sabato 19 aprile 2008

Trentacinque anni rubati


Un caro saluto a tutti gli amici del Blog. Mi scuso ancora per non aver pubblicato nessun Post nella giornata di ieri, un inconveniente tecnico (indipendente dalla mia volontà, ve lo garantisco) me lo aveva impedito. Per farmi perdonare oggi vi racconterò l’infausta ed incredibile storia di un uomo (di nazionalità indiana e pakistana) che ha passato trentacinque anni in prigione, non perché colpevole di chissà quale reato, ma perché tutti si erano scordati della sua esistenza. Trentacinque anni, passati senza poter parlare con avvocati o familiari.

Kashmir Singh, questo è il nome della sfortunata vittima di questa vicenda, era un semplice commesso viaggiatore. Potrà rimettere piede nel suo Paese (il Pakistan) dopo aver ricevuto la grazia del presidente Pervez Musharraf. Il 17 marzo scorso ha lasciato la prigione di Lahore, in cui aveva passato più della metà della propria vita. “Rivedo per la prima volta la luce e la confusione della gente, è come se fossi stato catapultato in un altro mondo. Sto ridendo, accidenti. Sto ridendo e non mi succedeva da 35 anni”, ha detto Singh alla tv pachistana “Geo”.

Il ministro per i Diritti Umani pachistano Ansar Burni, aveva spiegato il suo incontro casuale con il detenuto: “il signor Singh era un ex poliziotto di Hoshiarpur nel Punjab, poi divenuto commesso viaggiatore di transistor. Durante un suo viaggio a Rawalpindi venne arrestato per il sospetto che potesse essere una spia al soldo di un Paese ostile, probabilmente l’India”.

Per il presunto “agente segreto” era stata chiesta addirittura la pena di morte nel 1979, poi i cambi di regime in Pakistan avevano fatto cadere nel dimenticatoio il suo caso. Nel corso di decine di cambi di penitenziario, di Singh si erano completamente perse le tracce, perché veniva registrato nei penitenziari col cognome di Ibrahim.

Da 24 anni il commesso viaggiatore non riceveva più notizie dai suoi avvocati e dalla famiglia. “L’ho cercato per anni” ha detto il ministro dei Diritti Umani “ma a causa del cambio di cognome non si riusciva più nemmeno a capire in che prigione fosse finito. Durante una visita in un penitenziario di Lahore, nel dicembre del 2007, ho conosciuto un uomo il cui caso mi suonava stranamente familiare. Il direttore della prigione mi disse di non avere ben chiaro il suo passato giudiziario. L’ho fatto chiamare e abbiamo ripercorso tutta la sua vicenda. Era l'uomo che cercavo e di cui il ministero della Giustizia si era dimenticato da anni. In poche settimane ho chiesto ed ho ottenuto la grazia del Presidente, ma abbiamo dovuto attendere qualche mese per ottenere tutti i permessi e i documenti dalle prigioni nelle quali era passato, in modo da poterlo finalmente liberare”.

Singh è adesso un signore canuto ultrasessantenne, che si potrà godere la pensione nella città natale. Di sicuro non potrà tornare a fare il commesso viaggiatore di transistor, un bene che non è più in commercio da anni.

Intanto, come testimoniano le inchieste di “Peace Reporter”, centinaia di altri cittadini pachistani e indiani sono tuttora prigionieri senza processo e senza contatti con l’esterno nelle carceri dei due Paesi, vittime delle tre guerre di frontiera combattute dai loro governi negli ultimi 60 anni.

Purtroppo queste situazioni non sono una prerogativa di India e Pakistan. Infatti in molti altri Paesi, soprattutto africani e asiatici, migliaia di uomini e donne sono detenuti da decine di anni senza un processo e, addirittura, senza un’accusa formale. Alcune lodevoli associazioni internazionali come “Amnesty International”, “Reporter senza frontiere”, “La Croce Rossa” e “Peace Reporter” si battono da anni per portare all’attenzione del mondo l’ingiusto destino di questi “detenuti fantasma”.

Vi invito, qualora lo vogliate, a visitare i siti web di queste associazioni per conoscere meglio questo argomento e, eventualmente, per informare anche i vostri amici e conoscenti circa la triste sorte di questi individui. I link li potete facilmente trovate nella spalla destra del Blog, sotto la sezione “K-Links per un mondo migliore”.

Ad ogni modo vi ringrazio anche solo per aver letto questo Post, visto che di questi argomenti non se ne parla mai abbastanza. Giunti a questo punto, non mi rimane che salutarvi e darvi appuntamento a domani per un nuovo Post.

Con infinito affetto, GuruKonK.



Grazie al sito web di “Peace Reporter” per i preziosi dati.



Nell’immagine: Kashmir Singh il giorno della propria liberazione.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

...ma come ca..o è possibile che un essere umano venga "dimenticato" in prigione per 35 anni!!!!!!!
che storia di me..a!!!!
grazie guru che ci racconti queste cose, che altrimenti racconterebbero in pochi!!!
però rimane un gran storia di me..a!!!!!

Anonimo ha detto...

....mamma mia che tristezza... queste cose mi fanno rimanere male! ma ci pensate che questo pover uomo ha perso gli anni migliori della propria vita senza nessun valido motivo? queste cose mi danno davvero una grande tristezza!

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti! Di storie del genere ne avevo già sentite un paio. Al danno (cioè l'ingiusta carcerazione durata decenni) si aggiunge la beffa: lo stato non da nessun risarcimento alla vittima! Quindi questo signore a più di 60 anni dovrà trovare da solo il sistema di sopravvivere! Spero per lui che il fatto che del suo caso se ne stia parlando in tutto il mondo, qualcuno trovi il sistema di rendergli la vita un pò più facile. Lo spero davvero.

Buona serata a tutti, ciao ciao!

Anonimo ha detto...

...ciao amiconi belli!

....la storia che ci ha raccontato gurukonk mi ha colpito molto! accidenti, a questo signore hanno letteralmente rubato la vita! per una cosa simile non c'è risarcimento che possa ripagarlo del danno subito, però credo che lo stato debba dargli una mano per trovare il modo di sopravvivere fuori dal carcere! se non una piccola rendità, almeno un lavoro!

...bacio!!!!!

Anonimo ha detto...

brava Angie!

se un cittadino, per un evento colposo, lede un diritto fondamentale di un altro cittadino viene chiamato a risarcire la vittima. per questo motivo (e a maggior ragione) lo stato dovrebbe aver lo stesso tipo di obbligo!

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti!

Mi ricordo un caso recente che ha scosso il sistema giudiziario americano. Un uomo di colore è stato arrestato per stupro e omicidio all’età di 18 anni. Condannato a morte, è stato 17 anni nel braccio della morte in attesa dell'esecuzione.

Quest’uomo, come spesso accade in casi del genere, non aveva mai smesso di dichiararsi innocente. Come sapete il detenuto può ricorrere a varie istanze (tribunali di stato, governatorato, corte federale, corte suprema e governo federale) per rimandare il giorno della pena di morte e per chiedere la grazia, che potrebbe tramutare la condanna a morte nel carcere a vita.

Come vi dicevo, dopo 17 anni il suo avvocato aveva ottenuto di sottoporre il suo assistito al test del DNA (non previsto negli anni in cui era stato arrestato) per confrontarlo con le tracce spermatiche trovate sulla scena del delitto.

Questo test lo ha completamente scagionato! L’uomo è stato dichiarato innocente e scarcerato in tempi relativamente rapidi.

Il suo avvocato, nell’anno successivo, era riuscito a ottenere dallo stato un risarcimento di 11'000 dollari per ogni anno di ingiusta detenzione, per un totale di 187'000 dollari.

Concludo con una osservazione semplice e banale. Questi soldi lo aiuteranno molto a reinserirsi gradualmente nella società civile, ma certamente non lo ripagheranno nemmeno minimamente per la perdita dei migliori anni della sua vita.

Vi auguro una buona serata, ciao ciao!

Anonimo ha detto...

187'000 dollari per 17 anni di ingiusta carcerazione? sarà....ma anche a me sembrano un po' pochini...

Anonimo ha detto...

...piu' tristezza di cosi' non si puo' ...
...come max anch'io ho sentito di recente una storia come questa ...
...da restare allucinati ...!!!

ciao a tutti a presto (spero) ...