giovedì 24 luglio 2008

Karadzic visto da vicino


Come di certo già saprete, il super-ricercato Radovan Karadzic è stato arrestato. Tredici anni di incredibile (e misteriosa) latitanza ed un arresto altrettanto sorprendente. Karadzic se ne viaggiava di sera, tranquillo come un operaio a fine turno, su uno degli scassati autobus di Belgrado. Versione del suo avvocato, ieri mattina, all’uscita dell’udienza preliminare che ha confermato l’identità del fermato e ne ha convalidato l’arresto, che ha rivelato che l’arresto, realmente, sarebbe avvenuto venerdì scorso alle 21:30, che il prigioniero sarebbe stato “incappucciato” per non riconoscere carcere e carcerieri.

Uno può anche scegliere la più eroica versione ufficiale della presidenza della Repubblica serba, da Boris Tadic in persona, che nella notte di ieri parla di “brillante operazione delle forze di sicurezza della Serbia democratica”. Se preferite le “spy story”, potete affidarvi alla sostanziale presa di distanze del ministero degli interni serbo che lascia intravedere lo zampino di qualche servizio segreto occidentale o di un altro ministero; oppure potete credere che a Karadzic gli inquirenti siano arrivati mentre seguivano la pista dell’altro macellaio del Balcani: il generale Ratko Mladic. Più credibile foto e racconto da parte della BBC che mostra un Karadzic barbuto, descritto come attivo medico omeopata in una clinica di Belgrado con il nome falso di Dragan Dabic. Ognuno è libero di scegliere la versione che preferisce. Quella giudiziaria verrà molto dopo, preceduta dalle convenienze politiche di chi ha deciso che Karadzic fosse arrestato proprio ora. Il mostro, fantasma sino a ieri, che riappare quando le promesse europee per la Serbia debbono produrre qualche incasso…

Molti di noi conoscono marginalmente la figura di Karadzic. Sappiamo che le sue mani sono sporche del sangue di centinaia di migliaia di innocenti. Sappiamo che ha avuto un ruolo attivo nella strategia degli stupri di massa per “sporcare” il patrimonio genetico delle future generazioni di mussulmani. Sappiamo dei campi di concentramento dove i prigionieri venivano trattati con una crudeltà degna dei “Lager” nazisti. Tuttavia sono sicuro che in molti, tra i quali mi colloco pure io, hanno un’idea superficiale della persona di Radovan Karadzic. Per questa ragione ho deciso di pubblicare un articolo scritto da un giornalista che lo ha “visto da vicino”. Spero sinceramente che lo possiate trovare interessante.


Karadzic visto da vicino
di Ennio Remondino

Nell’attesa che Karadzic sia trasferito nel carcere olandese di Scheveningen come ha annunciato il procuratore serbo, abbiamo tempo per guardarlo più da vicino. Memorie personali. Per qualsiasi giornalista che abbia vissuto il macello Bosnia spostandosi, come facevo io, tra una parte e l’altra del fronte di guerra, tra gli assediati di Sarajevo e i loro assedianti sulle montagne, Radovan Karadzic era l’interlocutore ideale. Difficile e pericoloso da avvicinare, certo, ma arrivati alla sua vista con telecamera e microfono, era l’interlocutore ideale. “For the news, mister President”, che tradotto nella lingua televisiva internazionale vuol dire, “stai corto”. Bastava indicare il numero di minuti che avevi a disposizione e l’interlocutore, col cronometro in testa, recitava le sue ragioni e le sue follie propagandistiche per il taglio da telegiornale. Intervistato ideale quell’assassino all’ingrosso, con la precisazione che mai nessun assassino incontrato in tanti anni di mestiere, somiglia davvero ad un assassino. Non Karadzic, in particolare. I brutti ceffi, i cattivi a prima vista, li aveva attorno. Le “bodyguard” cresciute sulle montagne tra Pale ed il Trebevic e, soprattutto, quella arpia della figlia Sonja. Era lei ad avere il potere di accoglienza o di cacciata, per noi giornalisti. E vi garantisco che ogni piccola goccia di potere le procurava un piacere ben visibile! Lui, Karadzic, con la sua capigliatura folta e sempre ordinata, qualche volta sorrideva perfino.

Erano le settimane della cattura dei caschi blu delle Nazioni unite, esibiti incatenati sulle stradine di Pale e poi detenuti in luoghi inavvicinabili. Quella del Tg1 era una delle poche “troupe” occidentali presenti. Tensione internazionale alle stelle, la sesta flotta Usa che si avvicinava all’Adriatico, tamburi di guerra che terrorizzavano il mondo e, noi narratori, reclusi a nostra volta nei confini stretti di quella sorta di villaggio alpino, modello svizzero, che era ed è Pale. La Sarajevo dell’assedio crudele e sanguinario ad una decina di chilometri, ed il resto del mondo lontano anni luce. Trovarsi al centro del bersaglio da cui sembra poter scaturire la terza guerra mondiale, ed avere a disposizione soltanto immagini agresti con prati verdi e chalet di montagna.

Ricordo di aver insistito con diversi “Stand Up”, la parte del reportage televisivo in cui il giornalista si mostra, di fronte al solo cartello stradale con la scritta Sarajevo bucherellato di proiettili. La sola immagine guerresca che ero riuscito a trovare. Ricordo anche di un ordine di rientro giunto da Roma. Carlo Rossella, credo fosse il direttore (quindi il governo doveva essere stato il Berlusconi 1) “Rientra subito, sta per partire l’attacco aereo americano. È la guerra”, fu l’ordine.

La crisi del 1994
La sola cosa che si vede qua sono le mucche”, la risposta, con ordine puntualmente disatteso. Noi giornalisti Rai eravamo stati i primi, ma stavano arrivando tutti gli altri, CNN compresa. Peter Arnet, pensate: il giornalista delle cronache marziane da Baghdad, le riprese notturne verdognole della prima guerra del Golfo. Chi era accampato al mitico “Hotel Olimpic”, poco più di una modesta pensione a due stelle, chi preferiva l’ospitalità di famiglie bisognose di denaro. La caccia disperata al nulla televisivo, col rombo dei caccia bombardieri USA sull’Adriatico in contrasto con le “bevute amicali” tra detenuti e detenenti di cui sapevamo.

Silenzio stampa. Nessuna dichiarazione. Karadzic irraggiungibile. Caccia quotidiana ad immagini e notizie. La piazza del mercato, al centro del villaggio, deserta come sempre, con la sua chiesetta ortodossa poco frequentata. Un gruppo di auto di prestigio, tutt’attorno, attira l’attenzione. Le facce cattive di uomini armati ci danno la conferma. In chiesa Karadzic segue il rito per il Santo che dovrebbe prendersi cura dei morti. Diffida immediata di Sonja Karadzic, cattiva come non mai, a porre domande al padre. All’uscita, ultima parte liturgica-popolare con la recita di un’invocazione. Karadzic che saluta uno ad uno i presenti, chiedendo per loro la protezione del Santo, e l’interlocutore che ripete la formuletta rituale. E quando è il mio turno recito e porgo il microfono. Karadzic, come alcuni politici italiani, non resiste e dichiara al mondo, attraverso la Rai, che i prigionieri stanno per essere liberati. I jet appontano sulle portaerei e il mondo tira un sospiro di sollievo. Il sapore di una tragica commedia.

Neppure un anno dopo, fine 1995 e dopo la pace di Dayton, Karadzic sarà il latitante numero uno pari merito con il suo lugubre generale Mladic, l’esecutore del sanguinoso macello di Srebrenica. Vita, fuga, latitanza e cattura di Karadzic da affidare alla saggezza della storia, non potendo credere oggi alle convenienze della politica o alle semplificazioni della cronaca.

Ennio Remondino


Per oggi ci fermiamo qui. Questo Post è decisamente più lungo e articolato rispetto ai miei soliti scritti, per tale ragione ringrazio di cuore tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggerlo per intero. Come sempre aspetto con impazienza i vostri commenti e le vostre riflessioni in merito.

Con affetto, GuruKonK.



Grazie a Ennio Remondino per la gentilezza e per il prezioso materiale!



Nell’immagine: la metamorfosi del “dottor” Karadzic!

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Trovo davvero ottimo l'articolo di questo giornalista!

Un pezzo di cronaca così, diventa un pezzo di storia! Grazie GuruKonk per averlo condiviso con noi.

Baci e abbracci, Clppt

Anonimo ha detto...

bello questo post! ieri notte ho visto un documentario di circa 30 min. girato dalla TV olandese su Karadzic e Mladic. non voglio entrare nei particolari ma questa gente ha commesso dei crimini inumani che mi hanno tenuto sveglio fino alle 4! continuavo girarmi nel letto e pensare a quelle atrocità! oggi mi chiedo: se a me hanno fatto questo effetto, come dormono coloro che le hanno commesse?

Anonimo ha detto...

Un caro saluto a tutti. Purtroppo non sono in grado di rispondere al quesito che giustamente si pone il nostro amico Randy. Anzi, avrei anche io una domanda da farvi.

I crimini commessi da questi mostruosi assassini contro le comunità mussulmane vanno oltre l'umana comprensione. Giovani, vecchi e bambini trucidati senza pietà. Abitanti di interi villaggi deportati in campi di concentramento dove subivano torture indicibili. Donne stuprate in massa per settimane, con lo scopo di fecondarle e obbligarle a portare avanti le gravidanze in modo da "sporcare" il sangue delle future generazioni di mussulmani. Il tutto era stato pianificato a tavolino e attuato con freddezza e lucidità disarmanti.

Ecco la domanda che vi avevo preannunciato: anche in casi come questi siete contrari alla pena capitale?

Oramai mi conoscete abbastanza per capire che la mia non è una banale provocazione, perchè su questo tema abbiamo idee molto differenti. Mi interessa davvero sapere se la vostra opposizione alla pena di morte abbia un limite oppure se sia una questione di principio assoluta e inattaccabile.

Vi auguro una buona giornata. Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

....ho i brividi....... come si fa a spingersi così lontano, verso il male più assoluto? dico davvero. queste cose mi sconvolgono!

@ randy
forse dormono bene perchè sono convinti di aver solo obbedito agli ordini, oppure di aver fatto la cosa giusta per il proprio paese? non so proprio come possono giustificarsi con loro stessi, ma credo che in un modo o nell’altro riescano a farlo! non posso esserne sicura, ma ho l’impressione che i “pentiti” siano una minoranza.

@ robiiiiiiiii (le “i” sono 9, come piace a te! hai visto come sono brava?)
io considero la pena di morte come un crimine anche in casi del genere. mia mamma dice che per questa gente la morte è una punizione troppo lieve e che dovrebbero fargli fare tutta la vita in un carcere durissimo. stiamo parlando di crimini talmente atroci che nessuna pena potrà far sparire l’orrore e il dolore!

…un bacione grandissimo a tutti! SMAAAAAAACK!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Ciao amici cari e amici belli!

Mi sono fatto qualche giorno di relax ma ora sono di nuovo tra di voi! Bè....ammetto che un pochino mi siete mancati... ma solo un pochino, capito? ;-)

Allora per quanto riguarda il post, penso anche io che si tratti di un documento di valore! Bravo Guru ad avercelo proposto!

Poi.... a Randy dico che molta di questa gente dorme benissimo! Ho visto in tv alcuni interrogatori di criminali di guerra presso il TPI dell'Aia, quelli che si scusavano per i propri delitti e si dichiaravano colpevoli tra le lacrime erano proprio dell "mosche bianche"! La maggior parte di loro, anche davanti a prove schiaccianti della loro colpevolezza in crimini orrendi, si limitavano a dire di essere dei patrioti e ribadivano di aver fatto la cosa migliore nell'interesse del proprio paese! ve lo giuro: nauseante!

Riguardo alla pena di morte: ammetto che in casi del genere anche la mia contrarietà viene messa a dura prova! Per me è una questione di principio, però questi sporchi assassini faccio fatica a considerarli esseri umani! Accidenti, Robiiiiiiiii: dico ancora no alla pena di morte, ma questa volta è davvero durissima!

A presto! Saluti!

Anonimo ha detto...

....sei un grande maaaax!!!!!!
:-) un bacione!!!!

GuruKonK ha detto...

Un caro saluto a tutte le amiche e a tutti gli amici di questo Blog. Purtroppo per motivi indipendenti dalla mia volontà, non ho potuto aggiornare queste pagine negli scorsi giorni.

Nella giornata di domani (se tutto va bene!) i problemi tecnici che mi tengono lontano dal web dovrebbero essere eliminati. Vi ringrazio per la pazienza e l'affetto che mi dimostrate!

Un grande abbraccio!

Anonimo ha detto...

Io sono SEMPRE contraria alla pena di morte.
Per chiunque.
Per i crimini commessi contro chiunque.
Non so se c'è un Dio. Spero di sì, ma vorrei tanto esserne sicura.
Se c'è un Dio, ci parlerà Lui, con Karadzic.
E se non c'è... Non diventiamo come Karadzic anche noi. Io sono una micia, ma francamente al livello suo non ci scendo.
Ciao a tutti!
gatta susanna

Anonimo ha detto...

@ gurukonk
povero guru! in questo periodo non te ne va bene una! un abbraccio anche a te!

@ gatta susanna
brava! se per te l'essere contraria alla pena di morte è una questione di principio, è giusto che tu sia fedele ai tuoi ideali anche in casi estremi!

ciao ciao!

GuruKonK ha detto...

Puoi dirlo forte, caro Randy! In questo periodo (tra eventi tristi e sfortunati in famiglia e lutti tra giovani conoscenti) non posso certo dire che tutto va per il meglio. Comunque voglio essere ottimista, per questo motivo sono certo che da oggi in avanti le cose miglioreranno! Un abbraccio!

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie