espresso il proprio consenso. Pochi giorni fa un uomo, beccato mentre copulava con una pecora, è stato però prosciolto da tutte le accuse. Il giudice ha deciso di restituirgli la libertà perché, sempre in base alla legge, per condannarlo sarebbe servita una testimonianza della vittima. Ovviamente l’ovino non ha rilasciato alcuna deposizione e, probabilmente, i legali di entrambe le parti si aspettavano una conclusione del genere. Stando a quanto riportato dal tabloid inglese “Metro”, il ministro della Giustizia olandese, Ernst Hirsch Ballin, ha dichiarato di essere intenzionato a cambiare questa legge per rendere illegale la zoofilia, indipendentemente dal fatto che l'animale “ci stia” oppure no.


Coreano ucciso dallo scoppio del cellulare

L'esplosione della batteria di un cellulare è, secondo la polizia, la causa della morte di un lavoratore della Corea del Sud, anche se il produttore del suddetto telefono ha dichiarato che il fatto appare altamente improbabile. L'uomo, identificato con il nome di Suh, è stato trovato morto sul posto di lavoro mercoledì mattina, mentre la batteria del suo telefono si trovava fusa nel taschino della camicia, ha riferito un ufficiale di polizia nel Cheongwon. “Si presume che la batteria del cellulare sia esplosa”, ha dichiarato il funzionario di polizia. E' dello stesso parere Hoon Kim, il medico che ha esaminato il corpo: “Suh presenta una bruciatura alla sinistra del petto mentre la colonna vertebrale e alcune costole sono rotte”. “Si presume che la pressione provocata dall'esplosione abbia danneggiato cuore e polmoni, il che ha portato alla sua morte”. La polizia ha reso noto che il telefono cellulare è stato fabbricato in Corea del Sud dalla LG Electronics, che è il 5° costruttore mondiale. Una storia tanto assurda quanto drammatica.


Illusioni della mente

Nvaiagdno su itnrent ho soceptro una csoa a dir pcoo srtaroidanira, parcatimntee qnuado noi legagimo una farse o in gerenale una proala, il nsorto ceelrvlo non lgege ongi sginola ltetrea che vdee, ma asismila l'itnera poarla cmoe un ttut'uno e pprroio per qsueto mtiovo scvriedno le praole seplmicemtne con la ltetera izniiale e quella fialne crorette, la ntrosa tseta rsciiurà uagulmetne a legegre qelulo che c'è scrtito. Cmoe in qeuetsa smelpice farse che mi snoo ivnetnttao.



A domani per un nuovo post, GuruKonk.



Nell’immagine: una dimostrazione di affetto tra pastore e pecora.

giovedì 24 gennaio 2008

La specie immortale



Henrietta Pleasant nasce il 18 agosto 1920 a Roanoke, in Virginia (USA). Sposa David Lacks, e con lui trasloca a nord, nel Maryland. Alla coppia si aggiungono cinque figli. Il primo febbraio del 1951, durante una visita medica, ad Henrietta Lacks viene diagnosticato un cancro alla cervice dell’utero. Nonostante le cure, il 4 ottobre 1951 muore. Viene sepolta in una fossa senza pietra tombale, nel cimitero di famiglia a Lackston. E qui finisce la storia di Henrietta Lacks. La storia delle sue cellule cancerose, invece, continua.

Infatti il medico, George Otto Gey, ha prelevato alcune cellule in modo da poterle esaminare: il cancro della Lacks è caratterizzato da una metastasi anomala e stupefacente, talmente è veloce. Non viene chiesto il consenso della donna, anche se dopo la sua morte il marito dichiara che un campione di cellule può venire studiato nella speranza che si riescano ad isolare i fattori genetici che provocano la malattia.

Le cellule HeLa (nomignolo inventato da Gey per non dover fare nome e cognome della donatrice) vengono inizialmente coltivate per studiarne l'incredibile tasso di proliferazione. Ma il loro uso si diffonde sempre di più nei laboratori, per migliaia di esperimenti biologici: le cellule HeLa sono state usate, ad esempio, per lo sviluppo del vaccino contro la poliomielite.

L'identità di Henrietta Lacks verrà rivelata nel 1971, quando un articolo su un giornale pubblicherà una foto con didascalia contenente nome e cognome. Ma per quel tempo saranno già state scoperte due caratteristiche nuove e sconcertanti delle cellule HeLa.

La prima è che le cellule HeLa sono immortali: possono dividersi e riprodursi un numero illimitato di volte in una coltura biologica, a condizione che esistano le condizioni di base di sopravvivenza. Dalle cellule tumorali “capostipiti” di Henrietta Lacks, sono nate, in 40 anni di utilizzo nelle colture di laboratorio, numerose linee evolutive. Secondo una stima, il numero totale di cellule che sono state riprodotte in laboratorio hanno ormai superato il numero complessivo di cellule contenute nell'intero corpo di Henrietta Lacks!

La seconda è che le cellule HeLa sono molto aggressive, e spesso sfuggono al controllo dei biologi: al punto che riescono in qualche modo ad infettare anche le altre colture biologiche che si trovano nello stesso laboratorio. Non si conosce esattamente il grado di contaminazione, ma dato che le colture contaminate acquisiscono il tasso di riproduzione delle HeLa, si pensa ormai che il 10-20% delle colture in vitro esistenti al mondo siano in effetti cellule HeLa.

Abbiamo dunque una cellula tumorale cancerogena praticamente immortale, veloce nel riprodursi e nel contaminare altre colture, che praticamente riesce a “vivere” da più di mezzo secolo al di fuori della persona che le ha dato origine.

Nel 1991 il biologo evoluzionista Leigh Van Valen propone addirittura di considerare le cellule HeLa come una specie completamente distinta, da lui battezzata “Helacyton gartleri”, in base ai seguenti assunti:
1) i cromosomi delle HeLa sono incompatibili con quelli umani;
2) le cellule HeLa hanno una loro nicchia ecologica;
3) possono vivere e espandersi oltre la volontà dei loro coltivatori.

La proposta è caduta nel vuoto, accolta da critiche praticamente unanimi: più che una specie, le cellule HeLa vengono considerate una linea chimerica di cellule umane, e la tumorogenesi non è un processo d’evoluzione.

Nel frattempo le cellule di Henrietta Lacks continuano ad esistere ed a moltiplicarsi. Chissà che, come alcuni dichiararono verso la fine degli anni '60 (quando si scoprirono le prime contaminazioni in altre colture), non stiano procedendo lentamente e inesorabilmente alla conquista del mondo…?

Con questo tenebroso dubbio vi saluto tutti, GuruKonk.



Nell'immagine: cellule HeLa viste al microscopio a contrasto di fase.

mercoledì 23 gennaio 2008

Tra l'incudine e il martello


Clemente Mastella sta per passare nel centrodestra. D’altronde, la quasi buffa riunione “segreta” che ha seguito le sue dimissioni con Casini, Fini ed un non meglio precisato rappresentante di Berlusconi, lasciava presagire un simile esito. Fino a poco tempo fa mi chiedevo cosa avesse l’Udeur di Mastella in comune con Bertinotti e i suoi; ora mi chiedo cosa possa unire gli ex democristiani con la Lega Nord, e la risposta non mi è piaciuta per niente. In sostanza, il governo Prodi sta esalando con tutta probabilità gli ultimi respiri. A questa notizia qualcuno esulterà, mentre c'è chi si sentirà depresso conoscendo l’alternativa: un altro governo Berlusconi. Insomma, sembra proprio che l’Italia sia stretta tra due mali. Tra l'incudine e il martello.

Da un lato c'è un esecutivo nato zoppo che, almeno sulla carta, aveva preso dei precisi impegni per una politica sociale di sinistra che non sono mai stati nemmeno discussi in Parlamento. I risultati di questi due anni sono sotto gli occhi di tutti: l’indulto “mastelliano” (votato con una pietosa maggioranza trasversale Udeur-Margherita-Forza Italia-UDC) ha sdegnato il Paese, la crescita dei prezzi in atto da 7 anni non è stata frenata (anzi!), i privilegi della “Casta” non sono stati arginati. In poche parole, sotto il governo Prodi la forchetta si è allargata: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ovviamente, tutto ciò appare ancor più indegno se nato sotto l’ala di una maggioranza che si definiva di centrosinistra.

Dall’altro lato c’è il revival del Cavaliere che ha saputo esportare, come pochi prima di lui, l’immagine dell’italiano “mafioso” che cambia le regole della politica per i propri biechi interessi personali. D’altronde, l’utilizzo del potere politico per avvantaggiare sé stesso, le proprie imprese e i relativi finanziatori, nonché l’impiego del potere mediatico per infangare non solo gli avversari, ma pure gli alleati che faticavano ad allinearsi, ha regalato al mondo una delle peggiori cartoline dello “stivale”.

Naturalmente credo che in pochi abbiamo dimenticato gli effetti della riforma del cosiddetto “Articolo 18”, che ha di fatto legalizzato ed esteso il precariato e il caporalato. Per non parlare della legge Cirami che ha rallentato il lavoro dei magistrati ed ha permesso a Berlusconi, e ai suoi co-imputati, di vedersi prescrivere reati assai gravi. In quel periodo ricordo di aver pensato che l’Italia è l’unico Paese al mondo dove essere Premier non rappresenta un aumento di responsabilità ma addirittura una “attenuante generica” per ogni sorta di infrazioni, illeciti e trasgressioni.

Questa mattina, mentre mi dedicavo alla rituale lettura di quotidiani, sono incappato nell’editoriale di un giornalista (e scrittore) che stimo in modo particolare: Erminio Ferrari. Si tratta di un’analisi davvero notevole sull’attuale situazione politica italiana, per questa ragione ho deciso di pubblicare integralmente il pezzo. Spero sinceramente che anche voi lo possiate trovare interessante.


Dimenticare Mastella e ricordare Berlusconi
di Erminio Ferrari

“Ci ricorderemo di Mastella, ma non basterà a spiegare che cosa è successo. Di lui si potrà dire tutto il male possibile, e con ottime ragio­ni: questa sorta di cacicco beneventano (passato dai servigi a Berlusconi a Prodi, per mero calcolo e con intenti ricattatori) ha messo in scena la peggior politica clientelare e le storture del “familismo amorale” di cui si sono occupati gli antropologi che studiano il meridione d’Italia. E basti questo, in un Paese dove fanno più rumore gli arresti domiciliari di Sandra Mastella, della spaventosa media di morti sul lavoro (quasi 4 decessi al giorno).

Ma la fine della maggioranza di Romano Prodi non è ascrivibile esclusivamente al riflesso autoconservativo di un politico di levatura locale finito a fare il ministro, come è triste tradizione in Italia. La fine dell’esecutivo dell’Unione era scritta nel suo atto di nascita. Con una mamma sola, Prodi, a tirare la carretta; e tanti padri, pronti a vantare il primato del proprio seme, o a negarlo quando le cose si mettono male.

Coppie di fatto; missioni militari all’estero; riforma elettorale; rapporti con la chiesa; alta velocità; approvvigionamento energetico; riforma del welfare; non c’è stato tema su cui erano richieste determinazione e unità, che non abbia visto la maggioranza dividersi. Al punto da affossare, ad esempio sulle coppie di fatto, iniziative legislative pur di estrema prudenza. E non solo per colpa dei partitini, ma anche per la rivoltante condotta dei numerosi “Rutelli” che occupa(va)no le poltrone di maggior lustro. La mole del programma esibito prima delle elezioni non era che una gigantesca foglia di fico per coprire le vergogne che sarebbero seguite.

Ora Prodi ha ricondotto la crisi incombente in parlamento, per restituirla alla sede stabilita dalla Costituzione, dopo che Mastella l’aveva “aperta” sulle poltrone di Bruno Vespa. Il presidente del Consiglio ha anche fatto bene a chiedere che votino contro di lui coloro che lo vogliono battuto, e non si limito ad annunciarlo. Tuttavia i risultati, non trascurabili, che Prodi ha vantato nel suo intervento, hanno finito per essere non un elenco di successi, ma lo specchio deformante di tutto ciò che non è riuscito a fare.

Ma, di nuovo, non è solo questione di Prodi. Nelle sue condizioni nessuno, forse, avrebbe potuto fare di più. Si veda la schizofrenia del rapporto di forze tra maggioranza e opposizione alla Camera e al Senato: a Montecitorio, il governo dispone di una agevole maggioranza; al Senato si aggrappa alla salute (e agli umori) dei senatori a vita. Prodi potrebbe avere la fiducia nel primo e essere ribaltato nel secondo.

Questo paradosso grottesco è opera dell’avvelenatore di pozzi che risponde al nome di Roberto Calderoli (noto soldato di ventura di Silvio Berlusconi), che in vista della propria ritirata, nel 2006, ha lasciato avanzare il nemico sul terreno minato di una legge elettorale caricata a orologeria. La maggioranza di Prodi ci è saltata su ed è rimasta zoppa. Aspettarsi che ora qualcuno chieda conto anche a Berlusconi (essendone appunto lui l’ispiratore) dei due anni di tormenti, sarebbe purtroppo vano nell’Italia di Bruno Vespa.

Si dovrebbe pertanto concludere che è meglio disfarsi di un governo che non governa, non per merito dell’opposizione, ma per deficienze proprie? E che su una maggioranza che ha forse i numeri ma non un’identità è bene non fare affidamento? Probabilmente. Il dramma è che l’alternativa si chiama Silvio Berlusconi.”




Nell’immagine: Mastella “vittima” di una divertente parodia della copertina dell’album “…and justice for all” dei Metallica.

martedì 22 gennaio 2008

Il Mystico Giudizio no. 4


Oggi torna la rubrica di cinematografia “Il Mystico Giudizio”, a cura del mio grande amico MysteXX. In questa edizione si parlerà di una delle più grandi burle di tutti i tempi. Forse qualcuno di voi ricorderà il filmato in cui alcuni individui in camice bianco eseguivano un’autopsia sul cadavere di un alieno. Questo documento è velocemente circolato, grazie alle potenzialità del web, in tutto il mondo, attirando l’attenzione dei mass media e degli spettatori. Non voglio anticipare eccessivamente il lavoro di MysteXX, quindi vi lascio nelle sue mani esperte.


Alien Autopsy: la presunta verità di un colossale inganno

Hanno racimolato una barca di soldi vendendo alle televisioni di tutto il mondo le immagini di quella famosa autopsia. Hanno aumentato la loro fortuna concedendo interviste esclusive ai migliori offerenti e poi, passati 10 anni, hanno rimpinguato ulteriormente il “bottino” vuotando il sacco, raccontando la verità (o forse solo un’altra storiella?) all’industria inglese del cinema, che ne ha tratto il film di cui vi parliamo oggi: “Alien Autopsy”, firmato dal regista Jonny Campbell.

Alien Autopsy” racconta i retroscena di quella famosa bufala che, nel 1995, lasciò sbigottito mezzo mondo: il ritrovamento e la diffusione delle immagini di un’autopsia effettuata a Roswell nel 1947 sul cadavere di un alieno. Si trattò di un falso, fu appurato più avanti. Un semplice video amatoriale girato in casa con l’ausilio di un manichino e scarti di macelleria. Ma i responsabili di quella colossale fandonia, ovvero due amici inglesi che rispondono ai nomi di Ray Santilli e Gary Shoefield, 10 anni più tardi hanno sentito la necessità di chiarire alcuni aspetti della vicenda (10 anni, guarda un po’, il termine magico che si traduce in “prescrizione dei reati”).

Forse ora c’è chi storce il naso all’idea di mettersi davanti alla TV ed ascoltare le storie dei due furbacchioni che, già una volta, si sono presi gioco del mondo, traendone pure una fortuna in termini economici. D'altronde, che la credibilità nei confronti di chi ha inscenato una balla gigantesca come quella dell’autopsia aliena venga meno, è il minimo... Ma loro chiedono un’altra possibilità e dicono di avere una buona ragione. In poche parole sostengono di non aver prodotto un falso al 100%, bensì il “remake” di un’autopsia realmente avvenuta.

In estrema sintesi: Ray Santilli avrebbe trovato, visionato e acquistato il filmato originale dell’autopsia negli Stati Uniti da un vecchio milite in pensione. Avrebbe portato in Inghilterra la bobina grazie ai finanziamenti di un ricco trafficante di droga col pallino dei fenomeni ufologici. Ma il vecchio filmato, una volta tolto dall’involucro, in poche ore si sarebbe deteriorato in modo irreparabile a causa del lungo tempo trascorso. Santilli, terrorizzato dalle minacce dal finanziatore, avrebbe trascinato Gary ed altri amici e parenti nella realizzazione del remake che poi fece il giro del mondo. Insomma, dicono i due amici: “Vi abbiamo fregato, è vero, ma l’autopsia avvenne realmente”.

Il trionfo della verità o un’ennesima bufala profumatamente pagata ai due scaltri inglesi? In definitiva chi se ne importa, ci siamo detti Gurukonk ed io al termine della visione del film, avendo goduto di una commedia decisamente gradevole e raccontata con un buon ritmo. Si avvale di un cast vincente (che non fa affidamento sui grandi divi del cinema) e di un’interessante e valida colonna sonora. Il “Mystico Giudizio” decreta in conclusione che “Alien Autopsy” è un lungometraggio davvero piacevole sulla più grande panzana mai inscenata sugli alieni.

Un caro saluto, MysteXX.



Nell’immagine: un fotogramma della finta autopsia.

lunedì 21 gennaio 2008

Una testa bella croccante


Una signora americana si era recata con i suoi due bimbi di 6 e 8 in uno dei molti McDonald's che affollano la sua città. Qui, aveva ordinato due “Happy Meal”, i menù creati appositamente per i bambini con dentro una sorpresa. Lei, invece, ha optato per un semplice “hamburger”. Mentre mangiavano, la mamma si è accorta che il minore dei suoi figli era più interessato agli scivoli che vedeva dall'altra parte della strada piuttosto che alle crocchette di pollo che non aveva nemmeno toccato, così aveva deciso di mangiarsele lei.

Senza neanche guardare cosa aveva in mano stava per addentare il cibo, quando il figlioletto più grande, le ha urlato di non mangiarlo. Così lei ha guardato la crocchetta che aveva in mano e si è accorta che sotto la croccante panatura c'era un'intera testa di gallina. Potete immaginare la sorpresa e il disgusto che hanno assalito la signora in quel momento.

Il manager del locale, per scusarsi dell'inconveniente, ha rimborsato il pranzo ai tre ed ha anche offerto a mamma e figli un pranzo gratis per le due settimane successive. Come potete ben immaginare, questo non è assolutamente bastato a placare lo sdegno della donna, che ha deciso di fare causa al colosso americano chiedendo un risarcimento di 100.000 dollari.

Insomma, McDonald's colpisce ancora di nuovo. Si tratta di un'ennesima dimostrazione di come i cibi del fast food più famoso al mondo siano spesso troppo trattati con prodotti speciali che ne alterano le caratteristiche. Oppure più semplicemente, come in questo caso, siano creati con macchinari industriali che non garantiscono la precisione e la sicurezza necessaria, impacchettando e cucinando tutto quello che finisce sulla linea produttiva, sia questa carne di pollo, insetti o persino piccoli oggetti.

Ancora una volta quindi mi rendo conto di quante volte possiamo aver mangiato schifezze senza neanche essercene resi conto. Non voglio condannare McDonald's, che comunque sembra passare spesso come capro espiatorio. Voglio solo dire che se andiamo a mangiare in un fast food, dobbiamo essere coscienti che non sempre quello che vediamo sul “Menu” corrisponde a ciò che finisce nei nostri stomaci.

Per concludere, voglio ringraziare di cuore tutti coloro che, tramite il blog o altri mezzi, mi hanno fatto pervenire gli auguri di buon compleanno. Ho sentito un grande affetto intorno a me e non potete neppure immaginare quanto piacere mi abbia fatto tutto ciò.

Vi auguro una splendida serata. Un abbraccio, GuruKonk.




Nell'immagine la signora con la... “testa del reato”

domenica 20 gennaio 2008

Osama è morto?


Oggi è domenica. Secondo una consuetudine oramai consolidata dovrei pubblicare la nuova edizione della rubrica “Delitti esemplari”. Tuttavia una comunicazione, ricevuta quasi per caso, mi ha talmente colpito da costringermi a rompere il programma settimanale del blog. Devo ammettere che non è stata unicamente la notizia in sé a convincermi a scrivere il presente post. Infatti la cosa che più mi ha impressionato è stato il modo con cui i “mass media” tradizionali hanno bellamente ignorato tutta la faccenda.

Ieri sera ricevo una mail da un amico: “Hai visto? Osama bin Laden è stato ucciso”. C'è un link. Vado a vedere. È Benazir Bhutto che parla intervistata da Al Jazeera, in lingua inglese con sottotitoli in italiano. Dice, testualmente, tra molte altre cose, che Omar Sheikh è “l'uomo che ha ucciso Osama bin Laden”.

Riguardo, straluno. Controllo una seconda volta. Inequivocabile. Un lapsus? Non sembra: Benazir parla con assoluta calma e indica nomi con perfetta precisione. Controllo la data. È il 2 novembre 2007, due mesi e dodici giorni fa. L'intervistatore, David Frost, è un giornalista esperto, tra i più quotati al mondo. Ma assorbe la notizia come se non l'avesse sentita. Non chiede nemmeno “quando?”. Passa oltre, semplicemente. Sbalorditivo. Guardo il contatore delle persone che, nel frattempo, sono andate a vedere quel filmato: in quel momento sono 367’581. Altre decine di siti web stanno tuttora commentando quello che vedo io su You Tube.

Anche la sezione news di Wikipedia ne è piena. Decine di migliaia di persone ne discutono. Tuttavia praticamente nessun giornale ha ripreso la notizia. In due mesi (in Italia) solo Panorama ha pubblicato la notizia, anche se solo in modo parziale. Non un solo telegiornale ha trasmesso l’intervista. Da oltre due mesi. Non un solo governo commenta. Nemmeno la CIA, nemmeno l’FBI. Neppure per smentire. Un silenzio assordante come pochi. Eppure Osama aveva sulla sua testa una taglia americana da 25 milioni di dollari, vivo o morto. Come minimo dovrebbero accertare se devono erogarla a Omar Sheikh. Per chi non lo conoscesse, quest’ultimo è colui che consegnò a Mohammed Atta, secondo l'inchiesta ufficiale, 100’000 dollari qualche giorno prima dell'11 settembre, e che era a Washington, in quel giorno fatale. Guarda caso. Poi Benazir Bhutto è stata ammazzata, al secondo tentativo.

E non ci potrà più dire nulla delle sue fonti d'informazione. Nessuno di coloro che l'hanno pianta, o commemorata, ha ricordato la sua rivelazione del 2 novembre. Nemmeno l'illustre “The Economist”, che ha dedicato al Pakistan la copertina del penultimo suo numero, con il titolo “Il Paese più pericoloso del mondo” si è accorto di quelle parole di Bhutto. Tutti molto distratti. Resta solo da chiedere al presidente Pervez Musharraf, non senza avergli augurato lunga vita, di fornirci qualche ulteriore informazione sul signor Omar Sheikh (alias Mustafa Muhammad Ahmad) che lavorava allora per i suoi servizi segreti. Qualcosa deve saperne, almeno lui, visto che nel 2006 aveva dichiarato all’agenzia ANSA che Sheikh, negli anni ’90, lavorava per il servizio segreto britannico, il famoso Mi-6.

Navigando tra forum, blog e piccoli siti d’informazione ho trovato un’ipotesi interessante. Sicuramente la signora Benazir Bhutto (e non soltanto lei ma anche pezzi grossi in Afghanistan) sapeva della morte di Osama bin Laden, avvenuta un paio di anni fa per mano di un gruppo di suoi ex fedelissimi. Pare si sia trattata di una vera e propria esecuzione causata dalla guerra interna che, in quel periodo, stava sconquassando Al-Qaida. Gli americani hanno sempre saputo della morte di Osama bin Laden ma dovevano tenerlo vivo nell’immaginario collettivo in quanto “una guerra non si continua quando il principale avversario é morto”.

Naturalmente a noi poveri “signori nessuno” non è concesso conoscere questo tipo di verità. Possiamo solo informarci da fonti attendibili e formare una nostra personale obiettività. Altro non ci è consentito. Per ora.

Un caro saluto a tutti voi, GuruKonk.



Nell'immagine una vecchia foto di Osama bin Laden

sabato 19 gennaio 2008

Ordinarie follie (ediz. 2.08)


Un caro saluto a tutti gli amici del blog. Con l’edizione odierna della rubrica “Ordinarie follie” partirà un’iniziativa intitolata “Leggi folli dal mondo”. Con questo progetto vi presenterò una selezione delle più strane leggi e norme del mondo. Alcune di esse ci appariranno bizzarre in quanto in vigore da quasi un secolo (quando la società era radicalmente diversa rispetto ad oggi), mentre altre ci sembreranno stravaganti e strampalate perché, semplicemente, lo sono davvero. Spero che troverete tutto ciò simpatico e divertente.


Leggi folli dal mondo

In Indonesia la pena per la masturbazione è la decapitazione.

In Arkansas, il sesso orale viene considerato sodomia e punito fino a 3 anni di carcere. Tra parentesi, Bill Clinton fu governatore dell’Arkansas…

In Florida è vietato fare sesso con un porcospino. Non chiedetemi i particolari, ve ne prego… Alla faccia del sesso estremo…

In Florida, North Carolina, Virginia e Montana, quando si fa sesso, tutte le posizioni eccetto quella “del missionario” sono illegali. Inoltre, è esplicitamente vietato il sesso orale. E’ anche vietato baciare il seno della propria moglie. Ovviamente se nessuno ti vede… fai ciò che ti pare…

In Georgia il concetto di “abuso sadomasochistico” è talmente ampio che ha permesso di condannare a 3 anni di carcere un uomo che ha messo le manette ad un suo amico vestito da clown.

In Georgia, tutti i giocattoli erotici sono vietati. Pena il carcere fino a 5 anni.

In Massachusetts, i tassisti non possono fare l’amore sui sedili anteriori durante il loro turno. Mi chiedo: e su quello posteriori?

In Massachusetts, sono vietate le posizioni sessuali in cui la donna sta sopra l’uomo. La moglie di Giampiero Galeazzi sarebbe in grande difficoltà…

In Michigan “corrompere” una ragazza non sposata può essere punito con 5 anni di prigione. Mah…

Mio marito mi ha rubato un rene
Ha accusato il marito di aver venduto uno dei suoi reni al mercato nero facendole credere di avere avuto un incidente stradale. La notizia è stata data ieri dal quotidiano egiziano El Wafd e poi ripresa da tutte le maggiori agenzie di stampa del mondo. Le autorità di Menufiya, nel Delta del Nilo, hanno aperto un'inchiesta dopo la denuncia della donna. Secondo la ricostruzione, il marito le avrebbe fatto bere un'aranciata drogata poco prima di mettersi in viaggio in moto per andare a visitare la famiglia, portandola invece in una clinica privata per sottoporla a un espianto. Non è dato sapere l’importo corrisposto al marito per il rene della malcapitata…

Gli mangiano il cane: li uccide!
Un uomo ha ucciso due conoscenti a colpi d'ascia dopo averli sorpresi nella sua cucina in procinto di mangiare il suo cane. Questa storia, tragica quanto surreale, è avvenuta verso la metà del dicembre scorso in un villaggio della regione siberiana di Cità, secondo il sito online della cittadina. L'autore del duplice omicidio ha poi chiamato la polizia e confessato il delitto. Un caso simile si era verificato all'inizio del 2007 vicino a Tinda, nell'estremo oriente russo, durante una festa.


Se qualcuno di voi dovesse avere tra le mani del buon materiale per questa rubrica può tranquillamente inviarmelo e lo pubblicherò con grande piacere! A domani.

Un abbraccio, GuruKonk.

venerdì 18 gennaio 2008

Clonato un embrione umano



Per la prima volta è stato creato un embrione-clone umano a partire da una cellula della pelle, esperimento che rende così possibile l'utilizzo di cellule staminali su misura. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista americana Stem Cells. Bisogna però dire che alcuni studiosi dubitano fortemente della reale riuscita dell'esperimento. In generale, la comunità scientifica è piuttosto cauta, dopo lo scandalo per un falso annuncio su una ricerca simile avvenuto in Corea del Sud alcuni anni fa.

Finora l'unico embrione-clone era stato generato nel 2005 dai ricercatori inglesi dell'Università di Newcastle utilizzando cellule staminali adulte, che però sono più difficili da prelevare nel paziente. Il nuovo embrione, invece, è nato utilizzando la cellula della pelle di un uomo, il cui Dna è stato introdotto in un ovulo femminile, dal quale era stato estratto il nucleo.

La tecnica, chiamata trasferimento nucleare di cellule somatiche, è ben nota. È la stessa con la quale nell'agosto 2005 il coreano Woo Suk Hwang, dell'Università nazionale di Seul, aveva annunciato di essere riuscito a ottenere le cellule staminali embrionali “personalizzate”, ma la sua ricerca poi si rivelò un falso.

I ricercatori californiani della Stemagen hanno ottenuto l'embrione-clone utilizzando cellule somatiche di due uomini e gli ovuli di tre donne. Hanno così creato 21 embrioni, cinque dei quali sono sopravvissuti e cresciuti fino allo stato di blastocisti, in cui l'embrione è formato da circa 40-72 cellule. A questo stadio di sviluppo si sono già formate le cellule staminali embrionali, che hanno lo stesso patrimonio genetico del donatore (quello a cui è stata prelevata la cellula della pelle). Queste cellule totipotenti hanno la capacità di differenziarsi in qualunque cellula del corpo, e quindi potrebbero in futuro diventare un'officina di ricambio per organi o parti del corpo danneggiati.

Questa notizia è stata accompagnata un po’ ovunque da polemiche e preoccupazione. In effetti viene spontaneo chiedersi se ci debba essere un limite a questo tipo di sperimentazioni e, in caso affermativo, dove tale confine debba essere piazzato.

Naturalmente non voglio sminuire in alcun modo l’importanza di queste ricerche. Infatti esse rappresentano una speranza concreta di guarigione da un gran numero di terribili e crudeli malattie genetiche. Il mio unico quesito è il seguente: fino a dove è eticamente giustificato spingersi con questo tipo di ricerche? Voi cosa ne pensate?

Un caro saluto a tutti, GuruKonk.


Nell'immagine alcune cellule staminali adulte.

giovedì 17 gennaio 2008

La bufera su Ceppaloni


Un nuovo uragano si abbatte sui Palazzi della politica italiana: stavolta è il ministro della Giustizia Clemente Mastella a finire nell’occhio del ciclone, proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto intervenire alla Camera per fare il punto sulla riforma della magistratura. Raggiunto dalla notizia che per sua moglie erano stati decretati gli arresti domiciliari, ieri mattina ha annunciato le proprie dimissioni, che il premier Romano Prodi ha poi respinto, e si è rifugiato nella sua Ceppaloni.

Le voci di dimissioni da parte di Mastella erano circolate già martedì sera, ma erano state collegate alla rottura sulla legge elettorale tra Udeur e Partito Democratico. Mastella meditava la sua decisione per aver avuto notizia dell’arrivo del provvedimento contro la moglie Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania.

Una vera e propria lobby che, attraverso un patto di mutua assistenza fatto di scambi di favori, aveva l’obiettivo di favorire nomine targate Udeur. È questo lo scenario disegnato dall’inchiesta dei PM della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). L’inchiesta ha portato all’emissione di 23 ordinanze di custodia, delle quali 4 di detenzione in carcere e 19 ai domiciliari, nonché tre ordinanze d’interdizione nei confronti di esponenti politici ed amministratori regionali. Un terremoto politico che decapita il Campanile campano: agli arresti domiciliari sono finiti, tra gli altri, due assessori regiona­li, un sindaco e due consiglieri regionali, tutti dell’Udeur.

Mastella è indagato per concorso in tentativo di concussione con la moglie per presunte pressioni per nominare determinati primari vicini all’Udeur. Le accuse contestate vanno dall’associazione per delinquere al falso in atto pubblico, corruzione, concussione e turbativa degli appalti. Il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Mariano Maffei, parla di “un tessuto fatto di trame fitte, di connivenze e di complicità così forti che molti enti pubblici regionali e molti enti locali campani hanno conformato le loro scelte non già improntando ogni valutazione al perseguimento di interessi pubblici, bensì asservendo il bene della cosa pubblica agli interessi di un gruppo ristretto di persone”.

Alla Camera in mattinata Mastella ha lanciato un vigoroso contrattacco, in un discorso ripetutamente marcato di applausi spesso bipartisan dell’aula, che è sembrata così voler reagire a quella che considera un’offensiva giudiziaria. Sandro Bondi (Forza Italia) ha attaccato la magistratura politicizzata: “È fin troppo facile dire che Berlusconi aveva ragione”. Dal canto suo, più tardi il Ministro delle infrastrutture ed ex PM di Milano Antonio Di Pietro (Italia dei Valori) ha parlato di “parole inaccettabili” per un ministro della Giustizia in carica e di “discorso eversivo”. Ora, Mastella ha preso tempo, al massimo 48 ore. Sarebbe intenzionato a non fare retromarcia, ma neanche a mollare l’Unione, mantenendo l’Udeur nel governo.

Il premier Prodi, dopo una breve riflessione, ha assunto ad interim la carica “Guardasigilli”. Tuttavia davanti a sé ha diverse opzioni: far quadrato intorno al ministro, pensare ad un rimpasto generale dell’Esecutivo oppure aprire la crisi. In ogni caso Prodi sembra voler prendere tempo in attesa di una decisione più radicale. L’alternativa ad una “semplice” sostituzione del ministro dimissionario, è infatti più delicata: procedere a un minirimpasto di governo. Una scelta con una dose di rischio decisamente superiore. Prima di decidere, Prodi vuole riflettere bene, leggere le carte giudiziarie, capire la reale portata dell’inchiesta. Quelle di oggi e di domani si annunciano come le giornate chiave.

Naturalmente non voglio neppure entrare nel merito dell’inchiesta giudiziaria, non ho elementi a disposizione per formulare alcun tipo di giudizio. Trovo però fastidioso che un Ministro di Grazia e Giustizia attacchi frontalmente la magistratura. Infatti nel discorso di Mastella, letto davanti al Parlamento, c’era la stessa nota eversiva che potevamo trovare nelle parole a suo tempo usate da Silvio Berlusconi per attaccare i giudici. Il parallelo con il Cavaliere Nero non è certo casuale.

Navigando sul web alla ricerca di materiale su questa brutta faccenda, ho trovato una lettera indirizzata a Beppe Grillo e scritta dal giornalista e scrittore Marco Travaglio. Ho pensato di pubblicarla integralmente, sono sicuro che la troverete davvero interessante. Tenete conto che la lettera è stata scritta ieri, quindi alcuni dati citati sono stati, nel frattempo, modificati dagli eventi.

Un abbraccio, GuruKonk.



“Caro Beppe,
siamo tutti costernati e affranti per quanto sta accadendo al cosiddetto ministro della Giustizia Clemente Mastella e alla sua numerosa famiglia, nonché al suo partito, che poi è la stessa cosa. Costernati, affranti, ma soprattutto increduli per la terribile sorte che sta toccando a tante brave persone.

Infatti, oltre alla signora Sandra, presidente del Consiglio regionale della Campania, sono finiti agli arresti il consuocero Carlo Camilleri, già segretario provinciale Udeur; gli assessori regionali campani dell’Udeur Luigi Nocera (Ambiente) e Andrea Abbamonte (Personale); il sindaco di Benevento dell’Udeur, Fausto Pepe, e il capogruppo Udeur alla Regione, Fernando Errico, e il consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro e altri venti amministratori dell’Udeur. In pratica, hanno arrestato l’Udeur (un mese fa era finito ai domiciliari l’unico sottosegretario dell’Udeur, Marco Verzaschi, per lo scandalo delle Asl a Roma, mentre un altro consigliere regionale campano, Angelo Brancaccio, era finito in galera prima dell’estate quando era ancora nei Ds, ma appena uscito di galera era entrato nell’Udeur per meriti penali).

Mastella, ancora a piede libero, è indagato a Catanzaro nell’inchiesta "Why Not" avviata da Luigi De Magistris e avocata dal procuratore generale non appena aveva raggiunto Mastella, che intanto non solo non si era dimesso, ma aveva chiesto al CSM di levargli dai piedi De Magistris. S’è dimesso invece oggi, Mastella, ma per qualche minuto appena: Prodi gli ha respinto le dimissioni, lasciandolo al suo posto, per poi cambiare idea ed assumere l’interim lui stesso. La sua signora, invece, non s’è dimessa (a Napoli, di questi tempi, c’è perfino il rischio che le dimissioni di un politico vengano accolte): dunque, par di capire, dirigerà il Consiglio regionale dai domiciliari, cioè dal salotto della villa di Ceppaloni.

Al momento nessuno sa nulla delle accuse che vengono mosse a lei e agli altri 29 arrestati. Ma l’intero Parlamento – con l’eccezione, mi pare, di Di Pietro e dei Comunisti Italiani – s’è stretto intorno al suo uomo più rappresentativo, tributandogli applausi scroscianti e standing ovation mentre insultava i giudici con parole eversive, che sarebbero parse eccessive anche a Craxi, ma non a Berlusconi: insomma la casta (sempre più simile a una cosca) ha già deciso che le accuse - che nessuno conosce - sono infondate e gli arrestati sono tutti innocenti. A prescindere. Un golpetto bianco, anzi nero, nerissimo, in diretta tv.

Nessuno, tranne Alfredo Mantovano di AN, s’è domandato come facesse il ministro della Giustizia a sapere che sua moglie sarebbe stata arrestata e a presentarsi a metà mattina alla Camera con un bel discorso scritto, con tanto di citazioni di Fedro: insomma, com’è che gli arresti vengono annunciati ore prima di essere eseguiti? E perché gli arrestandi non sono stati prelevati all’alba, per evitare il rischio che qualcuno si desse alla fuga? Anche stavolta, la fuga di notizie è servita agli indagati, non ai magistrati. E, naturalmente, al cosiddetto ministro.

Il vicepresidente del CSM Nicola Mancino, anziché aprire una pratica a tutela dei giudici aggrediti dal ministro, ha subito assicurato “solidarietà umana” al ministro e ai suoi cari (dobbiamo prepararci al trasferimento dei procuratori e del gip di Santa Maria Capua Vetere, sulla scia di quanto sta accadendo per De Magistris e Forleo?). Il senatore ambidestro Lamberto Dini ha colto l’occasione per denunciare un “fatto sconvolgente: i magistrati se la prendono con le nostre mogli” (la sua, Donatella, avendo fatto fallimento con certe sue società, è stata addirittura condannata a 2 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta, pena interamente indultata grazie a Mastella). Insomma, è l’ennesimo attacco ai valori della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio: dopo l'immunità parlamentare, occorre una bella immunità parentale. Come fa osservare la signora Sandra Lonardo in Mastella dai domiciliari, “questo è l’amaro prezzo che, insieme a mio marito, stiamo pagando per la difesa dei valori cattolici in politica, dei principi di moderazione e tolleranza contro ogni fanatismo ed estremismo”. Che aspettano a invitarli a parlare alla Sapienza? ”

Marco Travaglio




Nell’immagine la “Mastella Mobile” lanciata verso lidi sicuri.

mercoledì 16 gennaio 2008

Cosa bolle in Rete? Ed. 3/08


La mania consumistica di questi ultimi anni ha spinto un po' tutti a liberarsi immediatamente del computer che non funziona più, del cellulare che fa le bizze o del lettore DVD che non fa più il suo dovere, soprattutto se la garanzia di tutti questi gadget, frutto dell'elettronica più avanzata, è già scaduta. Del resto ripararli non appare quasi mai conveniente, né in termini economici, né in quelli di tempo. Mentre i più sembrano essersi adeguati a questo trend, da oltreoceano arriva una nuova tendenza, che sfrutta proprio le immense potenzialità del Web: quella di mettere gli utenti nelle condizioni di poter riparare da sé i gadget elettronici danneggiati. Il tutto tramite i suggerimenti che arrivano da utenti più esperti (o che hanno già una esperienza di riparazione alle spalle) che sono disposti a condividere le loro conoscenze all'interno di forum e blog.


I link della settimana

Il portale dell’assistenza tecnica
Basta proporre il proprio problema, relativo a un qualsiasi prodotto elettronico, per trovare spiegazioni dettagliate e soluzioni che fanno al caso proprio. Si tratta di una sorta di portale di assistenza tecnica con consigli preziosi che vanno ben al di là di quanto riportato dai manuali allegati ai vari gadget.
http://www.fixya.com/

Riparare è un po’ riciclare
Questo sito offre soluzioni affidabili per la riparazione di tutti i computer e dei componenti elettronici. Si può trovare un database con oltre 110 mila diverse risposte a tutte le problematiche. Grazie all'aiuto dei newsgroup che offrono la loro competenza nei diversi settori dell'elettronica, dai computer ai monitor, dalle tv ai satelliti, dalle videocamere alle webcam.
http://www.repairworld.com/

Esempio di fai da te
Un mesetto fa ho spaccato lo schermo del mio iPod 5G 60 Gb. Ho trovato la soluzione in iFixit (sito americano che vende i pezzi di ricambio e spiega come riparare i gadget, n.d.k). Il pacchetto arriva puntuale a casa in un imballo perfetto con tutto quello che ho ordinato. Gli step da seguire per aggiustarlo sono semplici anche se è importante fare molta attenzione…
http://www.sansuino.org/blog/franco/category/gadget/g/blog/franco/category/gadget/


Un caro saluto a tutti, GuruKonk.


Ispirato da “Riparazioni online fai da te” di S.Finozzi

martedì 15 gennaio 2008

Niente Olimpiadi per Pistorius


Oscar Pistorius non potrà prendere parte alle Olimpiadi di Pechino. È negativo il verdetto della federazione internazionale di atletica leggera sulle speranze olimpiche del sudafricano. A suo giudizio, l’atleta amputato di entrambe le gambe che corre utilizzando protesi in fibra di carbonio, non può confrontarsi con gli atleti normali perché “le protesi gli offrono chiari vantaggi meccanici e di conseguenza non può partecipare alle gare che si svolgono sotto l’egida della Iaaf”.

La Iaaf ha reso note, ieri a Montecarlo, le conclusioni dello studio scientifico condotto dal professor Peter Brueggeman dell’università dello sport di Colonia. Studio che si è basato sulle analisi incrociate biomeccaniche e fisiologiche eseguite tramite test su Pistorius e su cinque atleti normali in grado di raggiungere risultati simili sui 400 metri. “I test si sono svolti il 12 e il 13 novembre scorso nell’istituto di biomeccanica e ortopedia con la partecipazione e la collaborazione di Pistorius” si legge nel comunicato della Iaaf “per accertare se le protesi da lui utilizzate debbano essere considerate come aiuto tecnico in grado di fornirgli un vantaggio nei confronti degli altri atleti contravvenendo all’art. 144.2 del regolamento gare”.

I risultati obiettivi delle analisi” prosegue la Iaaf “sono i seguenti:
1) Pistorius con le protesi è in grado di correre alla stessa velocità di un atleta normale con un dispendio di energia inferiore del 25%. Nello stesso tempo, raggiunta una certa velocità, correre con le protesi richiede meno energia addizionale che correre con le gambe naturali.
2) Controllato il potenziale fisiologico di Pistorius e degli atleti normali, usando tre diversi metodi, è apparso chiaro che quello di Pistorius non era superiore nonostante le prestazioni siano risultate similari.
3) Le analisi biomeccaniche hanno dimostrato differenze maggiori. Sono differenti in maniera significativa le forze di reazione verticali rispetto al terreno e il totale dell’energia di ritorno fornita dalle protesi non ha riscontro in nessun esperimento su muscoli umani.
4) L’energia di ritorno delle protesi è pressoché tre volte più elevata di quella prodotta da una caviglia umana nel momento di massimo sprint. Mentre l’energia persa dalla protesi è del 9,3% e quella di una caviglia del 41,4%. Questo significa che il vantaggio meccanico della lamina di carbonio può essere giudicato superiore al 30%.


La Iaaf, sulla base delle conclusioni scientifiche, ha quindi deciso di considerare le protesi del sudafricano come “aiuto tecnico in chiara contravvenzione all’art. 144.2 del suo regolamento gare e di conseguenza Oscar Pistorius non può partecipare alle gare che si svolgono sotto l’egida della Iaaf ”.

Nonostante il verdetto negativo Oscar Pistorius non si arrende: “Naturalmente siamo molto delusi per la decisione della federazione internazionale” ha detto Peet Van Zyl, manager e amico del sudafricano “Ora vogliamo consultarci con i nostri legali e studiare la strategia giusta per fare appello nei termini previsti dal regolamento della Iaaf”.

Secondo Van Zyl, lo studio del professor Brüggeman non tiene conto di alcuni fattori. “Abbiamo sottoposto la perizia a vari esperti negli Stati Uniti e ci hanno risposto che essa non considera diverse variabili quando sostiene che le protesi danno a Pistorius un significativo vantaggio. Siamo convinti che debbano essere eseguiti ulteriori test. Abbiamo l’onere di dimostrarlo” ha concluso Van Zyl.

Evidentemente nessuno di noi possiede i dati e le conoscenze tecniche per discutere circa la validità o meno della perizia sulle protesi di Pistorius. Ad ogni modo mi permetto una breve riflessione. Mi dispiace davvero che questo ragazzo, privo dalla nascita delle gambe dal ginocchio in giù, non avrà la possibilità di coronare il suo sogno più grande: partecipare alle Olimpiadi. Credo sia bene ricordare che Oscar Pistorius sui 400 metri piani ha dei tempi davvero buoni, tuttavia ben lontani dai migliori specialisti della distanza.

Questo per dire che l’atleta sudafricano non desiderava partecipare a Pechino 2008 con ambizioni di vittoria, o anche solo di accedere alle finali, l’unico suo desiderio era quello di potersi misurare con atleti normodotati nella manifestazione sportiva più prestigiosa del mondo.

Purtroppo la decisione dell’Iaaf non gli preclude solo la partecipazione alle Olimpiadi, ma anche ad ogni e qualsiasi manifestazione sportiva ufficiale del mondo. Ad Oscar Pistorius, nell’attesa di trovare uno spiraglio legale con il quale opporsi a questa decisione, non rimane che continuare ad allenarsi e a gareggiare con… “quelli come lui”. Tutta questa faccenda, lasciatemelo dire, mi trasmette una gelida ed intensa tristezza.

Con affetto, GuruKonk.


Nell'immagine Oscar Pistorius sui blocchi di partenza.

lunedì 14 gennaio 2008

Manager senza scrupoli


Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto della squadra arsa viva alla ThyssenKrupp di Torino, è nel mirino dell’azienda. In un documento sequestrato dalla Guardia di Finanza all’amministratore delegato del gruppo italiano, il tedesco Harald Espenhahn, si scrive con limpidezza che l’operaio “va fermato con puntuali e mirate azioni legali”. Perché, in televisione, sostiene accuse sempre più pesanti nei confronti della ThyssenKrupp.

Pesanti e false” per l’autore della nota (non firmata) che sostiene che la colpa dell’incendio è da attribuirsi agli operai, i 7 morti e il superstite:“Si erano distratti”. Il documento doveva rimanere riservato e servire al vertice aziendale come memorandum sul da farsi, a partire dalla “difficile situazione ambientale” torinese, annunciata all’inizio della scorsa estate sul giornale interno (“Inside”), come una delle ragioni per cui ThyssenKrupp aveva deciso di chiudere l’impianto.

Il documento è una sorta di lista dei cattivi: va dalla magistratura torinese rompiscatole, Guariniello in primis, con le sue inchieste “impossibili” (lo è pure questa?), al ministro del Lavoro, il torinese Cesare Damiano. Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello non era uno sconosciuto per i manager Thyssen. Nel 2004, in seguito a un disastroso incendio nello stabilimento torinese, per fortuna senza vittime, era riuscito a far affermare in tribunale la responsabilità colposa di 5 dirigenti tra cui il predecessore italiano di Espenhahn (primo dei nuovi indagati).

L’anonimo autore della nota, con qualche fonte torinese, ora sembra vendicarsi di Guariniello e scrive di lui che le sue inchieste “non vanno mai da nessuna parte”. Il riferimento al ministro del Lavoro è lapidario: non si può far pressione sul governo italiano perché c’è lui, visto malissimo per essere schierato apertamente dalla parte dei lavoratori. Adesso si capisce che cosa intendesse l’azienda per “difficile situazione ambientale torinese”. Tanto più dopo la strage del 6 dicembre, con l’unico sopravvissuto e testimone oculare finito in cima alla lista dei cattivi.

Ma non lo si può attaccare pubblicamente”, precisa l’autore delle 7 pagine “l’operaio è diventato un simbolo, circondato da simpatia e solidarietà in una città in cui i comunisti e i sindacati sono più organizzati e forti che altrove”. In TV Boccuzzi (l’operaio sopravvissuto), riempie d’incredulità la prima reazione: “Ci mancava pure questa”. Si prende una breve pausa e aggiunge: “Ho semplicemente raccontato le cose per come erano andate, senza malignità. Ero sotto choc, lo sono ancora, potete ben immaginare come va avanti la mia vita”. Lo accusano di divismo televisivo e di essere diventato, grazie al suo volto ferito, il simbolo di questa strage annunciata da troppi segnali.

Mettendola così, capisco che possano prendersela con me. Se vado in tv e sono disponibile con voi giornalisti è per testimoniare come ho visto morire i miei compagni, e delle volte che avevamo minacciato di bloccare la linea 5 perché facessero lavori per ripristinare un minimo di sicurezza”. Boccuzzi va avanti di slancio: “Sono diventato scomodo. Se fossi morto assieme ai miei compagni non avrei potuto raccontare del telefono interno guasto da mesi, di come non si poté dare immediatamente l’allarme, degli estintori vuoti o dei turni di 15 ore”. Nel documento si ribalta la responsabilità dell’incendio sugli operai. Nell’attesa dei procedimenti giudiziari, la difesa della multinazionale potrebbe davvero diventare questa?

In una nota pubblicata sul sito di ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, il 12 luglio 2007 si magnifica l’attenzione del gruppo per la sicurezza, partendo da una considerazione che ora pare interessare la magistratura: “L’incendio, che nel 2006 ha gravemente danneggiato alcuni impianti dello stabilimento di Krefeld della ThyssenKrupp Nirosta, dimostra quanto serio sia il rischio di simili eventi all’interno di realtà come le nostre, dove le potenziali cause d’incendio sono moltissime”. Il documento le elenca: “Da quelle elettriche alle esplosioni, sino alla distrazione umana”. Qui scatta il possibile aggancio col memorandum segreto: “Gli operai si sono distratti”.

Credo che comprenderete che non è semplice trovare una conclusione adeguata per un Post del genere. Tutti noi abbiamo ancora fissate nella mente le immagini dell’incendio e dello strazio dei familiari delle vittime.

Personalmente, ricordo bene come ai funerali dei primi quattro caduti, davanti al Duomo ad aspettare i feretri, c’era tutta la dirigenza della ThyssenKrupp, addirittura in compagnia dell’ambasciatore tedesco.

Tuttavia, alla luce dei documenti sequestrati, non posso fare altro che pensare che l’atteggiamento di quel giorno non fosse altro che una bieca e stucchevole “strategia di marketing”, preparata e realizzata a beneficio dei molti mass media presenti alla cerimonia funebre. Insomma, il dolore per la perdita di quattro giovani operai è stato strumentalizzato per un turpe secondo fine. Ancora una volta.

Ciao a tutti, GuruKonk.


PS: qualcuno di voi forse ricorderà che il tema delle vittime sul lavoro era stato trattato in un altro post. Se voleste ridargli una “spolveratina” lo troverete a questo link:

La silenziosa mattanza



Nell’immagine: la folla ai funerali delle prime 4 vittime.