venerdì 4 aprile 2008

Velenitaly


Dopo la mozzarella di bufala alla diossina, un altro scandalo colpisce un simbolo dell’alimentazione e dell’agricoltura italiana: il vino. La notizia è fresca e ha sconvolto l’opinione pubblica. In questo momento non è possibile quantificare il danno che potrebbero registrare le esportazioni. Certamente molti Paesi imporranno divieti e moratorie all’import di vino italiano. Il tutto è nato da una coraggiosa ed articolata inchiesta del magazine “L’espresso”, in edicola in questi giorni. Stavo scrivendo un Post su questa vicenda, ma mi sono reso conto che non sarei mai stato in grado di riassumere correttamente le varie sfaccettature cha hanno composto e generato questo scandalo. Per questa ragione ho preferito pubblicare il documento originale, diffuso dal sito web de “L’espresso”.


Benvenuti a Velenitaly
di Paolo Tessadri

Concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e solo un quinto di mosto. Con questo miscuglio sono stati prodotti 70 milioni di litri di vino a basso costo, venduti in tutta Italia.

Di vino queste bottiglie ne contengono poco: un terzo al massimo, spesso di meno. Il resto è un miscuglio micidiale: una pozione di acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino una spruzzata di acido muriatico. Veleni a effetto lento: all’inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi nell’organismo con il tempo si trasformano in spietati killer cancerogeni.

Secondo i magistrati di due procure e la “task force” che da 6 mesi indagano sulla vicenda, questo cocktail infernale è il protagonista della più grande sofisticazione alimentare mai scoperta in Italia. Perché con la miscela tossica sono state confezionate quantità mostruose di vino. Gli inquirenti ritengono che si tratti di almeno 700’000 ettolitri: sì, 70 milioni di litri messi in vendita nei negozi e nei supermercati come vino a basso costo anche dai marchi più pubblicizzati del settore. Un distillato criminale che ha riempito circa 40 milioni di bottiglie, fiaschi e confezioni di tetrapack d’ogni volume, offerte a un prezzo modestissimo: da 70 centesimi a 2 euro al litro.

L’inchiesta è tuttora in corso: solo una parte dei prodotti pirata è stata sequestrata perché è impossibile rintracciare tutte le bottiglie. Ma gli elementi raccolti dagli investigatori mostrano un sistema industriale di contraffazione che nasce dalla criminalità organizzata e alimenta le grandi cantine: le aziende coinvolte nello scandalo sono già 20. Otto si trovano al Nord: in provincia di Brescia, Cuneo, Alessandria, Bologna, Modena, Verona, Perugia. Il resto invece è sparso tra Puglia e Sicilia: le sorgenti del vino contraffatto e dei documenti che gli hanno permesso di invadere le botti. Perché con questo sistema criminale i produttori riuscivano a risparmiare anche il 90%: una cisterna da 300 ettolitri costava 1.300 euro, un decimo del prezzo normalmente chiesto dai grossisti del vino di mediocre qualità.

Retrogusto al metanolo
L’istruttoria è nata partendo da uno dei soliti sospetti: una cantina di Veronella che 22 anni fa venne coinvolta dal dramma delle bottiglie al metanolo. Ricordate? Ci furono 19 persone uccise, mentre altre 15 persero la vista per colpa del mix a base di mosto e di un alcol sintetico, normalmente utilizzato nelle fabbriche di vernici, un liquido inodore e micidiale: il metanolo, appunto. Una tragedia che cancellò la credibilità della nostra enologia e stroncò l’export. Ma nello stabilimento di Bruno Castagna anche quella lezione sembra dimenticata. Quando nello scorso settembre scatta l’irruzione, gli agenti del Corpo forestale di Asiago e dell’Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agro-alimentari trovano subito una situazione anomala: accanto alle cisterne c’erano taniche piene di acido cloridrico, altre con acido solforico e 60 chili di zucchero. Gli ispettori mettono tutto sotto sequestro e fanno esaminare campioni di vino bianco e rosso per capire cosa contengano. I test condotti nell’Istituto agrario di San Michele all’Adige e nel Laboratorio di Conegliano Veneto dell’Ispettorato centrale forniscono lo stesso verdetto choc: in quel liquido di uva ce n’è un quinto, il minimo indispensabile per dare un po’ di sapore. I test sono concordi: tra il 20% e il 40%, non di più. E il resto? Acqua, concimi, fertilizzanti, zucchero, acidi. Sì, acidi: usati per mimetizzare lo zucchero vietato per legge. L’acido cloridrico e l’acido solforico vengono utilizzati per “rompere” la molecola dello zucchero proibito (il saccarosio) e trasformarlo in glucosio e fruttosio, legali e normalmente presenti nell’uva. Un metodo che consente così di sfuggire ai controlli. Risultato: da una normale analisi non emergerà la contraffazione. I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo. L’acido cloridrico, comunemente chiamato acido muriatico, può provocare profonde ustioni se finisce sulla pelle, se ingerito è semplicemente devastante!

A Veronella, uno degli investigatori è svenuto per i vapori e sono stati chiamati i pompieri per rimuovere le scorte. Il titolare della cantina è stato arrestato per il reato di sofisticazione alimentare con pericolo della salute pubblica: di quel liquido ad alto rischio ne avevano ancora migliaia di litri. Ma il fascicolo aperto dal pubblico ministero di Verona, Francesco Rombaldoni, poco alla volta si è gonfiato di reati pesantissimi: l’associazione a delinquere per gli imprenditori vinicoli del Nord. Che diventa addirittura associazione mafiosa per i loro referenti meridionali.

La Sacra Cantina Unita
Partendo dai silos veneti gli agenti della Forestale sono arrivati ai fornitori della pozione micidiale. La pista conduce fino a Massafra in provincia di Taranto. Secondo l’accusa, l’intruglio proviene da due stabilimenti: la Enoagri Export srl e la VMC srl, vini, mosti e concentrati. Per gli inquirenti il gigantesco impianto della VMC è stato costruito non per produrre vino, ma per fabbricare quantità industriali di quel mix velenoso: c’è un vero laboratorio chimico. Da lì l’inchiesta si allarga ancora e si estende in tutta Italia, con squadre di investigatori all’opera anche in Sicilia, mentre il coordinamento per il fronte Sud viene preso dal pm Luca Buccheri della Procura di Taranto. Pochi giorni fa il magistrato ha sequestrato i due stabilimenti, ma gli investigatori sono convinti che i titolari siano solo dei prestanome. Dietro di loro, in realtà, ci sarebbero gli investimenti della Sacra Corona Unita, il nucleo storico della mafia pugliese. E poiché ogni documento falso richiede altre coperture, altre aziende nelle mani della malavita avrebbero fornito certificati e ricevute per giustificare l’attività delle distillerie di veleno. Tutto finto: vino, forniture, bolle di trasporto, fatture.

A Massafra è stata sequestrata la Tirrena Vini, definita dagli inquirenti una “cartiera”. E sono spuntati documenti taroccati realizzati pure da ditte di Trapani, che hanno fatto ipotizzare un collegamento operativo con Cosa nostra siciliana. E per questo anche la Direzione investigativa antimafia è scesa in campo per intercettare i movimenti di capitali impegnati nell'operazione criminale.

Cocktail al veleno
Una volta scoperte le sorgenti, gli specialisti della Forestale e dell’Ispettorato Centrale per il Controllo dei Prodotti agro-alimentari si sono messi a studiare tutti gli acquirenti della pozione. E hanno ricostruito la mappa di quella che definiscono la più grande frode mai scoperta in Italia: 70 milioni di litri di vino corretto o fabbricato con liquidi pericolosi per la salute. Viene creata una “task force” di investigatori e informato il ministero delle Politiche agricole. La miscela è finita nelle cantine di sei regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Puglia e Sicilia. I primi test avrebbero riscontrato lo stesso cocktail di Veronella: solo il 20% o il 30% è realmente vino, il resto è composto dal solito intruglio di fertilizzante, concime, zucchero e acido “Made in Massacra”. Ma a preoccupare ministero e inquirenti è soprattutto l’uso che ne avrebbero fatto due impianti, uno nel Bresciano e l’altro nel Veronese, che sono leader in Italia nell’imbottigliamento e nella vendita di vini a basso prezzo. Solo da questi due stabilimenti sono uscite milioni di bottiglie, di fiaschi e di cartoni destinati in massima parte al mercato nazionale.

È chiaro che a questo punto l’inchiesta assume una dimensione di alto impatto per l’economia italiana. Con il rischio di un danno d’immagine ben più grave di quello provocato dall'allarme sulla mozzarella di bufala. Per questo il vertice del ministero ha scelto una linea di massima cautela: sia per non compromettere gli sviluppi investigativi sul versante mafioso, sia per non infliggere un nuovo colpo alla credibilità dei prodotti italiani. Il settore basso del mercato è anche quello dove la concorrenza internazionale è più forte, con nuove nazioni che si lanciano con prodotti a prezzi bassi. Ma nonostante i sequestri, moltissime delle bottiglie sotto inchiesta restano in vendita: “L'Espresso” ne ha visto un intero stock in un centro commerciale del Nord-est.

D'altronde le quantità contraffatte accertate finora dagli investigatori non hanno precedenti: 700’000 ettolitri. Un record, che può inondare un’altra delle risorse nazionali con un fiume di vino dal retrogusto di acido muriatico.

Paolo Tessadri


Nota conclusiva de “L’Espresso
Molti lettori chiedono che “L’espresso” faccia i nomi delle aziende coinvolte nello scandalo. Noi abbiamo pubblicato nell’articolo tutti i nomi e tutti gli elementi che siamo riusciti a raccogliere con certezza. Saremmo stati felici di pubblicare la lista completa delle ditte sotto inchiesta, ma non siamo riusciti a ottenerla. La richiesta di piena trasparenza su questa e su altre sofisticazioni alimentari che mettono a rischio la salute dei consumatori (come abbiamo scritto nel magazine) non va rivolta a noi ma ai ministeri competenti: in questo caso, quello delle Politiche agricole e quello della Sanità.

La redazione de “L’Espresso”


La faccenda è davvero impressionante. Da quanto dicono gli esperti del settore, questa è di certo la peggiore bufera in cui si sia mai trovato il mondo del vino italiano.

La credibilità dei prodotti italiani era già in crisi per il caso relativo alla mozzarella di bufala alla diossina, ma questo scandalo non ha davvero precedenti! I consumatori dei grandi mercati internazionali, da oggi non si sentiranno più molto sicuri davanti al marchio “Made in Italy” e questo potrebbe essere il preludio al crollo delle esportazioni.

Spero almeno che serva a spronare le istituzioni a introdurre verifiche ed esami più severi e la società civile a cominciare a pensare ad un modo di vivere un po’ diverso. La lotta contro le sofisticazioni alimentari deve essere combattuta con fermezza, e mi aspetterei che il Ministero dell’Agricoltura metta più risorse a disposizione agli uffici preposti ai controlli.

Di mezzo non c’è solamente la credibilità dell’Italia, ci sono anche molti posti di lavoro a rischio (se crolleranno le esportazioni) ma, soprattutto, c’è la salute pubblica che deve essere tutelata con maggiore convinzione.

Vi ringrazio tutti per l’attenzione che mi avete riservato. Come sempre l’appuntamento è a domani per un nuovo Post.

Con affetto, GuruKonK.


Nell'immagine: una bottiglia di veleno

12 commenti:

Anonimo ha detto...

....ecco che puntuale arriva un'altra figura di me..a di livello globale!!!!!!!

in questo noi italiani siamo tra i più affidabili al mondo...

saluti un pò depressi.....

Anonimo ha detto...

Queste cose mi fanno una rabbia che neanche vi immaginate!!!!!

Non si tratta solo di una perdita di credibilità del "made in italy", qui c'è in ballo la salute delle persone!!!!!!!!!!!!

I morti e gli invalidi a causa del vino al metanolo non ci hanno insegnato nulla?????????

Ma vi rendete conto che per risparmiare 0,85 euro a bottiglia queste persone erano disposte a avvelenare i clienti!!!!

BASTARDI!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

non ho parole!

vi auguro una buona serata, ma non ho proprio parole!

ciao!

Anonimo ha detto...

...ieri ho sentito la notizia al TG ed ero sotto shock,léggere tutto nero su bianco però é anche peggio!
parlano di 70 milioni di litri quindi come logica é probabile che siano molti di più! ma adesso cosa succede? non ho capito bene...perché le bottiglie sotto inchiesta rimangono sugli scaffali?
aiuto!

un saluto incredulo e un po' schifato,molto schifato!!!!!!

baci!

Anonimo ha detto...

Non so più cosa pensare. L'Italia ha rassicurato l'UE dicendo che non c'è nessun pericolo per la salute e questo mi sconcerta un pò...

Non credo che L'Espresso abbia pubblicato una finta indagine. Quindi in queste bottiglie c'è 1/3 di vino e 2/3 tra concimi chimici, acido solforico e acido muriatico, fertilizzanti e... zucchero. E' possibile che tutto ciò sia innocuo per la salute?

Quella del Ministero mi sa tanto di "dichiarazione antipanico" per non far crollare troppo i consumi, se così fosse sarebbe un atto criminale! L'Espresso non ha pubblicato l'elenco delle aziende coinvolte perchè è riuscito a procurarselo, ma il Ministero della salute c'è l'ha di sicuro a disposizione! Quindi invece di dire che questo "cocktail di veleni" è innocuo, dovrebbe mettere a disposizione dei consumatori tutti i dati per evitare di acquistare questo vino!

Naturalmente sarebbe addirittura meglio se le bottiglie incriminate venissero sequestrate e tolte dai negozi, ma visto che non l'hanno ancora fatto devo dedurre che l'operazione è, per quelche strana ragione, impossibile da effettuare...

Come ho detto all'inizio, non so più cosa pensare...

Un saluto a tutti.

Anonimo ha detto...

...ciao amici belli....

....non so voi, ma io mi sento offesa come italiana, come consumatrice e come damigiana!

....quando mi riempio del dolce nettare di Bacco non gradisco adulterazioni di nessun tipo, altrimenti non sarei una damigiana seria.... vi pare?

....un mega bacione a tutti!

SMACK

Anonimo ha detto...

Angie sei troppo forte!

un bacione anche a te!

Anonimo ha detto...

Non ho nulla da aggiungere a quanto ha scritto Robiiiiiiiii!

Credo proprio che tutti noi siamo allibiti e sconcertati da questa faccenda.

Personalmente mi aspetto un pò più di chiarezza da parte del ministero e della magistratura.

Il giochino delle smentite e controsmentite, fatte da "pseudo-portavoce" che spuntano e spariscono da un giorno all'altro, ormai lo abbiamo capito! In questo caso proprio CHIAREZZA deve essere la parola d'ordine!

Ciao a tutti!

Anonimo ha detto...

Per fortuna l'apertura della fiera di Vinitaly ha portato un pò di sereno nell'ambiente. In TV hanno detto che i grandi acquirenti internazionali non si sono fatti influenzare dallo scandalo Velenitaly. Sarà vero? Probabile, visto che all'estero va il meglio della nostra produzione, le porcherie a basso prezzo sono destinate ai supermercati sotto casa. Anche questa sera ho sentito che il cocktail di concimi, acidi e fertilizzanti non è pericoloso per la salute. Ma guarda un pò.... domani mattina appena sveglio mi farò un paio di gargarismi con l'acido solforico! Sarà certo un toccasana per la mia igiene orale....

Buona serata, un abbraccio a tutti voi!

Anonimo ha detto...

bravo stilo!

Anonimo ha detto...

Semplicemente orripilante!

Anonimo ha detto...

....ecco perchè con 2 bicchieri del vino schifoso che beve mio nonno mi sento partire in orbita e vedo 1000 farfalle colorate.... perchè è pieno di acidi!!!!

furbo il mio nonnino, vero?

saluti