giovedì 6 novembre 2008

Big Bang Obama!


Erano soprattutto giovani, centinaia di migliaia di giovani, a piangere di gioia nel prato del Grant Park e nelle strade circostanti, a Chicago, martedì notte. E in questo caso l'età non è un mero dato anagrafico, ma la novità che illumina le elezioni del 4 novembre e spiega il trionfo di Barack Obama: 68 nuovi elettori giovani su cento hanno votato per lui, in totale l'11% dell'intero elettorato, una massa di elettori che ha fatto la differenza. Il movimento di opinione che Obama ha generato tra i ventenni non è stato solo decisivo per la conquista della Casa Bianca, ma rappresenta di per sé un elemento destinato a cambiare la politica americana. Ma questa svolta è stata determinata dall'unicità del nuovo presidente americano.

Obama è il primo politico della nuova generazione ad arrivare al potere, il primo leader post ideologico a essere maturato dopo la caduta del muro di Berlino, in un mondo non più spaccato in due, fatto di amici o di nemici (“o sei con noi o sei contro di noi”, George W.Bush lo ripeteva spesso, n.d.K.). Obama non è un uomo della sinistra tradizionale. Michael Walzer, uno degli intellettuali progressisti più lucidi degli Stati Uniti, dubita persino che si possa considerare un uomo di sinistra, nel senso che non ha ereditato i vecchi steccati ideologici figli del secolo scorso.

Della sinistra Obama ha ereditato i principi ispiratori, che lo spingono a battersi contro le crescenti disuguaglianze sociali e a promettere l'assistenza sanitaria ai 50 milioni di americani che ne sono privi. Ma Obama è l'uomo del pragmatismo, un risolutore di problemi senza remore ideologiche. Per questo i giovani, che non capiscono più il linguaggio della vecchia politica, lo hanno portato di peso fino alla Casa Bianca!

Fin dal febbraio 2007, quando annunciò la sua candidatura lanciando la sua temeraria sfida a Hillary Clinton, Obama sottolinea la necessità di ritrovare l'unità culturale del Paese, lacerato da 40 anni di divisioni partigiane che sembrano ormai figlie di un'altra epoca. Quello che a molti può sembrare retorica, è il nocciolo innovativo del suo pensiero politico.

Obama è il primo presidente nero a vincere le elezioni presidenziali, dopo 220 anni di Repubblica. Questa è la svolta che rende queste elezioni storiche, e cambierà probabilmente la cultura dei neri americani, riscattando la loro storica marginalità. Ma il colore della pelle di Obama non è l'unico elemento rivoluzionario del suo successo. Obama è anche il primo presidente da tempo immemorabile che proviene da una grande città del “Nord-Est liberal”, e per di più è un professore universitario, un intellettuale, un pensatore sofisticato, e anche un ex militante politico di base. I due presidenti democratici eletti negli ultimi 40 anni, Jimmy Carter e Bill Clinton, erano due moderati del Sud. Ma Clinton restò sempre sotto al 50 per cento dei voti, e Carter si fermò al 50,1. Obama è andato oltre il 52. Bisogna risalire al 1960 per trovare un altro presidente liberal del Nord-Est, John Kennedy, che però era un “wasp” e un eroe di guerra.

L'elezione di Obama mostra che negli Stati Uniti è in atto un rivolgimento demografico e culturale che sta cambiando la vecchia geografia politica. E infatti Obama ha vinto in uno Stato come la Virginia, che nell'era Bush sembrava un inattaccabile fortino conservatore, e ha conquistato Florida e Ohio, Nevada e Colorado.

John McCain e Sarah Palin hanno cercato di spegnere l'entusiasmo crescente per Obama usando il vecchio repertorio della propaganda conservatrice, accusandolo di essere un “socialista”, un'offesa fino a ieri infamante negli States, che è improvvisamente sembrata un'arma spuntata se lanciata contro di lui. E' come usare un linguaggio del secolo scorso per descrivere un uomo del XXI secolo.

Eleggendo Obama, gli americani non avrebbero potuto nominare un presidente più diverso da Bush. Al contrario del suo predecessore, è uno studioso curioso e raffinato, si forma le idee ascoltando e studiando, non si lascia sopraffare dall'istinto. Non seguirà i precetti del “neoliberismo reaganiano”, ma neanche quelli dello vecchio statalismo socialista. Si porrà in mezzo, con un pragmatismo figlio dell'intelligenza più che della tradizione.

Mai un successo elettorale è stato così carico di aspettative e di significati simbolici. Per 20 lunghi mesi Barack Obama ha condotto una campagna elettorale praticamente perfetta, la più costosa della storia, per convincere gli americani di essere la persona adatta a cambiare il mondo. Gli hanno creduto. E già nella notte della vittoria, nel delirio di gioia che si respirava sotto il palco di Grant Park e in milioni di case in tutto il Paese, i democratici americani cominciavano a interrogarsi sul futuro. Fino a che punto Obama sarà in grado di realizzare il cambiamento promesso? Fino a dove la crisi economica, le lobby, i poteri occulti gli permetteranno di spingersi?

Molti analisti hanno già paragonato la sua elezione a quella di George Washington nel 1789 e di Abraham Lincoln nel 1860. Walzer pensa che Obama risponderà alla crisi economica lanciando un New Deal sullo stile di Franklin Delano Roosevelt. Paragoni impegnativi, non trovate?

I conservatori dicono che Obama resta un grande punto interrogativo. Ma dopo venti mesi di campagna elettorale il neopresidente ha dimostrato alcune doti importanti. È un uomo di grande sangue freddo, che non ha mai perso la pazienza anche quando è stato sottoposto agli attacchi più duri, beceri e volgari, prima da parte di Hillary e Bill Clinton, poi da John McCain e Sarah Palin. È capace di comunicare apertamente con i cittadini e di dialogare con cortese fermezza con i nemici. È un asso nello scegliere gli uomini, come ha mostrato nel nominare i leader della sua organizzazione. Secondo alcuni affermati osservatori politici: “Mai, nella storia recente, una campagna elettorale è stata così efficace e disciplinata, senza polemiche interne e personalismi”.

Si fanno molti nomi sui possibili componenti della sua amministrazione, ma si tratta probabilmente di illazioni. Ci saranno certamente alcuni esponenti repubblicani che lo aiuteranno a sfondare il muro di diffidenza del partito avversario (Colin Powell? n.d.K.). Ma Obama comincerà a lavorare al programma e all'organigramma solo nei prossimi giorni. Tra le centinaia di consulenti che già hanno lavorato per lui ci sono gli esponenti migliori delle cosiddetta “intellighenzia nazionale”. Come sempre capita, gli americani sono magnanimi nei confronti di un presidente appena eletto, e gli concederanno una luna di miele di alcuni mesi. Ma sarà necessario che nei primi cento giorni della sua presidenza, dal 20 gennaio alla fine di aprile, Obama non deluda le truppe che lo hanno votato. Alcune mosse sono indispensabili, ma tutte possono provocare contro-reazioni pericolose nel Paese.

Tutti si aspettano una svolta nella politica energetica, che è stato il suo cavallo di battaglia per tutta la campagna elettorale. Alcuni suoi consulenti assicurano che Obama lancerà un grande progetto nazionale per la ricerca e lo sviluppo di fonti energetiche alternative, nuovi incentivi per la costruzione di centrali a emissione zero e la fine degli sconti fiscali ai petrolieri. Certamente dovrà avviare il progetto per dare l'assistenza sanitaria a tutti gli americani. Sulla sua agenda ci sono anche alcuni progetti per rammodernare le infrastrutture del Paese, dando così respiro all'occupazione. Ma i conservatori lo aspettano al varco. Tutte queste scelte comporteranno un aumento della spesa pubblica che oggi appare insostenibile dopo il disastro finanziario lasciato da Bush.

Obama prenderà alcune decisioni di grande effetto: la nuova amministrazione ripudierà l'uso della tortura, cancellerà le operazioni di “rendition” e chiuderà la prigione di Guantanamo. Ma per fare tutto ciò si troverà di fronte a scelte difficili: molti dei detenuti di quel carcere sono diventati merce delicata da trattare perché nessun paese del mondo li vuole accogliere. È un argomento scottante, che rischia di scatenare la propaganda dei conservatori e di creare divisioni nel Pentagono. Ed è proprio il rapporto con il Pentagono il problema più delicato di Obama. Michael Walzer è certo che il nuovo presidente non potrà prendere di petto il ministero della Difesa, ed esclude che almeno nel primo mandato possa abbattere il gigantesco budget militare che opprime il bilancio Usa.

Obama si è impegnato a ottenere una grande vittoria militare in Afghanistan. Questo sarà un incentivo a ridurre le forze in Iraq, ma renderà quasi impossibile abbattere le spese militari. Questo potrebbe essere un problema.

In politica estera i consiglieri di Obama sono orientati verso una sorta di “internazionalismo liberal”. La nuova amministrazione metterà nuova enfasi sui rapporti multilaterali e mostrerà maggiore apertura verso l'Onu e le altre istituzioni internazionali. Farà un grande sforzo di collaborazione con i partner europei ma chiederà loro aiuti nelle operazioni internazionali, dall'Afghanistan al Darfur. Saranno pronti a rispondere gli europei? Permettetemi di dubitarne...

Ci sono poi i problemi per ricreare le regole dell'economia e della finanza internazionale. Nel corso della campagna elettorale Obama ha suggerito che i nuovi scambi commerciali possano essere condizionati da nuove regole legate ai diritti umani e a quelli sindacali. Walzer suggerisce un piano che potrebbe comprendere anche questi aspetti, che hanno più a che fare con l'etica socialdemocratica che con il neoliberismo reaganiano: “I consiglieri economici di Obama potrebbero essere spinti in questa direzione dalla forza delle cose”, dice Walzer.

Ad alimentare queste speranze è la stessa personalità di Obama, un leader che appare privo di steccati mentali, in grado di formarsi le idee ascoltando gli altri e imparando dall'esperienza. Il nuovo presidente avrà un'ampia maggioranza al Congresso e avrà due anni di tempo per cambiare il Paese.

Molti ricordano che anche Bill Clinton, quando arrivò alla Casa Bianca 16 anni fa, aveva un programma di grande rinnovamento socio-economico, e dovette arretrare di fronte al fuoco di sbarramento repubblicano. Ma da allora molte cose sono cambiate. Gli anni di Bush hanno reso i liberal più determinati a usare il potere politico per cambiare le cose in profondità. Nancy Pelosi alla Camera e Harry Reid al Senato sono due leader di carattere. Obama farà uno sforzo per creare un clima bipartisan e alla fine dovrà prendere decisioni radicali. Ma soprattutto è mutato il clima culturale del Paese. La maggioranza degli americani è convinta che il crollo di Wall Street e la crisi dell'economia abbiano definitivamente mandato in pensione il reaganismo. E per reinventare il futuro hanno eletto un presidente che vuole cancellare le vecchie etichette ideologiche del Novecento.

Per oggi è tutto. Ho pubblicato un documento lungo e approfondito, perché l’eccezionalità del sentimento positivo che sembra attraversare il mondo lo meritava! Anche io, come molti, non sono sicuro che Obama riuscirà a trasformare il realtà tutte le ottime idee che ha esposto durante la lunga campagna elettorale che lo ha portato fino al famigerato “studio ovale”. Tuttavia, le premesse per costruire un nuovo ordine mondiale non sono mai state concrete come lo sono oggi. Per questa ragione, non posso che dire: tanti auguri di buon lavoro, Mister President!

GuruKonK



Fonti: “Il dirompente fenomeno Obama” di Enrico Pedemonte (bravissimo!),
“Né bianco né nero: Obama è il primo Homo Globalis!” di Lucia Annunziata.




Nell’immagine: un poster creato da un gruppo di artisti per appoggiare la candidatura di Barack Obama.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

...wow..... bravo guru!

Anonimo ha detto...

Anche io ripongo molte speranza nella presidenza di Obama!

Bello il post, però mi aspettavo che guru scrivesse qualcosa sul fatto che noi italiani ci facciamo sempre riconoscere... Mentre tutto il mondo si complimentava con Barack Obama e si inchinava davanti al fair-play dimostrato da McCain, il nostro Gasparri diceva:"I più felici per l'esito delle elezioni presidenziali sono i militanti di Al Qaeda!" Vergognoso! E il Nano di Arcore non voleva certo essere da meno:"Obama? Mi sembra bello e abbronzato..." Silvietto, ma vaff........ Le solite figure di merda!

Anonimo ha detto...

eh già caro marco.... ma sai la cosa che più mi fa innervosire? che oggi il Nano si trova in Russia e fa lo spiritoso sul colore della pelle di Obama, ma fra un paio di giorni lo definirà "un suo grande amico personale"....

conosco persone con una doppia faccia, ma Berlusconi di facce ne ha 3 o 4 dozzine!

comunque non pensiamo a queste cose! questi sono i giorni dell'ottimismo e della speranza! anche io oggi voglio credere che un mondo più giusto e solidale è possibile: yes, we can!

Anonimo ha detto...

Anch'io credo nel potenziale enorme di quest'elezione.

McCain ha dimostrato grande fair-play, è vero, ma di fronte a un risultato elettorale tanto eclatante, sinceramente non vedo nemmeno grandi alternative per lui...

Il Nano? Di certo non è bello e abbronzato, di certo non è un simbolo potente come Obama, di certo non ha mai saputo portare alle urne tutti quelli che non credevano più nel sistema e che Obama invece ha saputo muovere, di certo nemmeno ci crede nel "sistema" il Nano - a parte il suo sistema e quello dei suoi pari - di certo non è laureato ad Harvard, ecc... Farebbe meglio a tacere il Nano. Ma la dignità non è un vestito (canta Baccini) ed evidentemente ad Arcore non è di casa.

Baci, Clppt

Anonimo ha detto...

......ciao amici belli!!!!!!

...nelle ultime settimane ho seguito con molto interesse la campagna per la presidenza USA....

purtroppo in TV si poneva spesso l'accento sul modo in cui il colore della pelle di Obama avrebbe influenzato l'elettorato....

ci si chiedeva se Obama sarebbe riuscito smuovere la maggioranza bianca negli stati a tradizione repubblicana.... oppure se un "mezzo bianco" avrebbe convinto l'elettorato nero più radicale.

però in pochi hanno parlato del programma politico e del "background" del candidato Barack Obama....

come spesso accade negli ultimi anni, tocca a Internet coprire le lacune dell'informazione televisiva! non vorrei peccare di piaggeria, ma il post pubblicato da gurukonk riassume le nozioni che ho cercato in TV per 2 settimane! insomma, contro la forza del Web non c'è Matrix o Porta a Porta che tenga!!!!!!

mi complimento anche con Cloppete79: bello il tuo commento!

a Marco: che ci vuoi fare? oramai conosciamo il personaggio, no? fai come dice Jack, questi sono giorni della speranza e non della rabbia!

un abbraccio a tutti!

Anonimo ha detto...

questa cosa è quasi incredibile! viene eletto un presidente dall'altra parte dell'oceano e il mondo intero esulta come se un uomo solo potesse cancellare tutte le porcherie di cui la nostra società è oramai satura! anche a me piace Obama, però non sono sicura che lui possa cambiare il mondo da solo. e poi mi preoccupa la sua incolumità, in TV hanno intervistato un vecchio leader di un gruppo di razzisti bianchi che profetizzava l'omicidio di Obama addirittura prima della sua investitura ufficiale il 10 gennaio! purtroppo ho l'impressione che la sua scorta sarà chiamata a un duro lavoro.....

BloodyMary85

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti. Questa volta dovete ammettere che i miei amati States vi hanno favorevolmente colpito, giusto? Anche io sono molto ottimista circa il cambiamento che Barack Obama potrebbe portare alla Casa Bianca! Gli 8 anni di amministrazione Bush hanno portato gli USA al massimo livello di impopolarità! Decisioni scellerate e prepotenti in politica estera (come avevo discusso con Gurukonk qualche tempo fa) e tagli dolorosi agli aiuti per cittadini più poveri, hanno reso gli Stati Uniti il paese più antipatico al mondo, questo lo riconosco!

Però si tratta pur sempre della più grande democrazia del mondo e come tale nel giro di pochi mesi ha saputo voltare pagina e portare nella stanza dei bottoni un candidato che solo 6 mesi fa sembrava il più improbabile di tutti: un nero, un attivista per i diritti umani, un ambientalista, un cristiano non praticante e, soprattutto, un uomo che proveniva dalla strada e non dai "salotti privilegiati" dell'area liberal del partito democratico!

Gli USA hanno dimostrato di essere una vera democrazia grazie anche a persone come John McCain! Avete sentito il discorso con cui ammetteva la sconfitta? Solo un grande uomo, con un profondo senso dello stato e della patria poteva comportarsi così! Persone come Obama e come McCain servirebbero come il pane anche a casa nostra, invece siamo sempre costretti a scegliere tra "il peggio" e il "leggermente meno peggio"... Tutto ciò, come italiano, mi sconforta parecchio.

Anonimo ha detto...

Vaaaaa bene...

Caro Robiiiiiiiii, questa te la devo proprio concedere...

Anonimo ha detto...

ehi salve a tutti,
bravo guru, bellissimo post.
complimenti
ciao a tutti buona domenica...!!!!

Anonimo ha detto...

OBAMA WILL RESTORE OUR HONOR!

I LOVE HIM! I LOVE HIM! I LOVE HIM!