
Dopo anni di campagne internazionali, ieri a Dublino è stato firmato lo storico trattato, su cui c’è l’intesa di 109 nazioni, per mettere al bando le bombe a grappolo, che una volta sanciate si frammentano in centinaia di piccoli ordigni capaci di uccidere e mutilare civili anche ad anni di distanza. Nella capitale irlandese si è giunti a un accordo dopo dieci giorni di maratona negoziale, sbloccata dal via libera della Gran Bretagna, inizialmente contraria alla dismissione del proprio arsenale di “cluster bomb”.
Il testo è stato finalizzato nella notte di mercoledì a Croke Park, dove si è svolta la trattativa diplomatica. I paesi firmatari avranno otto anni di tempo (c’è chi ne voleva 12, ma i paesi dove le bombe sono maggiormente disseminate hanno detto no) per smettere di costruire, stoccare, commercializzare gli ordigni, e per distruggere gli arsenali. Nel documento si prevedono anche misure di assistenza per le vittime civili, che a migliaia ogni anno vengono ferite o uccise dalle bombe a grappolo disseminate dai vari conflitti. Tuttavia, in determinate circostanze, i paesi che aderiscono al trattato potranno svolgere operazioni internazionali accanto a paesi che non hanno partecipato al negoziato, una deroga sgradita agli attivisti “anti-bombe” e anche al sottoscritto.
Tra coloro che manterranno i propri arsenali, i grandi assenti di Dublino: Usa, Israele, Russia, Cina, India e Pakistan, i maggiori produttori (e/o utilizzatori) di questi ordigni. Ma i promotori del trattato sperano che la “pressione morale” della gran massa di paesi aderenti al trattato spinga anche queste nazioni a limitare e progressivamente abbandonare l’uso delle “cluster bomb”.
Tutti sono concordi nel dire che la svolta è stata data dalla Gran Bretagna, che inizialmente voleva esenzioni per gli ordigni con meccanismi di autodistruzione e più tempo per distruggere alcuni tipi di bombe a grappolo. Ma il premier Gordon Brown, alla fine, l’ha spuntata sui vertici militari. Londra si sbarazzerà quindi dell’M85, di fabbricazione israeliana, usato su larga scala nell’attacco all’Iraq del 2003 e nell’offensiva israeliana sul Libano del 2006; e dell’M73, che viene lanciato dagli elicotteri Apache.
Grande la soddisfazione dei padroni di casa irlandesi, che sono stati davvero molto attivi nella ricerca di un accordo: il ministro degli Esteri Micheal Martin ha detto che “il testo approvato è forte ed ambizioso e segnerà di certo un punto di svolta nella lotta a questo tipo di armamenti inumani”. Spero sinceramente che abbia ragione Sir. Martin, anche se di “armamenti inumani” è ancora pieno il mondo...
I più felici sono gli attivisti ed i superstiti delle bombe a grappolo raggruppati nella “Cluster Munition Coalition”, co-organizzatrice della conferenza, per i quali “l’accordo supera le nostre aspettative”. Branislav Kapetanovic, serbo, vittima delle cluster bomb, ha detto: “Ho perso braccia e gambe a causa delle bombe a grappolo, ma questo trattato visionario farà una gran differenza per quelli come me. Queste bombe lasciano un’eredità mortale, l’eredità di Dublino salverà molte vite.”.
Thomas Nash, coordinatore della CMC, dice che le bombe a grappolo “verranno consegnate alla pattumiera della storia, e il loro uso verrà presto stigmatizzato”. Anche in questo caso spero che la positiva “profezia” si possa avverare in tempi brevi. Purtroppo, come abbiamo detto, la latitanza di Paesi come USA, Israele, Russia, Cina, India e Pakistan, dimostra chiaramente come la strada verso una reale abolizione su vasta globale di questi ignobili armamenti è ancora lunga e, probabilmente, irta di ostacoli.
Per oggi mi fermo qui, e rimango in attesa delle vostre riflessioni in merito all’argomento odierno. Vi ringrazio ancora di cuore per l’attenzione che dedicate a questo mio piccolo Blog! Avere dei lettori arguti, affabili e sempre attenti come voi lo considero un privilegio impagabile!
Un abbraccio, GuruKonK.
Nell’immagine: uno schema del funzionamento delle “Cluster bomb”.
Il testo è stato finalizzato nella notte di mercoledì a Croke Park, dove si è svolta la trattativa diplomatica. I paesi firmatari avranno otto anni di tempo (c’è chi ne voleva 12, ma i paesi dove le bombe sono maggiormente disseminate hanno detto no) per smettere di costruire, stoccare, commercializzare gli ordigni, e per distruggere gli arsenali. Nel documento si prevedono anche misure di assistenza per le vittime civili, che a migliaia ogni anno vengono ferite o uccise dalle bombe a grappolo disseminate dai vari conflitti. Tuttavia, in determinate circostanze, i paesi che aderiscono al trattato potranno svolgere operazioni internazionali accanto a paesi che non hanno partecipato al negoziato, una deroga sgradita agli attivisti “anti-bombe” e anche al sottoscritto.
Tra coloro che manterranno i propri arsenali, i grandi assenti di Dublino: Usa, Israele, Russia, Cina, India e Pakistan, i maggiori produttori (e/o utilizzatori) di questi ordigni. Ma i promotori del trattato sperano che la “pressione morale” della gran massa di paesi aderenti al trattato spinga anche queste nazioni a limitare e progressivamente abbandonare l’uso delle “cluster bomb”.
Tutti sono concordi nel dire che la svolta è stata data dalla Gran Bretagna, che inizialmente voleva esenzioni per gli ordigni con meccanismi di autodistruzione e più tempo per distruggere alcuni tipi di bombe a grappolo. Ma il premier Gordon Brown, alla fine, l’ha spuntata sui vertici militari. Londra si sbarazzerà quindi dell’M85, di fabbricazione israeliana, usato su larga scala nell’attacco all’Iraq del 2003 e nell’offensiva israeliana sul Libano del 2006; e dell’M73, che viene lanciato dagli elicotteri Apache.
Grande la soddisfazione dei padroni di casa irlandesi, che sono stati davvero molto attivi nella ricerca di un accordo: il ministro degli Esteri Micheal Martin ha detto che “il testo approvato è forte ed ambizioso e segnerà di certo un punto di svolta nella lotta a questo tipo di armamenti inumani”. Spero sinceramente che abbia ragione Sir. Martin, anche se di “armamenti inumani” è ancora pieno il mondo...
I più felici sono gli attivisti ed i superstiti delle bombe a grappolo raggruppati nella “Cluster Munition Coalition”, co-organizzatrice della conferenza, per i quali “l’accordo supera le nostre aspettative”. Branislav Kapetanovic, serbo, vittima delle cluster bomb, ha detto: “Ho perso braccia e gambe a causa delle bombe a grappolo, ma questo trattato visionario farà una gran differenza per quelli come me. Queste bombe lasciano un’eredità mortale, l’eredità di Dublino salverà molte vite.”.
Thomas Nash, coordinatore della CMC, dice che le bombe a grappolo “verranno consegnate alla pattumiera della storia, e il loro uso verrà presto stigmatizzato”. Anche in questo caso spero che la positiva “profezia” si possa avverare in tempi brevi. Purtroppo, come abbiamo detto, la latitanza di Paesi come USA, Israele, Russia, Cina, India e Pakistan, dimostra chiaramente come la strada verso una reale abolizione su vasta globale di questi ignobili armamenti è ancora lunga e, probabilmente, irta di ostacoli.
Per oggi mi fermo qui, e rimango in attesa delle vostre riflessioni in merito all’argomento odierno. Vi ringrazio ancora di cuore per l’attenzione che dedicate a questo mio piccolo Blog! Avere dei lettori arguti, affabili e sempre attenti come voi lo considero un privilegio impagabile!
Un abbraccio, GuruKonK.
Nell’immagine: uno schema del funzionamento delle “Cluster bomb”.