sabato 10 maggio 2008

Peppino Impastato


Un saluto a tutti gli amici del Blog. Come avrete di certo notato, ieri non ho voluto pubblicare nessun Post. Avevo notato che stavate ancora commentando con grande coinvolgimento il documento relativo alle drammatiche conseguenze del passaggio del ciclone Nargis in Myanmar, per questa ragione non ho voluto “spezzare” un così bel dibattito inserendo un altro Post. Ieri si è celebrato in Italia un “giorno della memoria” per ricordare i 30 anni di due crimini che hanno sconvolto e, sotto molti aspetti, cambiato la storia del Paese: l’omicidio di Aldo Moro e l’assassinio di Peppino Impastato. I due delitti erano molto diversi tra loro, ma entrambi hanno testimoniato fino a noi un periodo oscuro e terribile, nel quale la violenza e lo sconforto sembravano aver avvolto un’intera nazione. Tuttavia ho avuto l’impressione che, se tutti conoscono molto bene la vicenda del rapimento e dell’omicidio del Presidente della DC, molti meno sono al corrente della tragica storia del coraggioso Impastato.

Il 9 maggio del ‘78, giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, a Cinisi (PA) Giuseppe Impastato, meglio conosciuto come Peppino, veniva ucciso. I terroristi i carnefici del primo, i mafiosi quelli del secondo. In occasione del 30esimo anniversario della morte di Impastato, 6’000 persone, provenienti da tutta Italia, si sono radunate in corso Vittorio Emanuele, a Terrasini (PA) dove si trova l’immobile che era sede di “Radio Aut”, la radio libera creata da Impastato e dai suoi amici. Lì veniva trasmessa “Onda pazza”, la trasmissione satirica e irriverente attraverso la quale Peppino e i suoi compagni denunciavano le malefatte dei mafiosi e dei politici locali. Da lì è partito il corteo diretto a Cinisi, dove si trova la casa memoria di Peppino.

Tantissime le associazioni contro tutte le mafie che attraverso cineforum, dibattiti pubblici, incontri nelle università e spettacoli teatrali, hanno ricordato la storia di Peppino Impastato con l’obiettivo di riportare in vita quello che le mafie pensavano di aver ucciso: la voglia di cambiare e di non smettere mai di raccontare e denunciare il malaffare.

Giovanni Impastato, fratello di Peppino, appena arrivato in Corso Umberto Vittorio Emanuele ha commentato così le numerose presenze: “Fra Terrasini e Cinisi non si era mai vista una manifestazione antimafia così nutrita. È un giorno di ricordo e di festa. Sto vedendo migliaia di persone”. Commentando poi l'assenza di Veltroni, che aveva garantito la sua presenza lo scorso luglio durante una visita a Cinisi, ha detto: “Non ho sentito Veltroni. Mi dispiace che oggi non sia qui ma sono certo che avrà avuto i suoi motivi. La cosa che più mi fa tristezza è che molti politici, di destra come di sinistra, che in campagna elettorale avevano promesso di essere al nostro fianco, dopo la passata elezione si fanno addirittura negare al telefono. Purtroppo abbiamo ancora tanto lavoro da fare in questo Paese”.

Il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo su Peppino ha detto: “Impastato rimane un esempio per tutti i giovani che, a testa alta, sperano e lottano per il cambiamento, per una Sicilia finalmente libera dalla mafia. Di Impastato dobbiamo ricordare la sua onestà, il suo spirito giovanile, il coraggio con il quale irrideva ai boss mafiosi del suo paese. Oggi, a distanza di tanti anni, ci piace ricordare il suo sorriso: il sorriso di chi, forte dei propri valori umani e sociali, non temeva di scontrarsi con l'arroganza e la prepotenza di efferati criminali e mafiosi”. “La Sicilia che si ribella al pizzo e alla mafia” ha concluso Lombardo “gli deve tanto e tutti noi, chiamati ad amministrare la cosa pubblica, abbiamo soprattutto un modo per ricordarlo, al di là degli annunci spesso retorici: fare ogni giorno il nostro dovere”.

Dalla mezzanotte di oggi “Primaradio” si è trasformata in “Radio Aut” trasmettendo i brani preferiti da Peppino: da Donovan a Fabrizio De Andrè, dai Pink Floyd a Guccini, cantanti degli anni ‘70 come Enzo Del Re e Pino Masi ma anche musica classica. Inoltre alcuni spezzoni della trasmissione “Onda Pazza” sono stati e continueranno ad essere trasmessi per tutto il week end.

Come vi dicevo all’inizio del Post, molte persone non conoscono la storia di Peppino Impastato. D’altronde questa sordida vicenda non ha mai trovato molto spazio sui “mass media” tradizionali, è un episodio scomodo e triste che si vuole ricordare ma non troppo. Quegli erano gli anni in cui il Procuratore Generale di Palermo affermava che “la mafia non esiste. E’ una astuta invenzione della stampa comunista per destabilizzare il Paese e giustificare l’operato dei terroristi delle Brigate Rosse”.

Io mi permetto di pubblicare una breve biografia di Peppino Impastato, gentilmente offerta dal “Centro Siciliano di Documentazione”. Spero che così facendo, quelli che non sono al corrente della sua storia, siano stimolati ad informarsi, magari tramite la Rete che in questo senso offre molte possibilità.


Peppino Impastato
L’attività, il delitto, l’inchiesta e il depistaggio

“Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963). Ancora ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.

Nel 1965 fonda il giornalino “L'Idea socialista” e aderisce al Psiup. Dal 1968 in poi partecipa, con ruolo dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1975 costituisce il gruppo “Musica e cultura”, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.); nel 1976 fonda “Radio Aut”, radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era “Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.

Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale. Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, di suicidio. Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato, che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato a Giuseppe Impastato, viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l’inchiesta giudiziaria.

Il 9 maggio del 1979 il “Centro Siciliano di Documentazione” organizza, con Democrazia Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese. Nel maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume La mafia in casa mia, e il dossier Notissimi ignoti, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla “Pizza Connection”. La madre rivela un episodio che sarà decisivo: il viaggio negli Stati Uniti del marito Luigi, dopo un incontro con Badalamenti in seguito alla diffusione di un volantino particolarmente duro di Peppino. Durante il viaggio Luigi dice a una parente: "Prima di uccidere Peppino devono uccidere me". Morirà nel settembre del 1977 in un incidente stradale.

Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l’archiviazione del “caso Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei “corleonesi”. Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un’istanza per la riapertura dell’inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Salvatore Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell’omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l’inchiesta viene formalmente riaperta.

Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l’udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l’Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinuncia alla udienza preliminare e chiede il giudizio immediato. Nell’udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell’Ordine dei giornalisti.

Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini.

Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente deceduti.”


Vi ringrazio davvero di cuore per l’attenzione che avete dedicato a questo Post, il cui tema mi sta particolarmente a cuore. Prima di concludere, invito tutti quelli tra di voi che vorrebbero approfondire la conoscenza di questo ragazzo coraggioso, del quale l’Italia intera deve essere orgogliosa, a visitare il bellissimo sito “Peppino Impastato”. Inoltre vi ricordo che su questa vicenda è stato girato da Marco Tullio Giordana il film “I cento passi”.


Con affetto, GuruKonK.



Nell’immagine: un foto di Peppino, poco prima di essere ucciso dalla mafia.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo gurukonk! L'Italia DEVE essere orgogliosa di ragazzi coraggiosi come Peppino Impastato!

Ciao gente!

Anonimo ha detto...

...ciao cari.....

.....purtroppo non conosco molto bene quelli che chiamano "gli anni di piombo" e mi ha fatto molto piacere leggere questo post!

...il sito "peppino impastato" è davvero molto bello e mi ha permesso di capire un pò meglio cos'era l'Italia in quel periodo!

.......un bacione a tutti!!!!!!!

Anonimo ha detto...

"la mafia non esiste. E’ una astuta invenzione della stampa comunista per destabilizzare il Paese e giustificare l’operato dei terroristi delle Brigate Rosse"

Se il procuratore generale di palermo aveva la spudoratezza di dire cose del genere, non faccio nessuna fatica a capire come il caso di peppino sia stato così bene insabbiato per tanti anni! Quando i servitori dello stato diventano servitori della malavita l'ingiustizia finisce sempre con l'essere bagnata da sangue innocente!

Anonimo ha detto...

......scusate...... mi sono dimenticata di una cosa molto molto molto molto importantissimissima!

TANTI AUGURI A TUTTE LE MAMME, MA SOPRATTUTTO ALLA MIA!!!!!!

SMACK!!!!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

bravo stilo! anche oggi un commento interessante!

la cosa che più mi ha colpito della storia di impastato è la faccenda del casolare sporco di sangue! questa sarebbe dovuta essere la prova dell'omicidio e avrebbe reso difficile l'insabbiamento..... la polizia però non prese nessun reperto, dicendo che probabilmente si trattava di sangue mestruale visto che il casolare veniva usato dalle coppiette....

ma vi rendete conto? in quegli anni la mafia sembrava invincibile perchè riusciva a governare le cosiddette "forze dell'ordine"..... si tratta di certo di una delle pagine più ignominiose della storia del nostro paese!

Anonimo ha detto...

Perchè, adesso c'è qualcuno che pensa che lo Stato abbia battuto la mafia? Cosa Nostra ha solo cambiato il proprio modo di agire e riesce a fare miliardi di euro all'anno tenendo un basso profilo!

Per esempio molte "famiglie" guadagnano più soldi con lo smaltimento illegale di rifiuti che con il narcotraffico.

Quando arrestano un Boss è perchè costui ha perso una specie di piccola "guerra" interna e viene espulso dal "sistema". Tutto lì.

Ciao gente!

Anonimo ha detto...

@ Robiiiiiiiii

purtroppo so bene che quello che dici è la pura verità. il cambiamento di profilo di cui parli ha forse reso la mafia ancora più difficile da combattere, perchè non c'è più il clima di sollevazione popolare che si respirava dopo gli attentati a Falcone e Borsellino!

Ora la mafia, la politica e l'economia sono tornate a ballare un tango appassionato, ma in silenzio. Tutti si arricchiscono in allegria e letizia, mentre l'Italia affonda verso livelli di bassezza che speravamo di non raggiungere mai, nè per noi nè per i nostri figli!

Per i giovani, sposarsi, farsi una casa e avere dei figli è diventato un lusso!

I nostri anziani (che hanno lavorato duramente per tutta una vita) con la sola pensione non sono in grado di pagarsi in affitto di medio-basso livello!

Ci sono migliaia di laureati (ben formati) che sono costretti a lavori da 400/600 euro al mese. All'inizio accettano questi "contratti" nell'attesa di trovare un impiego all'altezza delle loro qualifiche, purtroppo rimangono quasi tutti invischiati in lavori alienanti e di basso livello.

Credo che questa volta il nostro paese (che io amo davvero moltissimo!) farà molta fatica a rialzarsi e a tornare quello che era un tempo.

Anonimo ha detto...

Quoto in pieno Robi & Randy!

Anonimo ha detto...

Bravi tutti! Anche se tutto questo pessimismo sul futuro del nostro Paese mi fa male, non posso fare altro che darvi ragione! Però vorrei poter fare qualcosa, vorrei vedere una stramaledetta luce in fondo al tunne! Invece vedo solo buio e questo mi fa davvero molto male! W l'Italia!