sabato 21 giugno 2008

La clinica delle vergini


A due passi dagli Champs-Elysées, la clinica è uguale a tante altre dei bei quartieri parigini: palazzo ottocentesco, una certa signorilità senza ostentazione. E una clientela soprattutto femminile, angustiata dal proprio corpo: i seni, la cellulite, le rughe. Ma qui approdano anche tante ragazze musulmane che non cercano un decolleté da sogno o un sedere perfetto. Vengono a cercare, invece, una nuova verginità. Sì, avete capito bene. Chiedono di farsi ricucire l’imene per dare ai loro futuri mariti l’illusione di una “purezza”, rispettare tradizioni ancestrali ed evitare di essere additate come “poco di buono”. Salgono la bella scala, vanno al primo piano dove c'è il blocco operatorio, passano qualche ora al quarto, nelle camere in cui si riposano. Poi ripartono verso la loro vita, verso le anonime periferie, lontano dallo sfavillio dei quartieri ricchi della capitale.

Il caso del matrimonio annullato a Lille perché la sposa non era vergine, ha riportato alla luce un fenomeno che l’ordine professionale dei ginecologi osserva da tempo: “Ci chiedono certificati di verginità e riparazioni di imene. Non è un fenomeno massiccio e riguarda una minoranza di donne, ma non si era mai visto prima. L’integralismo, a quanto pare, progredisce”, dice il professor Jacques Lansac. E non sono donne con il velo a chiederlo, ma ragazze che hanno avuto una vita come quella delle loro coetanee di origine europea e che all’approssimarsi del matrimonio ricadono nelle tradizioni, nei ricatti delle famiglie, nell’assurdità di un uomo che vuole essere “il primo e l’unico”.

Alcune di loro ricorrono ai vecchi trucchi, come un pezzetto di fegato di vitello nascosto nella vagina, altre preferiscono alla pratica chiamata imenoplastica. E sono pronte a pagare i 3’000 euro richiesti: “La verginità è una grande ricchezza e non ha prezzo, anche se io me ne sono resa conto un po’ tardi”, dice una ragazza che si è fatta operare. Altre cercano prezzi più convenienti o chirurghi che accettano di far passare l’operazione sotto un’altra voce per farla rimborsare dal servizio sanitario. Oppure vanno nel Maghreb, dove questo tipo di interventi sono meno cari ma più rischiosi.

Il peso delle famiglie, raccontano sui siti internet tantissime ragazze musulmane, è spesso insopportabile, ma è difficile liberarsene: “Mia madre mi ha sempre ripetuto: se non vai bene a scuola, si potrà sempre far qualcosa, ma se perdi quella (la verginità, n.d.K.), non si può far niente. Non si può dare allo sposo una figlia sporca”. Discorsi che traumatizzano le ragazze, che a volte preferiscono praticare (udite udite) “l’amore da dietro”, come dicono sui Blog, piuttosto che perdere la verginità prima delle nozze: “Da noi non si scherza con queste cose”. Già, non si scherza davvero.

Nella “Clinique du Rond-Point des Champs-Elysées”, il dottor Marc Abecassis opera due o tre volte la settimana. Nel 1992 è stato uno dei primi a lanciarsi nella chirurgia del pene, da una decina d’anni si occupa anche delle donne: “All’inizio le richieste di imenoplastica erano sporadiche, da due o tre anni sono diventate regolari, soprattutto perché c’è più informazione”. Le sue pazienti hanno fra i 18 e i 35 anni e origini sociali diverse: studentesse, disoccupate, professoresse, ricercatrici. “Quando vengono da me hanno ragionato e riflettuto molto. Con noi parlano, possono confidarsi. Non mi piace far questo intervento, ma non voglio giudicare: queste donne sono disperate, e io voglio solo alleviare la loro sofferenza”. Non per dubitare della buona fede del dottor Abecassis, ma questi interventi portano comunque nelle sue tasche un bel gruzzoletto.

Dietro le porte, al quarto piano della clinica, si sfiorano per qualche ora due mondi lontani mille miglia: quello delle donne che vivono nell’esuberante edonismo occidentale e non esitano a far ricorso alla chirurgia estetica per sedurre. E quello delle ragazze che invece devono ridiventare illibate per fingere di essersi date a un solo uomo.

Due mondi non poi tanto diversi, secondo un ginecologo che opera nella periferia parigina: “Accettiamo di rifare i seni alle donne perché assomiglino alle bambole dei rotocalchi: perché non ricucire gli imeni? In entrambi i casi si tratta della sottomissione a un’ideologia, occidentale da un lato, musulmana dall’altro. Entrambe condannabili, per quanto mi riguarda”. Un atteggiamento, a quanto pare, condiviso da pochi dei suoi colleghi.

GuruKonK



Testimonianze raccolte sul sito web di “Le Parisien”



Nell’immagine: una bella veduta notturna degli Champs-Elysées

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma che ca..o di storia è questa? Accidenti, il mondo non finisce mai di stupirmi! Non fraintendetemi, non ho nulla contro queste ragazze, però trovo aberrante il contesto sociale che le spinge a tanto!

Mi chiedo solo una cosa: i mariti credono davvero a questa "verginità" o sanno benissimo di non essere i primi? Se così fosse, l'ipocrisia è regina!

A proposito di "regine": dove è finita la mia uzza?????

Ciao cari e care!

Anonimo ha detto...

Sono una donna, per me la verginità era quasi un peso e non posso concepire che c'è qualcuna che addirittura paga per ritornare vergine. Ciao a tutti e complimenti per il blog.

Anonimo ha detto...

Non mi sorprende, questa cosa. C'era anche in Italia, fino a pochi anni fa. Solo che ormai, per fortuna, alla verginità non crede più nessuno. La carrozza è la mia e ci faccio salire chi mi pare, dice sempre la mia Mamma. Essendo una gatta, rimango sempre basita di fronte alle stranezze di voi umani. La verginità, davvero. Campiamo così poco, e ci dobbiamo anche attossicare la vita con queste fesserie... il peccato, il fare bella figura, l'ho data a uno solo...
In Italia, il mito della verginità non c'è quasi più.
Ma nei paesi musulmani è diverso. L'integralismo è di moda.
E opporsi a un'educazione repressiva è cosa dura, lo capisco.
Ma se tutte le donne gli sputassero in faccia? agli uomini e ai genitori?
gatta susanna

Anonimo ha detto...

Anche questa volta la nostra amica micia ha scritto qualcosa di interessante! Brava!

E' vero che da noi il mito della verginità è sparito da tempo, ed è stato sostituito dal mito della magrezza e della bellezza ad ogni costo. Le virtù di una donna non dipendono nè dalla sua passata vita sessuale nè da quanto è sodo il suo lato B!

In questo le donne faticano ancora a liberarsi. Nella cultura dell'integralismo mussulmano sono schiave della visione conservatrice che le vuole "pure", almeno fino a quando la famiglia non trova loro uno sposo adatto.

Nella moderna cultura occidentale, invece, sono ancora troppo spesso schiave degli stereotipi d'immagine creati dai media. Non capite male, la condizione femminile ha fatto passi da gigante negli ultimi 4 o 5 decenni! Però ho l'impressione che per essere davvero libere debbano ancora scrollarsi di dosso le schiavitù della "artificiosa" bellezza ad ogni costo!

Ciao a tutti e buona domenica!

Anonimo ha detto...

...eh eh eh...

"la carrozza è mia e ci faccio salire chi mi pare"!

grande susanna e grande anche la sua mamma! un bacione! ciao ciao!

Anonimo ha detto...

ciao cari amici e care amiche!

è vero che ai miei occhi trovo difficile da capire il bisogno di "recuperare" la verginità fisica da parte di queste ragazze, però non me la sento di criticarle troppo. se sentono il bisogno di sottoporsi a questo tipo di intervento chirurgico avranno di certo i loro validi motivi. fosse pure solo per il quieto vivere in famiglia o per non "deludere" il futuro marito, credo abbiano il diritto di fare come credono.

Anonimo ha detto...

. . .

Anonimo ha detto...

Sì, le carrozze delle musulmane evidentemente non appartengono a loro.
Forse sono in leasing.
Un abbraccio ad Angie!
Gatta Susanna

Anonimo ha detto...

ih ih ih... spero che non siano in leasing! oggi ci sono tassi da strozzini!

un abbraccio anche a te!

miiiaaaaaaoooooo.......

Anonimo ha detto...

ecco! lo dicevo io...