lunedì 24 marzo 2008

Un prezzo troppo alto



Sono oramai più di 4’000, secondo l’agenzia “Associated Press”, i soldati americani morti in Iraq dall’inizio della guerra (cinque anni fa) dopo l’attentato che domenica sera ha ucciso quattro militari statunitensi di pattuglia a Baghdad. Il Pentagono non conferma la cifra, seguendo una politica di basso profilo per quanto riguarda le vittime del conflitto. I morti dichiarati ufficialmente al 24 marzo sono, secondo alcune ONG, 4’002 ai quali tuttavia debbono aggiungersi 175 militari britannici, 133 di altre nazioni e oltre mille civili, “contractors” di varie nazionalità. I morti italiani sono stati 33, il numero più alto dopo Stati Uniti e Gran Bretagna.

L’attacco, con un cosiddetto IED (Improvised Explosive Device) in pratica una bomba rudimentale, è avvenuto verso le 22 (le 20 CET) a chiudere una giornata sanguinosa che aveva già fatto almeno 51 vittime in varie parti del Paese.

Quelli americani in Iraq sono morti invisibili o quasi, visto che le operazioni di rimpatrio delle salme avvengono quasi sempre con grandissima discrezione. Fino a pochi mesi or sono era addirittura proibito fotografare le salme avvolte nella bandiera a stelle e strisce all’interno degli aerei da trasporto militare. Ora si può (i “mass media” l’hanno spuntata grazie al primo emendamento della costituzione USA, quello sulla libertà di espressione) ma le foto rimangono molto rare alla base militare di Dover, l'amena capitale del Delaware, dove le salme continuano a giungere sul suolo americano dall'Iraq.

È vero che articoli sui militari morti in Iraq continuano a riempire i giornali americani. Ma si tratta soprattutto delle pagine locali dei grandi quotidiani e di quelle dei media regionali: ne parlano quando la vittima viveva (o era nata) nella città alla quale le pagine si riferiscono.

In base alle ultime cifre pubblicate i militari USA morti quest’anno in Iraq sono 96, molti meno rispetto agli anni precedenti, visto che su base annua, se la progressione rimane quella attuale, si sarà al di sotto delle 400 vittime. L'anno più letale è stato il 2007, con 901 morti tra i militari americani. Non era andata molto meglio nel 2004, nel 2005 e nel 2006. Le vittime USA erano state rispettivamente 849, 846 e 822.

Ma ai morti si debbono aggiungere i feriti: ufficialmente sono circa 30’000, ma fonti non ufficiali arrivano a stimarne anche 100’000. Ricordiamoci che almeno un terzo dei feriti resta mutilato o invalido a vita. Pesantissima, tra i reduci, l’incidenza delle turbe mentali che sfociano spesso in violenza, contro se stessi o conto gli altri. Ufficialmente i suicidi nei 5 anni di guerra sono stati 151, ma si calcola che siano ben oltre il migliaio quelli tra i reduci rientrati in patria.

Decisamente molto più numerose di quelle militari americane sono le vittime civili irachene, spesso invisibili anch’esse. Sono soprattutto morti dimenticati, visto che ben pochi hanno voluto tenere questo macabro conteggio. Le stime più prudenti parlano di 82'000 morti diretti (quindi implicati direttamente negli attacchi americani o negli attentati) secondo i calcoli del sito “Iraq Body Count”.

Tuttavia alcune agenzie delle Nazioni Unite hanno creato un modello matematico in grado di “simulare” il numero totale di vittime civili, quindi considerando i decessi causati dalle conseguenze sia dirette che indirette della guerra. Il risultato mi ha raggelato il sangue: 1'000'000 di morti in 5 anni!

Purtroppo sembra proprio trattarsi di vittime di “serie B”, che difficilmente troveranno mai spazio sui tradizionali “mass media”. Anche questa riflessione mi ha molto rattristato.

In Iraq vi sono diverse associazione internazionali che operano sul territorio nel tentativo di soccorrere i civili colpiti dal conflitto e di fornire loro adeguate cure mediche. Tra queste vorrei citare “Emergency” del dottor Gino Strada e “Medici senza frontiere” (Premio Nobel per la pace 1999).

Proprio di questa ultima associazione, vi voglio raccontare come riesca, nonostante enormi difficoltà, a portare avanti la propria missione in un Paese martoriato dalla guerra e dall’odio.

Sebbene “Medici Senza Frontiere” abbia una vasta esperienza nel campo dell’assistenza, non solo sanitaria, nelle zone di conflitto, l'Iraq è attualmente un ambiente di lavoro estremamente difficile ed impegnativo per l’organizzazione.

A causa delle precarie condizioni di sicurezza e dei continui atti di violenza, per le organizzazioni umanitarie internazionali e indipendenti l’accesso diretto alle vittime del conflitto nelle principali aree abitate dalla popolazione civile resta molto limitato.

Finora “Medici Senza Frontiere” non ha potuto mettere in atto attività di soccorso né gestire progetti medici diretti con una presenza stabile del proprio personale nelle aree colpite dalle violenze. I rischi collegati alle attività umanitarie sono a carico quasi esclusivo dei cittadini iracheni.

In Iraq il problema operativo dell’accesso alle vittime dirette delle violenze è ben noto. Il sistema sanitario nazionale non è in grado di far fronte all’altissimo numero di vittime causate dalle continue violenze. Ciò è dovuto ad una serie di ragioni: la mancanza di risorse, la fuga del personale professionale, preso di mira sia dai gruppi armati che dalle forze armate, la mancanza di rispetto per le strutture mediche da parte delle parti in conflitto, il numero esorbitante di vittime.

Per riuscire a salvare vite umane e fornire alle vittime cure mediche e chirurgiche essenziali è necessario raggiungerle in tempi brevi e arrivare il più vicino possibile al luogo in cui si verificano le violenze. Ma sono proprio le aree interessate dalle violenze ad essere le più insicure sia per i pazienti che per il personale medico.

Medici Senza Frontiere”, così come altre associazione umanitarie, ha bisogno di aiuto. Non mi riferisco solo al sostegno finanziario, anch’esso indispensabile, ma alla necessità di fare pressione verso la comunità internazione affinché venga permesso al personale medico di spostarsi attraverso il Paese in maggiore sicurezza.

Oggi purtroppo le forze internazionali di occupazione non collaborano minimamente né con “Medici Senza Frontiere”, né con “Emergency”, né con altre organizzazioni non governative. Proprio l’associazione di Gino Strada si è vista distruggere due indispensabili veicoli di pronto soccorso dal cosiddetto “fuoco amico” della coalizione guidata dagli USA.

In conclusione, ci sono molti modi per sostenere l’attività di queste persone coraggiose, che mettono a rischio la loro incolumità fisica per aiutare le vittime innocenti di tutti i conflitti, non solo quello iracheno. Nella spalla destra di questo Blog troverete un box dal titolo “K-Links per un mondo migliore”. Tramite i collegamenti proposti accederete ai siti web di alcune associazioni che lavorano per dare un sostegno concreto a coloro che difficilmente potrebbero difendersi da soli.

Vi ringrazio di cuore per l’affetto che continuate a dimostrare per il Blog. Da parte mia vi posso solo dire che è un piacere e un privilegio scrivere dei Post per delle persone come voi.

Un abbraccio, GuruKonK.



Nell’immagine il logo dell'associazione “Emergency” di Gino Strada.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

....come spesso succede sono gli innocenti a pagare il prezzo più alto!

....ciao a tutti! un mega bacione!

Anonimo ha detto...

Ciao gente!

Come vi ho già detto, ritengo gli USA la più grande nazione della Terra! La storia ha dimostrato come questo paese abbia sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella tutela della pace globale.

Purtroppo l'amministrazione Bush ha invaso l'Iraq con l'unico scopo di appagare gli interessi economici della propria famiglia e dei suoi "grandi elettori". Questo non fa onore a una nazione che si è sempre dimostrata paladina di valori fondamentali come libertà, democrazia e giustizia!

Spero che il prossimo presidente (chiunque esso sarà) riuscirà a trovare una soluzione condivisa con le Nazioni Unite in modo da poter ritirare le truppe di occupazione al più presto possibile! L'Iraq deve tornare agli iracheni!

Ciao!

Anonimo ha detto...

Bravo gurukonk! Anche questa volta hai colto nel segno!

Anonimo ha detto...

...ciao,
devo dare ragione ad angie ... sono ... SEMPRE ... gli innocenti a pagare ... !!!

...dimenticavo...x angie...quando devo essere aggressiva lo sono x davvero, specialmente su certi argomenti ...
ciao a tutti un bacione ...

Anonimo ha detto...

Oramai i fatti hanno dimostrato che l'invazione dell'Iraq è stato un grave errore storico. Molte, anzi, troppe persone hanno perso la vita o sono state mutilate dalle violenze.

L'economia del paese è stata annientata. I combattimenti hanno distrutto gli impianti di fornitura di elettricità, gas e acqua potabile. Gli USA avevano promesso di "riparare" i danni alle infrastrutture di base ma a 5 anni dall'invasione la popolazione civile sta ancora aspettando fatti concreti.

Quello che dice gurukonk è vero. Le autorità militari non collaborano con le ONG che, con grandi rischi, cercano di portare aiuti alla popolazione.

Insomma, l'invasione dell'Iraq ha causato ingenti perdite, sia umane che materiali. Inoltre da 5 anni a questa parte non si può certo dire che il mondo (compreso l'Iraq) sia diventato un posto più sicuro. Per cui, quando i colpevoli avranno il coraggio di ammettere il fallimento dell'operazione?

Anonimo ha detto...

ciao pollianna! mi piace proprio quando fai l'incazzosa....

un bacione a tuttiiiiii.......

Anonimo ha detto...

Gli usa hanno iniziato la guerra in modo arrogante e autoritatio, andando contro il parere delle nazioni unite. quindi non mi aspetto di certo un atto di umiltà come quello di ammettere di aver commesso un errore!

Ciao a tutti, statemi bene mi raccomando!

Anonimo ha detto...

ciao. su siti come moveon.org si può partecipare ad azioni di pressione politica tramite e-mail.

funziona così. prima dovete scegliere la "battaglia" che volete sottoscrivere. c'è un pò di tutto, dalla politica alla difesa di animali e natura. fatto questo parte l'azione vera e propria che consiste nel recapitare "a chi di dovere" una quantità enorme di e-mail con la richiesta a intervenire per il raggiungimento dell'obiettivo.

per esempio toni blair aveva ricevuto più 800'000 e-mail con la richiesta di riportare a casa i militari di stanza in Iraq. comunque le battaglie da sottoscrivere possono essere anche di altro tipo e aver una valenza più "locale"

saluti!

Anonimo ha detto...

moveon.org non risolverà nulla! è tutta un'illusione, una falsa speranza! solo la fine dell'umanità darà alla Terra la possibilità di rinascere! noi siamo solo un cancro per questo pianeta!