giovedì 28 febbraio 2008

Il futuro della Russia


Oggi parleremo di una nazione che, grazie al mercato delle materie prime, sta tornando allo status che le competeva prima del crollo del muro di Berlino: quello di superpotenza mondiale. Ovviamente sto parlando della Russia, che tra pochi giorni sarà chiamata a scegliere il successore di Vladimir Putin, il quale non ha facoltà di candidarsi nuovamente. La scelta del Cremlino di presentare un liberal democratico, Dmitri Medvedev, alle elezioni presidenziali russe del 2 marzo, non preoccupa i cosiddetti “siloviki”, gli uomini forti dell’entourage di Vladimir Putin, che si stanno sistemando da mesi nelle ultime poltrone disponibili, a volte non disdegnando il ricorso a conflitti interni tanto duri quanto silenti.

I dizionari enciclopedici on-line che ho consultato definiscono il “silovik” come “un politico russo proveniente dagli ex servizi segreti (o dai ranghi militari) salito al potere all’epoca di Boris Eltsin o di Vladimir Putin”. Ma nella parola, che evoca il vocabolo russo “sila”, “forza”, c’è molto di più: in generale, la stampa russa tende a etichettare la categoria come “falchi”, contrapposti alle rare “colombe” liberal democratiche ed ai cosiddetti “tecnocrati”.

Per la maggior parte, i “siloviki” provengono dalle file dell’ex KGB, rampa di lancio per la fulminante carriera di Putin. Molti osservatori, soprattutto in occidente, si interrogano se sia il presidente l’incarnazione del potere, o se non sia piuttosto il portavoce di una nuova classe dirigente dominata dagli ex 007. L’analista Olga Krishtanovskaia, responsabile del Centro studi sulle élite dell’Accademia delle scienze russa, sostiene che “il 77,3% dell’entourage presidenziale è formato da ex esponenti dei servizi segreti o militari”.

Il “silovik” è un sostenitore della Grande Russia (intesa sia come superpotenza che come pilastro della politica internazionale) ma non è un ultranazionalista o uno xenofobo nel rincorrere questo obiettivo, piuttosto lo definirei un pragmatico. Considera che il paese abbia tutto il potenziale per un ruolo da “peso massimo” e crede in una gestione puramente statale di quelle che considera risorse strategiche. Tra queste bisogna includere: il petrolio, il gas, i giornali, le radio, le TV, le industrie d’alta tecnologia e i principali portali d’accesso ad internet. Come è apparso chiaro negli ultimi anni il Cremlino non esita certo ad utilizzare questi mezzi strategici come leve politiche per ottenere vantaggi rilevanti nelle controversie con i vicini. A questo proposito ricordo la minaccia di triplicare il prezzo del gas fornito all’Ucraina se quest’ultima avesse lasciato l’orbita di Mosca per avvicinarsi all’UE.

In Rete ho trovato vari documenti interessanti legati a questo argomento. In particolare uno scritto ha attirato la mia attenzione per la sua semplicità di linguaggio e per l’interessante analisi della situazione politica e economica della Russia. L’autore si fa chiamare MarcDoe, e mi permetto di pubblicare il suo lavoro.


La Russia del dopo Putin
di MarcDoe

Con la gestione di Putin erano stati in molti a parlare di un “Back in the USSR” individuando, nelle svolte illiberali di un Cremlino blindato, una Russia che andava sempre più staccandosi dalle democrazie europee scegliendo modelli di stampo cinese. Ma ora, con l'arrivo di Medvedev, molte analisi vengono riviste.

Si cerca di prevedere l'attività della nuova presidenza tenendo conto delle caratteristiche del nuovo inquilino che dovrà barcamenarsi tra genuini consensi ed autoritarie forzature. Si sostiene, in ambienti della dirigenza economica dell'intero paese, che sono necessari un processo di controllo dei mercati e un intervento stabilizzatore della spesa pubblica. Tutto questo perché dietro una certa anarchia del mercato si profila l'ombra di conflitti che non possono essere ignorati.

E così l'attenzione della “business community” internazionale torna a concentrarsi sul Medvedev conosciuto nel febbraio del 2007 al vertice di Davos. In quella occasione il giovane presidente del colosso energetico “Gazprom” visse un suo periodo di grazia. Fu accolto con un sincero benvenuto grazie alle dichiarazioni a favore dell'economia di mercato e degli investimenti stranieri in Russia.

Il mondo del capitalismo individuò in lui non soltanto garanzie di autorevolezza, ma anche di qualità. E furono in molti, allora, a gettare uno sguardo di benevolenza sul futuro della Russia vedendo nell'esponente venuto da Mosca un economista di tendenze relativamente moderniste, un moderato con forti venature pro-occidentali.

E fu proprio Medvedev a ricordare ai capitalisti (che lo ascoltavano attoniti) che il “capitalismo di stato” non era una scelta strategica della nuova Russia. In particolare egli disse che “pratiche del genere hanno caratterizzato la storia dell'economia nazionale. Ma ora l'obiettivo consiste nel ridurre il ruolo dello stato nell'economia, appena i settori più statalizzati dimostreranno di potersi reggere sulle loro gambe. Allora creeremo le condizioni necessarie per consentirgli di lavorare solo sulla base delle regole di mercato”.

In quella seduta nella cittadina svizzera tra i potenti della terra, Medvedev rivelò anche un aspetto poco studiato della economia post-sovietica e cioè che si andava registrando sempre più un benessere senza sviluppo. Una strada pericolosa - disse allora - con una economia dipendente dall'export di materie prime e quindi dai prezzi del mercato del petrolio e del gas.

Ma le carte con l'andare del tempo e con l'arrivo di nuove situazioni economiche si sono rapidamente rimescolate. E pur se dare un senso a queste accozzaglie di eventi nebulosi è quasi impossibile, bisogna pur tentare una serie di prime analisi e previsioni. Si scopre, ad esempio, che Dmitri Medvedev (preoccupato del dominio delle multinazionali) sta cercando di apportare una serie di correzioni ai piani economici della Russia di questi anni avviando una sorta di “sistema armonico” tra mercato libero e mercato statale. Ed è per questo che le aree di sviluppo previste si focalizzano su istituzioni, infrastrutture, innovazioni e investimenti.

In questo contesto di revisione generale si staglia subito il gigante “Gazprom”, sistema-piovra che domina la vita della Russia, dettando le sue leggi in tutti i settori della vita locale. Qui si è in presenza della più grande compagnia russa che raggiunge vette da 40 miliardi di dollari quanto a cifra d’affari. Nei suoi sistemi produttivi e distributivi passa il 93% della produzione russa di gas naturale, mentre le riserve ammontano a quasi 30’000 km³. “Gazprom” controlla così il 16% delle riserve mondiali di gas.

La società, dopo l'acquisizione della compagnia petrolifera “Sibneft”, si pone subito dopo l'Arabia Saudita, con 263 miliardi di barili, come il maggior possessore mondiale di petrolio e petrolio equivalente in gas naturale. Ma “Gazprom” non è solo un colosso energetico. Poiché oltre alle sue riserve di gas ed alla rete di condutture più lunga al mondo (con i suoi 150.000 km.) controlla anche società bancarie, di assicurazioni, vari mass media e aziende di costruzioni e agricole.

Alla guida di questa piovra ci sono stati personaggi come Cernomyrdin, Vyakhirev, Medvedev ed ora Aleksei Borisovic Miller, un economista che a San Pietroburgo (ai tempi dell'attività di Putin) si occupava del business turistico. Poi, dopo aver occupato posti di direzione in varie istituzioni, è stato nominato vice ministro dell'energia e nel 2001 è divenuto presidente di “Gazprom”.

Oggi nel piano generale di Dmitri Medvedev entrano anche altre “piovre minori” che dovrebbero contribuire ad affermare la linea di una nuova supremazia dei settori di controllo statale. In questo campo si evidenzia l'ente chiamato “Rostechnology”. Si tratta di un grande complesso produttivo diretto da un personaggio che si staglia nell'orizzonte della vita economica della nuova Russia. E' Sergej Viktorovic Chemezov, che operò a Dresda come esperto in alcuni settori strategici dell'import-export russo proprio nel periodo in cui Putin svolgeva, nella città tedesca, la sua attività di agente del KGB (ma guarda la casualità, n.d.k.).

Chemezov, in particolare, segue ora quattro colossi come la “Rosoboronoexport” che è l'agenzia per il commercio degli armamenti; la società automobilistica “Avtovaz”; il colosso dell'industria del titanio “Avisma” e la “Rosspetstal” che riunisce il settore delle acciaierie.

Altro manager di spicco dell'era Medvedev dovrebbe essere Sergej Vladilenovic Kirienko. Un nome già noto: occupò per un breve periodo di tempo il posto di primo ministro. Ora è alla testa del “Rosatom”, il complesso produttivo di riferimento delle industrie del settore dell'energia nucleare.

Ruolo di rilievo anche quello riservato a Leonid Borisovic Melamed, un economista che si è impegnato nei settori energetici e che oggi si trova a dirigere un complesso di istituti di ricerca sulle nano-tecnologie. L'industria cantieristica del futuro è poi affidata a Yurij Fedorovic Yarov un ingegnere chimico che, nel passato, fu strettamente collegato alla cordata di Boris Eltsin.

E' con queste forze e con questi quadri che Medvedev si affaccia ora sulla scena del paese.

MarcDoe

Spero che l’analisi di MarcDoe vi sia stata utile per comprendere la direzione che il gigante russo sta per intraprendere. E’ più che evidente che le influenza di Mosca sui Paesi occidentali è destinata a crescere a medio termine, per questa ragione ritengo sia utile ampliare le nostre conoscenze su questa nazione in costante mutamento.

Dallo scritto di MarcDoe appare palese come la Russia sia oramai nelle mani di un’oligarchia ben organizzata, che affonda le proprie radici nell’ex KGB ed allnga delle forti ramificazione nel cuore dell’economia di stato.

Vi ringrazio molto per l’attenzione che avete riservato a questo tema. Da parte mia non mi resta che darvi appuntamento a domani per un nuovo post.

Con affetto, GuruKonK.



Nell’immagine una caricatura di Vladimir Putin

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo, secondo me non cambierà un bel niente!

Anonimo ha detto...

Come giustamente ha osservato gurukonk la Russia è governata da una oligarchia e non dal solo Putin!

Putin non può ricandidarsi? Per il "gruppo" non è certo un problema, hanno trovato il rimpiazzo adatto.

Medvedev piace all'occidente ma è perfettamente allineato agli interessi del potere.

La spartizione delle poltrone in atto da 5-6 mesi parla proprio in questo senso.

Anonimo ha detto...

Giusto quelle che dice Robiii!

Aggiungo solo che anche le guerre in Cecenia e Ossezia erano basate sull'interesse degli oligarchi di ampliare le rete di gas naturale che attraversa molte zone del Caucaso.

Dopo quei 2 conflitti Gazprom e alleati hanno quesi raddoppiato i metri cubi giornalieri di produzione!

I profitti del potere russo sono sporchi di sangue innocente!

Anonimo ha detto...

bravo max!

le stragi di ceceni sono state un crimine contro l'umanità!

purtroppo i colpevoli rimarrano impuniti!

Anonimo ha detto...

ciao gente!

se ci pensate non è molto diverso che quello che fanno gli USA in medio oriente e neanche dalle incursioni turche nel Kurdistan iraqeno.....

queste porcherie sono proprio senza confine!

Anonimo ha detto...

Concordo.... qui ci vuole una bella "quotata" generale!

Ciiiiiaaaaaaaaaooooooooo........

Anonimo ha detto...

non posso far altro che unirmi alla "quotata" di aj.....

vi auguro un fantastico week end...vado a trovare i parenti in valtellina...
un abbraccio,a lunedì...
:o)

Anonimo ha detto...

Mi chiedo fino a quando nella vecchia e democratica Europa potremo tollerare stragi, coperture, insabbiamenti, omicidi di stato?

Prima poi tutto ciò dovrà finire, prima o poi tutto ciò dovrà diventare un tabù sociale. Come lo è l'incesto.

Statemi bene.

Anonimo ha detto...

.....un tabù sociale come l'incesto.....

....certo che sarebbe una cosa semplicemente splendida, non solo per l'Europa ma per il mondo intero!

un bacione a tutti voi......

Anonimo ha detto...

La Russia era meno pericolosa quando si chiamava URSS!

Può sembrarvi strano ma è un dato di fatto decisamente inconfutabile!

Anonimo ha detto...

ciao ragazzi, eccomi di nuovo, su questo argomento sono d'accordo con anonimo...ciao e buon fine settimana...

ps. un salutone ad angie...non ero sparita come vedi...

Anonimo ha detto...

Ciao Polliannaaaaaa......

Fatti sentire più spesso! Adesso che uzza scrive poco mi dispiace essere l'unica donna tra questi maschiacci!!!!

Un superbacione!!!!