domenica 20 aprile 2008

L'occhio sul male (no. 3)


Ciao a tutti. Dopo parecchia attesa ho completato la terza parte della rubrica dedicata al perverso ed efferato mondo degli omicidi seriali: “L’occhio sul male”. Per chi non avesse ancora letto le precedenti edizioni, mi permetto di riassumere brevemente gli argomenti trattati. Nella prima parte (L’occhio sul male no. 1) avevamo chiarito cosa distingue un “serial killer” da un omicida di massa e da un assassino compulsivo. Inoltre avevamo stabilito le cinque grandi categorie in cui gli esperti suddividono gli assassini seriali, in base alle motivazioni che li spingono ad uccidere. Per concludere avevamo parlato della cosiddetta “Triade di McDonald”, che rappresenta i tre principali segnali che quasi ogni “serial killer” tende a manifestare durante la propria fanciullezza.

Invece, nella seconda puntata (L’occhio sul male no. 2) eravamo entrati un po’ più nello specifico, affrontando un tipo di perversione, che avevamo definito “trasversale”, tipica degli assassini più violenti e spietati: il cannibalismo.

Come vi avevo già spiegato agli albori di questa rubrica, non sono assolutamente attratto dal lato più sanguinoso e truculento delle storie dei “serial killer”. Piuttosto sono interessato alle modalità psicologiche e psichiatriche che spingono un essere umano a superare ogni limite, diventando un vero e proprio “mostro”.

Per entrare nello specifico di questa terza edizione di “L’occhio sul male”, vi preannuncio l’argomento che intento trattare: l’eliminazione del cadavere. Da questo aspetto del comportamento omicida si possono conoscere molti aspetti della personalità del “serial killer”. Inoltre dal luogo (e dal modo) in cui cerca di disfarsi del corpo del reato si può addirittura capire se l’assassino “vuole” essere fermato.

Anche in questa occasione ho cercato in ogni modo di rendere la documentazione che intendo presentarvi la meno cruda possibile. Purtroppo non posso escludere che le persone più sensibili tra di voi possano trovare tutto ciò ugualmente impressionante. Con costoro mi scuso in anticipo.


L’eliminazione del cadavere

In questa fase vediamo cosa succede nell'immediata fase dopo l'omicidio. I comportamenti relativi al trattamento del corpo sono molto importanti, essi ci parlano delle sensazioni e degli stati d'animo dei “serial killer” in questa fase assai delicata. Questo è un momento cruciale, la realtà dell'omicidio appare in tutta la sua crudezza.

Passata l’euforia, nella metà dei casi (52%, per essere precisi) c’è una fase in cui, per la prima volta, il criminale si accorge di cosa sia realmente accaduto. Ci sarà pentimento, imbarazzo o dispiacere? Ci sarà gelida indifferenza o addirittura godimento nello smembrare ed essere ancora in possesso del corpo? Tutto ciò dipende strettamente dalla caratteristica dei soggetti, in questo senso vi richiamo nuovamente alla prima puntata di questa rubrica.

C’è anche da dire che in molti casi il trattamento del cadavere del primo crimine di un “serial killer” sia diverso da tutti gli omicidi che seguiranno. Gli esperti del F.B.I. definiscono questo fatto come “l’immaturità del modus operandi”.

Un noto omicida seriale di cui vi avevo già accennato, l’americano Jeffrey Dahmer, ha raccontato come, durante il suo primo omicidio, si sia fatto prendere dal panico e abbia “smembrato il corpo in fretta seminando pezzi qua e là per la casa, nel frigorifero, nel cestino...”. Nei casi seguenti, invece, si è attrezzato di coltelli, bisturi e seghe apposite ed ha praticato un lavoro pulito e ben organizzato. Non hanno sospettato niente neanche i vicini di casa che lo vedevano scendere con grosse buste piene dalla mattina alla sera. In questo caso è ovvia la totale mancanza di rimorso; in realtà questo comportamento mette in evidenza solamente una preoccupazione per la propria insospettabilità e perfino una buona dose di godimento nel fare a pezzi il cadavere e poterne disporre a proprio piacimento come se fosse un oggetto di esclusiva proprietà.

Per quanto riguarda, invece, i cadaveri abbandonati sul luogo del delitto, si può parlare di cadavere lasciato in piena visibilità nel 42% dei casi e di cadaveri nascosti (in un modo o nell’altro) nel 58% dei casi. Il corpo può essere lasciato all’esterno perché le circostanze non permettono all’autore del delitto altre possibilità di “smaltimento”.

In alcuni casi, il cadavere può essere portato in un bosco (oppure in un altro genere di luogo isolato) tentando di ritardarne il ritrovamento da parte delle forze dell’ordine.

A volte, il posizionamento del corpo può nascondere un messaggio che il “serial killer” intende inviare al resto del mondo, oppure ad un suo personale demone interiore. In quest’ultimo caso vi rimando alla definizione di “serial killer di tipo visionario” che abbiamo analizzato nella prima edizione di “L’occhio sul male”.

E’ questo l'esempio dei corpi che vengono ritrovati in posizioni specifiche (parliamo del 28% dei casi). Le possibilità sono varie e vanno ben esaminate: il criminale vuole inscenare un crimine diverso (o con delle diverse sfumature) rispetto a quello commesso. Per questo, ad esempio, può lasciare il corpo di una donna in una posizione ed in uno stato in cui sia presumibile la violenza carnale. Qui il desiderio di sviare le indagini indica chiaramente che il soggetto non desidera essere fermato dagli inquirenti.

Un’altra ragione può essere il sentimento di imbarazzo che attanaglia l’assassino al termine del “raptus” omicida. In questi casi è possibile trovare il corpo girato sulla schiena, oppure avvolto in una coperta o in un lenzuolo. Questo tipo di atteggiamento può essere un’ulteriore difficoltà sulla strada delle forze dell’ordine. Infatti, nel 17% dei casi gli agenti non possono essere sicuri che lo stato del corpo sia casuale oppure posizionato “ad arte” per obbedire alla fantasia criminale del soggetto.

A volte i corpi possono essere ritrovati in pose che richiamano in modo palese il contesto sessuale. In questi casi può essere semplicemente un fattore di appagamento della fantasia del “serial killer” oppure un bieco segno di disprezzo nei confronti della vittima o della società.

Inoltre, un corpo lasciato in una posizione bizzarra o ridicola può essere una chiara dichiarazione di sfrontatezza verso il mondo da parte di una personalità egocentrica e con una elevata concezione di sé e della propria posizione.

Questo può essere un modo con cui l’assassino vuole dimostrare al mondo che può fare tutto ciò che gli pare, quando gli pare, dove gli pare e con chi gli pare. Questo tipo di atteggiamento è predominante della categoria di “serial killer” chiamata “Power Control” (vedasi ancora la prima edizione di “L’occhio sul male”).

Da un punto puramente statistico vi posso dire che il corpo viene trovato completamente svestito nel 47% dei casi, con i genitali esposti nel 15% dei casi e col seno in mostra nel 19%.

Accade anche che i vestiti della vittima vengano usati per legare, imbavagliare o coprire il corpo, oppure possono anche essere semplicemente lasciati intorno alla scena del crimine in modo molto disordinato. Tutto ciò permette agli analisti comportamentali di tracciare un profilo relativamente preciso dell’omicida e della sua personalità.

Alcuni assassini rivestono la vittima, la lavano dal sangue, le curano le ferite. Dennis Nielsen (un assassino quasi completamente assimilabile a Jeffrey Dahmer) adescava giovani uomini e li portava nella sua abitazione. Dopo averli brutalmente uccisi, intratteneva bizzarri rituali con i cadaveri. Spesso li svestiva, faceva loro il bagno e accuratamente li puliva e li rivestiva per poi piazzarli a letto insieme a lui o sul divano a guardare insieme la televisione. Lo faceva per giorni, fino a quando il livello di decomposizione non era più sostenibile e lo costringeva a disfarsi del cadavere.

Per il “serial killer” il luogo finale di destinazione del corpo può essere importante per vari motivi.

Per esempio, alcuni soggetti che tratteremo nelle prossime edizioni della rubrica, posizionavano il corpo per far sì che gli inquirenti credessero che si trattasse di uno stupro andato male. Costoro lasciavano il corpo in un luogo appartato ma non troppo, perché volevano che fosse scoperto relativamente presto per continuare una specie di macabro gioco con la polizia.

Altri, invece, gettavano i cadaveri nei fiumi carichi di pesi per farli affondare perché, è chiaro, non volevano che il corpo fosse scoperto troppo presto per la paura di venire arrestati.

In altri casi, il luogo dell’abbandono del corpo può essere simbolico o addirittura utile all'assassino. Infatti, un soggetto particolarmente astuto e perverso, lavorava in ospedale come autista di ambulanze. Costui stuprava ed assassinava le proprie vittime in parcheggi isolati, poi chiamava la polizia per denunciare anonimamente il ritrovamento di un corpo. Così facendo, poteva entrare in servizio ed essere mandato personalmente a prelevare la donna che lui stesso aveva appena uccisa.

In molte occasioni, il luogo di “smaltimento” del cadavere può avere un significato solamente per l’assassino. Come, ad esempio, il soggetto che seppellì le teste delle donne che aveva ucciso in giardino, appena fuori dalla camera di sua madre, che lo tormentava dicendogli sempre che non sarebbe mai riuscito ad uscire con una donna in vita sua. In questo caso il messaggio è fin troppo chiaro.

La “psicosi paranoide” di un altro soggetto fu manifestamente dichiarata allorché venne sorpreso con tre cadaveri nel frigo, dai quali era solito prendere il sangue per berlo perché sosteneva che delle streghe gli avevano ordinato di farlo, in quanto il suo stesso sangue si stava asciugando. Anche in questo ultimo caso, la “tendenza visionaria” è perfettamente in sintonia con la classificazione dei “serial killer” che vi avevo presentato nella prima puntata di questa rubrica.

In conclusione vi ringrazio di cuore per l’attenzione che mi avete dimostrato leggendo questo Post. Come era già accaduto per le precedenti edizioni di “L’occhio sul male”, ho tentato di “smussare gli angoli” per rendere meno agghiacciante il materiale raccolto. Naturalmente, se qualcuno di voi dovesse essere stato negativamente colpito dall’eccessiva “crudezza” dell’argomento voglia accettare le mie scuse sincere.

Non mi resta altro da fare se non salutarvi e darvi appuntamento a domani per un nuovo Post.

GuruKonK




Grazie a “La Tela Nera” per i singoli racconti.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

non vedevo l'ora che tornasse questa rubrica! mi piace tantissimo!

Anonimo ha detto...

Come le altre puntate, anche questo l'ho trovato geniale!

Anonimo ha detto...

...in questi casi ci vogliono le vecchiette che spiano attraverso le persiane semichiuse ... e che chiamano subito la polizia al minimo sospettino ...o rumore !!!

bey bey buona giornata sotto la pioggia ...

Anonimo ha detto...

Ecco, ora i blogger vorranno mettere in pratica quanto imparato uccidendomi e smembrando il mio pallido corpicione perché mi considerano una nullità e credono che non potrò mai avere una ragazza! Io però intanto sto leggendo un'analoga rubrica curata da un ex ispettore dell'FBI che spiega come difendersi. Inoltre ho dalla mia le streghe: loro mi dicono che non posso continuare a vivere così e che se non rapisco un alieno, presto sarà l'alieno a rapire me. Inoltre penso che quando il mondo smetterà di girare, nessuno avrà più nulla di cui preoccuparsi. E allora brindiamo!!! Yuppie, olé, cipiripì!!!

E a questo punto, anche se facessi i complimenti a Gurukonk per l'ottima rubrica, chi mi prenderebbe mai sul serio?

Baci e abbracci, Clppt

Anonimo ha detto...

Aaaaaaah.....il mio sangue si sta prosciugando a vista d'occhio... le mie zie mi hanno detto che devo procurarmi del sangue fresco altrimenti non potrò sopravvivere a lungo!!!!!!!!! Ho bisogno di sangue! Ne ho bisogno subito!!!!
Aaaaaaaah......

Anonimo ha detto...

Ciao Cloppy Cloppete!

Guarda che l'alieno rapitore di Horewor7 non è interessato alla tua persona. Piuttosto dovresti attenderti un attacco diretto da parte di Nessy & Sasky! Loro sì che cercheranno di smontarti le articolazioni e rimontarti alla rovescia! Per difenderti puoi solo usare le tecniche tramandate a noi dal grande maestro ninja Orominchiun! Devi tenere duro, non lasciare che le tue membra soccombano all'inevitabile oblio del mandorlato crepitante! Come diceva il grande Zorocastro "Quando parliamo vogliamo dire qualcosa, quando ascoltiamo vogliamo udire qualcosa, quando stiamo zitti abbiamo altro da fare"! Ricorda queste sagge parole, un giorno potrebbero salvarti le dita!

Anonimo ha detto...

Quando stiamo zitti, potremmo anche essere morti...

... e in quel caso sarebbe auspicabile una verifica: il trucco migliore è quello dello specchietto sotto il naso per vedere se si appanna col respiro. Quindi conviene tenere sempre in tasca uno specchietto (non si sa mai, magari incontri anche uno spacciatore) e un biglietto con scritto "pf. in caso di silenzio verificare il mio respiro".

Bacioni enormi, Clppt

Anonimo ha detto...

...per verificare se uno è ancora vivo c'è un procedimento migliore! basta aprire un varco nella cassa toracica e guardare se il cuore si muove ancora! O sbaglio?

ho anche seri dubbi sull'utilità dello specchietto se si dovesse incontrare uno spacciatore.... in quel caso un grosso pezzo di legno (da usare per stordire il soggetto prima di depredarlo di ogni suo avere) risulta essere uno strumento ben più utile!

....amici cari...welcome to the jungle!

Anonimo ha detto...

Ah... un po' di sana pazzia! Ci voleva proprio!

Qualche giorno fa gurukonk aveva parlato dell'elettroshock, ma con voi neppure quello funzionerebbe!

Bravi! La vostra follia è rinvigorente!

Anonimo ha detto...

A parte gli scherzi, questa rubrica sta diventando un pò il "fiore all'occhiello" di tutto il Blog!

Dicendo questo non voglio certo sminuire altre iniziative, però ho l'impressione che "L'occhio sul male" abbia qualcosa in più rispetto ad altre rubriche!

Bravo Guru!

Anonimo ha detto...

....pazzia?????


...quale pazzia??????

Anonimo ha detto...

O_o .......capisco........